mercoledì 10 dicembre 2014
​Duro monito dal presidente della Commissione Ue: Italia e Francia dovranno attuare nuove riforme per rientrare nei parametri del Patto di Stabilità.
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 L'Italia e la Francia dovranno attuare senza indugi le promesse di nuove riforme e nuovi sforzi per rientrare nei parametri del Patto di Stabilità Ue, altrimenti "le conseguenze non saranno piacevoli". Il duro monito arriva dal presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker che, in un'intervista alla 'Faz', difende la scelta di concedere ai due peasi più tempo per rimettere in sesto i conti ma avverte: "Se alle parole non seguiranno i fatti, le conseguenze non saranno piacevoli". "Dobbiamo fidarci di italiani e francesi e poi vedremo, probabilmente nel mese di marzo, come è andata", ha aggiunto Juncker, "senza le misure annunciate, ci sarà un aggravamento della procedura per disavanzo eccessivo". Roma, come Parigi, ha superato con una promozione provvisoria il primo giudizio di Bruxelles sul bilancio 2015. Una nuova valutazione arriverà a marzo e in tale occasione Palazzo Berlaymont potrebbe avanzare la richiesta ufficiale di un'ulteriore manovra correttiva. L'austerità resta quindi la stella polare dell'Eurozona anche in un contesto che vede una Grecia stremata tornare nel mirino dei mercati. Gli investitori temono che la convocazione anticipata delle elezioni presidenziali possa concludersi con la sconfitta del candidato del premier Antonis Samaras e, di conseguenza, con una chiamata alle urne lampo. Tale scenario, secondo i sondaggi, sancirebbe la vittoria della sinistra radicale di Syriza, che ha promesso una radicale rinegoziazione degli accordi con la 'troikà. Una prospettiva preoccupante per i mercati, che oggi hanno lanciato un segnale, per gli addetti ai lavori, inquietante almeno quanto il crollo della borsa di Atene di ieri. Si è infatti invertita la curva dei rendimenti del debito ellenico. Ovvero, i tassi sui titoli a breve termine hanno superato quelli dei buoni a lungo termine (nei dettagli, i triennali hanno toccato un record del 9,2% contro l'8,2% segnato dai decennali), un avvenimento considerato prodromo di un default. E mentre Bruxelles si ritrova un'altra volta a flirtare con la prospettiva di un crac della Grecia, neanche a Francoforte la strategia sembra chiarissima. Da segnalare oggi l'intervento del governatore della banca centrale estone, Ardo Hansson, tra gli alleati più stretti della Bundesbank, che ha bocciato senza mezzi termini la possibilità di un 'quantitative easing' all'americana che preveda l'acquisto di titoli di Stato, paventando "rischi per la stabilità finanziaria". "Ho esaminato il programma e ho fatto presente che porterà i governi ad accrescere i deficit, pertanto credo sia un caso limite", ha dichiarato Hansson. La notizia è che, quindi, lo staff della Bce ha già preparato un primo modello di allentamento monetario e lo ha sottoposto, sia pure in via informale, ai membri del direttivo.
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