lunedì 20 dicembre 2021
Il Forum ha chiesto un intervento correttivo nella legge di bilancio, nella notte approvato un emendamento su misura. La portavoce Pallucchi: "La solidarietà non va tassata"
Il Terzo Settore si appella al governo. Obbligo di partita Iva rinviato al 2024
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Rinviato al 2024 l'obbligo di partita Iva per il Terzo Settore. La mobilitazione per chiedere l’abrogazione della norma, inserita nel Decreto Fiscale approvato in via definitiva alla Camera, che prevedeva dal 2022 l'obbligo di apertura della partita Iva per gli enti non profit che non svolgono attività commerciale ha dato i suoi risultati. Nella notte un emendamento ad hoc è stato approvato in commissione. Il Forum del Terzo Settore parla di «una norma ingiusta e irragionevole che introduce costi, oneri organizzativi e ulteriore burocrazia per migliaia di piccole e piccolissime associazioni che costituiscono l'infrastruttura sociale delle nostre comunità, presenti anche nelle aree più marginali del Paese, che tengono aperti circoli sociali, doposcuola, attività sportive, centri di aggregazione» spiega la portavoce Vanessa Pallucchi. Per il Forum, la norma mette a rischio la sopravvivenza di tante realtà duramente provate dagli effetti della crisi ma sempre in prima linea per aiutare gli altri, le persone più fragili e più bisognose. L'Italia del volontariato, composta da oltre cinque milioni di uomini e donne, svolge un ruolo strategico per la coesione sociale.
Ottenuta la proroga al 2024 il Forum punta adesso ad una sua cancellazione.

«Un anno fa ci era stato assicurato un tavolo di confronto con il governo – sottolinea Pallucchi – per affrontare e risolvere questa problematica: non è stato mai attivato. Siamo disponibili a individuare insieme le soluzioni che possano evitare gli effetti di questa nuova norma anche attraverso un confronto con l'Europa che salvaguardi le peculiarità straordinarie del Terzo settore in Italia». Le associazioni non profit passeranno (a questo punto tra due anni) da un regime di esclusione dell’imposta a uno di esenzione per i servizi prestati e i beni ceduti ai propri soci. In sostanza dovrebbero aprire la partita Iva e giustificare il loro diritto a essere esentati dall’imposta, entrando in un sistema di rendicontazione che comporta costi di tenuta di contabilità Iva e adempimenti burocratici.

La norma viene considerata assurda e poco tempestiva anche da Gianni Alemanno, responsabile del Terzo Settore dell’Asi (Associazioni sportive sociali italiane) perché arriva «nel momento in cui, con l'apertura del Registro unico del Terzo Settore, sta per entrare pienamente in vigore, dopo anni di attesa, la riforma organica di questo comparto». Al governo Alemanno chiede di passare dalla parole ai fatti, «il ministro del Lavoro Orlando apra un tavolo per sciogliere tutti i nodi irrisolti del regime fiscale del Terzo Settore. Dopo fiumi di retorica a favore del volontariato e dell'associazionismo lanciati da tutti i vertici istituzionali, questa è una prova concreta per comprendere da che parte stanno le forze politiche».

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