lunedì 29 luglio 2019
Secondo alcune stime della Commissione Ue nel 2020 mancheranno in Italia almeno 200mila lavoratori digitali specialisti
Trasformazione digitale, serve un cambio di passo
COMMENTA E CONDIVIDI

La trasformazione digitale può generare vantaggi economici e anche occupazionale. Secondo alcune stime della Commissione Ue nel 2020 mancheranno in Italia almeno 200mila lavoratori digitali specialisti. In particolare data scientist, web analyst, web designer, robot cooperative manager, big data analyst, security analyst, web marketing manager. Basti pensare che sono 480mila gli smart worker, 46 miliardi di “new” digital payment, 1,24 miliardi il valore dei servizi in cloud, il mobile advertising cresciuto del 49%, sei milioni di carte d’identità digitali, la spesa per la sanità digitale che cresce di 1,3 miliardi con oltre 47 milioni investiti in cartella clinica elettronica. Sono solo alcuni esempi del mercato italiano del digitale in continua crescita e che ha segnato un +2,3% e un valore di oltre 1,5 miliardi di euro. Con un impatto sul Pil del +3,5%. Nonostante i diversi segni “più” in settori come finanza, sanità e servizi, l’Italia deve fare ancora molta strada: basti pensare al potenziale di crescita delle piccole e medie imprese che oggi investono meno dell’1% del loro fatturato in progetti per la digitalizzazione. Una buona pratica che sta facendo scuola a livello internazionale è la fatturazione elettronica: un grande successo italiano, capace di generare un aumento del gettito dell’Iva pari a 350 milioni di euro al mese, che a fine anno potrebbero diventare quattro miliardi in più nelle casse dello Stato. Un esempio concreto di quanti benefici, anche in termini di risparmio, la trasformazione digitale possa portare al Paese. Se ne è parlato nel tavolo di lavoro organizzato a nella sede di Hdrà a Roma da Ita.Next sul tema Digitalizzazione delle pmi e politiche pubbliche, alla presenza, tra gli altri, di Adriana Agrimi, responsabile area trasformazione digitale dell’Agenzia per l'Italia Digitale, Luca Carabetta e Elena Murelli, deputati e componenti Intergruppo Innovazione.


Ita.Next è un aggregatore che nasce su impulso di TeamSystem e raggruppa alcuni dei principali operatori di mercato e realtà scientifiche nel campo dell’innovazione digitale, tra cui Microsoft, Nexi, McKinsey, Intesa Sanpaolo, Polimi, Tim. «Il tema della digitalizzazione - ha spiegato Federico Leproux, amministratore delegato del gruppo TeamSystem - si confronta costantemente con fenomeni complessi che richiedono un enorme sforzo per adattare le organizzazioni ai rapidi cambiamenti che l’evoluzione della tecnologia innesca. In questo senso, l’intervento pubblico, utilizzando meccanismi incentivanti e premianti, può far superare resistenze e situazioni di debolezza che altrimenti creerebbero uscite dal mercato e in alcuni casi conseguenze negative a livello di sistema”. Le opportunità sono tante, dall’estensione della fatturazione elettronica verso ordini digitali, fino a una piena valorizzazione dei dati che, tutelando pienamente la privacy, sia funzionale a fare sistema nel B2B per poter competere nell'economia digitale globale, senza poi dimenticare la diffusione e l’utilizzo della Blockchain. Nell’ultimo periodo provvedimenti come l’adozione dell’ordine digitale per il Servizio Sanitario Nazionale o il lancio dello scontrino elettronico dimostrano la volontà di perseguire obiettivi di digitalizzazione importanti nel sistema Italia sulla scia della fatturazione elettronica. Un processo che deve estrarre valore a beneficio delle imprese per recuperare il gap di competitività».

Al netto della pausa di agosto, il quadro istituzionale vive una fase decisiva: tra poco più di un mese si aprirà la sessione di Bilancio a livello nazionale, partiranno i lavori del nuovo Parlamento europeo e si darà avvio alla scrittura dell’Accordo di Partenariato e dei Programmi Operativi per l’impiego dei fondi comunitari 2021-2027. In vista di queste scadenze è stato lanciato un appello per accelerare il percorso di digital transformation: «È indispensabile muoversi su tre piani, con l’introduzione di obblighi che spingano il sistema a tenere il ritmo dell’evoluzione tecnologica, seppur a piccoli passi, con la promozione di piani di incentivi rivolti soprattutto a realtà di piccole e medie dimensioni e con l’emanazione di piani di indirizzo che costituiscano la base per sensibilizzare il dibattito pubblico e le decisioni di policy».


Tuttavia domanda e offerta hanno difficoltà a incontrarsi. La richiesta di competenze digitali aumenta anche nell'industria, che è il terzo settore (dopo l'Ict e i servizi) a richiedere profili digitali. Ma fatica a reperire le competenze necessarie, anche perché si allarga il divario di laureati Ict (nel 2018 era di 12mila unità, il 58% del fabbisogno). Bisogna passare dai 7.500 laureati Stem ad almeno 15mila e dagli attuali 11mila a 33mila diplomati annui Its con competenze digitali. Gli iscritti agli Its italiani nel 2018 sono stati solo 10mila, contro gli 800 mila tedeschi, i 270 mila inglesi, i 140 mila spagnoli. E pensare che è dell'81% la percentuale di quanti escono da un Its e trovano lavoro entro un anno.






© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: