mercoledì 30 agosto 2017
Un progetto per riqualificare Palazzo Amati, tra i più prestigiosi della Città vecchia
Nasce Ketos, centro culturale e di ricerca sui delfini
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Quattrocento metri quadri di storia, riconsegnati alla comunità ionica per promuovere innovazione, occupazione e valorizzazione del mare, la risorsa da cui Taranto riparte nell’era post-monocoltura dell’acciaio. Palazzo Amati, tra i più prestigiosi della Città vecchia, sorto nella seconda metà del Settecento a picco sul mar Grande e per decenni lasciato all’incuria e al vandalismo, diventerà «Ketos, Centro Euromediterraneo del Mare e dei Cetacei». I lavori di ristrutturazione, restauro ed adeguamento degli ambienti sono già partiti e si dovrebbero concludere in sei mesi. Il progetto, che prevede 600mila euro di stanziamento, nasce due anni fa, ed è tra i sei vincitori nazionali del bando di Fondazione con Il Sud «Il bene che torna ad essere comune».

Il soggetto capofila è la Jonian Dolphin Conservation, che ha dato lustro alla presenza di delfini stanziali nel golfo di Taranto e da tempo lavora abbinando il turismo, con diecimila presenze l’anno sui due catamarani che ogni giorno escono in mare, alla ricerca scientifica suo cetacei. «Ora appassionati e curiosi che vengono con noi in mare per vedere i delfini, una volta scesi avranno la possibilità di continuare la loro esperienza di scoperta», racconta il presidente Carmine Fanizza –. L’idea è creare in un’ala un museo multimediale, con percorsi interattivi, immagini tridimensionali, una sala dei delfini in 4d ed il laboratorio chimico, genetico ed ecologico esperienziale, nell’altra 'Officine Amati' ed il brand 'Manifatture Amati'.

A questo si aggiunge «un’area di offerta di servizi turistici legati al mare, spazi di innovazione per favorire l’incontro tra artigiani digitali e artigiani del centro storico, uno sportello di consulenza per lo sviluppo di startup nel settore, una mediateca dedicata alla risorsa mare» – illustra l’architetto Antonella Carella.

L’aspetto vincente di Ketos è poi nella rete, che mira a garantire una sostenibilità economica dopo i primi 4 anni di startup, così come richiesto dal bando. La Jonian Dolphin ha voluto come partner realtà territoriali diverse per ambito ma unite nel rivendicare una riqualificazione sociale, culturale, occupazionale, oltre che urbanistica, dell’isola di Taranto. Così si sono unite diverse associazioni, fra cui Manifesto della Città Vecchia e del Mare: «Ci occuperemo di corsi di informatizzazione, taglio laser, stampante 3D e mapperemo il territorio per aiutare i giovani del posto ad aprire botteghe artigiane in locali dismessi», precisa la presidente Titti Peluso.

«Con l’apertura del Museo Diocesano – spiega Giovanni Guarino, vice presidente del Crest e storico operatore culturale dell’isola e di Palazzo Santacroce, rifugio per i senza fissa dimora –, si stanno accendendo i riflettori su una parte della Città vecchia in profondo stato di abbandono. Ketos è un contenitore in cui le realtà coinvolte non stanno fornendo solo professionalità ma tutta la passione ed il sentimento che le anima nel credere che un riscatto per Taranto sia possibile».

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