venerdì 12 dicembre 2014
​Intervista al presidente della Commissione Europea: «Avremmo potuto attivare per l’Italia una procedura per debito eccessivo». (Giovanni Maria Del Re)
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L'Italia non si lamenti, è stata trattata molto bene dalla Commissione Europea, che anzi sul fronte del bilancio ha adottato una decisione politica e non burocratica, attuando con «la più grande flessibilità» mai vista il Patto di stabilità. Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, si mostra stupito per le polemiche di questi giorni in Italia, in un’intervista resa ad Avvenire, insieme ai quotidiani The Guardian e Sueddeutsche Zeitung, al sito di notizie Ue EuObserver e alla televisione tedesca Zdf, ospite della televisione pubblica austriaca Orf. «Carissimo amico (questa espressione la pronuncia in italiano, ndr) – dice – se c’è qualcuno che non può lamentarsi è proprio l’Italia, come del resto la Francia. Che cosa abbiamo fatto? Con la Francia abbiamo stabilito che non hanno preso le necessarie misure di consolidamento del bilancio, e abbiamo detto: avete tempo fino a marzo per farlo. Lo stesso è accaduto anche nella causa italiana. Avremmo potuto attivare subito per l’Italia una procedura per debito eccessivo».Poi però non l’ha fatto.No. Ho parlato con Renzi, per il quale nutro sentimenti di amicizia, anche al G20 in Australia e gli ho detto: se voi mostrate la volontà di intraprendere le necessarie riforme, per favore scrivetemi una lettera per dirmelo. E questo l’Italia l’ha fatto. La Commissione ha preso atto di questa lettera e ha detto: se le cose stanno così allora diamo loro tempo, proprio perché siamo una Commissione politica, e non una macchina trainata dalla burocrazia che agisce alla cieca in questioni nazionali agisce o reagisce. Naturalmente, ed è questo il senso di quella mia frase nell’intervista alla Frankfurter Allgemeine, se questo non succede, allora è chiaro che deve essere applicato il Patto di stabilità, che noi abbiamo utilizzato con la più grande flessibilità mai attuata. Del resto, guardi, non mi risulta, a parte i titoli di giornali, che qualcuno nel governo italiano si sia particolarmente irritato per una descrizione obiettiva, corretta di quel che può accadere. E poi, me lo lasci dire, sento molte più lamentele per la comprensione mostrata con l’Italia. Io del resto amo questo Paese, il suo genio, il suo popolo, e sono cresciuto con tanti immigrati italiani in Lussemburgo.

Eppure tempo fa ha avuto uno screzio con Renzi.Vede, il premier in numerose dichiarazioni pubbliche ha suscitato l’impressione che appunto, come dicevo, la Commissione sia una macchina trascinata da cieca burocrazia. Per questo ho detto che non sono presidente di una banda di burocrati ma presidente di una Commissione europea politica. Su questo Renzi, che da allora ho incontrato molte volte, non si è lamentato.Renzi dice che non si può avere un’Europa dello "zero-virgola" e dei tecnocrati…Ascolti, siamo una Commissione politica e lo abbiamo già dimostrato proprio con la vicenda delle leggi di bilancio di Italia e Francia. Per loro abbiamo agito in modo assolutamente politico, non burocratico, dobbiamo prendere atto che l’intera situazione economica anche a livello globale è drammaticamente peggiorata. Se abbiamo dato più tempo a Italia a Francia, è perché, lo dicevo, siamo una Commissione politica e che dunque non siamo per un’attuazione burocratica del Patto di stabilità. Non abbiamo mai pensato di applicare in modo pedissequo, meccanico.Roma e Parigi insistono che ci vogliono investimenti…Abbiamo detto tre cose: primo, che il consolidamento dei bilanci resta importante, ci sono dei trattati in Europa che vanno rispettati. Secondo, abbiamo bisogno di riforme strutturali che aumentino il potenziale di crescita, e abbiamo bisogno di investimenti, perché è vero che in Europa investiamo il 15% meno di prima della crisi. Gli investimenti crescono ovunque tranne che in Europa. Ecco perché ho presentato la mia proposta di un piano da 315 miliardi per rilanciare gli investimenti, ma questo non in forma dei classici programmi di stimolo congiunturale da fuoco di paglia come negli anni Settanta ma con investimenti che stimolino il potenziale di crescita in Europa anche rendendo possibili più rischiosi.Molti, non solo Renzi, dicono che non basta.Mi vengono rimproverate cose opposte: che noi non interveniamo abbastanza contro quelli che fanno debito, o invece che non ci indebitiamo di più per gli investimenti. Prima o poi bisogna decidere. E io punto sul buon senso: facendolo senza che aumentino ancora deficit e debiti. E poi guardi, se il fondo strategico per gli investimenti (da 21 miliardi di euro, il nucleo del programma da 315 miliardi) non basta, gli Stati possono anche pagare un contributo se vogliono al fondo strategico di investimenti (da 21 miliardi, il nucleo del programma da 315 miliardi, ndr). Abbiamo calcolato una leva di 15 volte che molti considerano irrealistica…La Banca europea per gli investimenti con 10 miliardi di aumento di capitale del 2012 ha prodotto investimenti per 180 miliardi, sono 18 volte. E dunque se l’Italia ci mette 2 miliardi, questi usciranno alla fine 30 miliardi di investimenti. E se gli Stati contribuiranno al Fondo tramite fondi di bilancio o banche di sviluppo, questo sarà neutro ai fini del Patto di stabilità, e cioè non subiranno procedure se per farlo sforeranno i parametri.Una domanda sulla Grecia: rischiamo l’avvio di una nuova crisi dell’eurozona?No. Io non vedo quanto è accaduto alla Borsa di Atene come il segnale di una nuova crisi.Chiudiamo con lo scandalo Luxleaks. Lei si è difeso, eppure ha anche ammesso di sentirsi danneggiato.Sì, mi sento danneggiato. So che cosa ho fatto e che cosa non ho fatto, ma devo prendere atto che ora purtroppo molti in Europa hanno dubbi sul presidente della Commissione, ma devo accettarlo. Ora bisogna lottare contro l’elusione fiscale, il punto è che è per via di diverse divergenti normative fiscali dei diversi stati membri che le grandi società possono sfuggire a buona parte degli oneri fiscali. Per questo noi diciamo che in Europa serve una maggiore armonizzazione fiscale, senza eliminare un minimo di competizione fiscale. Faremo proposte nei primi mesi del 2015.

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