mercoledì 22 agosto 2012
​La crisi del debito europeo nei Paesi periferici ha migliorato, ma tuttavia non risolto gli squilibri esterni: la correzione  è stata completata solo a metà. Grecia e Irlanda potrebbero richiedere fino al 2016 per completare  il loro programma. Immutate le stime  sul Pil italiano dell’anno prossimo (-0,2%).
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Poco più di un mese fa l’Italia era stata sbattuta in serie B. Come un Paese a rischio «contagio», con le misure di rigore che non gli garantivano un futuro certo, anche perché la «politica» poteva «frenare l’operazione di risanamento». Oggi invece l’Italia sembra essere in corsa per la Champions League, in pole position per uscire dalla crisi. Tutto e il contrario di tutto. Astrologia? Caldo estivo? No. Agenzie di rating. Dopo la pausa d’agosto, con i mercati complessivamente sotto controllo, i signori del «giudizio» provano a incanalarsi in una scia «positiva» e assecondare le aspettative collettive, vista l’indifferenza con cui sono state accolte nelle piazze mondiali le ultime... sparate. Basta tagli e nubi. Meglio scommettere sul sereno. Così arriva la «promozione» dell’Italia.Il Paese resta «ufficialmente» in serie B avendo perso tutte le «A» con il doppio declassamento del 13 luglio scorso (Baa2), ma per Moody’s il nostro Paese potrebbe tornare ai livelli pre-crisi entro il 2013. L’ultima «credit opinion» sull’Italia conteneva una previsione di riduzione del Pil del Paese del 2% per quest’anno e dello 0,2% per il prossimo: stime, al momento, immutate. D’altra parte, come sottolinea il portavoce dell’agenzia, l’analisi contenuta nel rapporto di ieri non ha alcuna implicazione sul rating sovrano italiano. Però lo scenario che indica l’agenzia sembra meno drammatico. E anche da Fitch (l’unica che mantiene ancora in serie A, ma con un meno) arrivano segnali di fiducia: elogia il governo Monti («è molto credibile») e spinge verso l’attuazione delle riforme: «Basta con l’austerità». La crisi del debito europeo nei Paesi periferici ha migliorato ma tuttavia non risolto gli squilibri esterni e la correzione è stata completata solo a metà, rivela Moody’s in un rapporto in cui si mettono a confronto le attuali congiunture economiche di Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda e Grecia, con le recessioni vissute da Svezia e Finlandia degli anni novanta. Nel documento si sostiene che Italia, Spagna e Portogallo potrebbero uscire dall’attuale stato di crisi entro il 2013, se applicheranno compiutamente le riforme fin qui adottate, mentre Grecia e Irlanda potrebbero richiedere fino al 2016 per completare il loro programma di riforme. La situazione è in miglioramento: «Gli aggiustamenti – si legge – sia nei Paesi periferici che in quelli core sono già stati avviati, in alcuni casi a un grado significativo. La correzione, nella migliore delle ipotesi, è a metà strada, dipende dai Paesi in questione e potrebbe richiedere diversi anni».Secondo Fitch invece «il governo Monti in questo momento ha moltissima credibilità politica», ma «deve fare progressi il più velocemente possibile». Il direttore operativo di Fitch, David Riley, intervistato alla Bloomberg tv, aggiunge che l’Italia correrà dei rischi alla fine del governo Monti. «I rischi politici – dice – sono maggiori di quelli economici. La sfida adesso è quella di approfittare delle opportunità che vengono dall’allentamento delle tensioni di mercato. Il governo Monti deve fare progressi il più velocemente possibile e spingere non tanto sull’austerità, sulla quale è stato fatto abbastanza, ma sulle riforme».A «gelare» gli entusiasmi delle due sorelle arriva l’intervento di Standard & Poor’s: «Le chance di una nuova recessione negli Stati Uniti sono aumentate». Non ritenendo che «l’economia americana e quella europea miglioreranno sostanzialmente il prossimo anno».
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