mercoledì 17 luglio 2019
Confcommercio e Confindustria fotografano un Paese a doppia velocità. Con una disoccupazione giovanile altissima e il rischio spopolamento delle regioni meridionali
Lavoro e Pil, Italia divisa in due: Centro-Nord verso l'Europa, Sud altrove
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Confcommercio e Confindustria lanciano l'allarme sul Sud. Gli anni di crisi hanno peggiorato tutti gli indicatori economici delle regioni meridionali, con il conseguente calo dell'occupazione e del Pil. Senza lavoro e senza opportunità il Mezzogiorno del Paese si sta "svuotando" sempre di più. Se negli ultimi 20 anni i residenti italiani sono cresciuti di 3,5 milioni di unità (anche grazie all'immigrazione), nei prossimi anni rischiamo di perdere un milione di residenti. È quanto si evince da una ricerca di Confcommercio sulle economie territoriali. Non solo. In 40 anni raddoppierebbe la quota di residenti con oltre 60 anni di età. E se nel Nord «la popolazione tiene abbastanza, dal Sud sono "scomparse" oltre 222mila persone, cioè sui 300mila residenti persi in quattro anni (dal 2015 al 2018) quasi il 75%, cioè i tre quarti, sono persi dal Sud». Al Nordovest, tale quota scende a 30.861, al Nord Est a 4.552 e al Centro 42.526. Questo inficia non solo sul tasso di occupazione (l'Italia sta al 63% nel 2018 contro un obiettivo di Lisbona del 67%, forse anche possibile): al Sud si colloca al 48,2%. E poi il Mezzogiorno perde sia in termini di valore aggiunto che di consumi. Al Sud la disoccupazione giovanile raggiunge il tasso record del 51,9%, più di un giovane meridionale su due non lavora, emerge dall'analisi Check-up Mezzogiorno di luglio 2019, realizzata da Confindustria e Srm-Studi e ricerche per il Mezzogiorno (Gruppo Intesa Sanpaolo), secondo cui i disoccupati totali sono circa un milione e 500mila, mentre molti di più sono gli inattivi. Il tasso di attività si ferma al 54% e quello di occupazione al 43,4%. Gli occupati sono tornati sotto la soglia dei sei milioni.

Negli ultimi dieci anni, infine, il Pil pro capite del Sud è calato del 10% rispetto al -1,9% del Nordest. Sono i dati citati dal presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, alla presentazione dello studio. «Un’economia ferma e senza una vera prospettiva di ripresa aggrava i problemi strutturali del Mezzogiorno allontanandolo sempre più del resto del Paese», afferma Sangalli. Nel quadro complessivo dell’Italia la media è di un Pil pro capite 2018 a quota 26.100 euro a testa, indietro del 5,2% rispetto ai 27.500 euro del 2008. Il Nordovest arretra del 4,3% a quota 32.300 euro (nel 2018) e il Centro dell’8,4% a 28.100 euro a persona. Al Sud il reddito medio pro capite nel 2018 è di 17.100 euro, nel Nordest di 31.400 euro. Dalla ricerca si evince che la crisi «incide un po' meno nel commercio e nel turismo, settori che riescono ancora a sostenere in quest'area Pil, occupazione e consumi». Sangalli ha spiegato che «per ridurre i divari territoriali, non servono certo politiche assistenziali, ma occorre migliorare l'accessibilità, le infrastrutture, sfruttare al massimo i fondi strutturali europei puntando sul turismo. Per usare una metafora calcistica, se si vuole vincere la partita della crescita non si può continuare a giocare con un uomo in meno. Cioè senza le risorse del Mezzogiorno».

Per il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia il Mezzogiorno deve passare «da emergenza a priorità» e diventare «un hub di investimenti». Secondo il leader degli industriali il Sud deve rifiutare di essere la periferia di Europa e uscire dalla rassegnazione. La prima richiesta al governo - sottolinea Boccia - è la realizzazione delle infrastrutture, «a partire dai territori più esclusi» che devono essere collegati. Boccia ha anche indicato la necessità di potenziare gli istituti tecnici, di collegare le Università e le imprese, di favorire l'alternanza scuola lavoro. Infrastrutture e formazione servono a riattivare «l'ascensore sociale». Occorre - aggiunge - ridare fiducia alla popolazione, riducendo i divari e favorendo l'inclusione dei giovani. Per questo serve avere una visione del Paese e lavorare su una politica dei fini.

La ministra per il Sud Barbara
Lezzi assicura poi che «sarà rifinanziato il credito di imposta che ha dato un significativo risultato ed è allo studio anche una nuova forma di decontribuzione per stare accanto a quelle imprese che vorranno assumere nel prossimo biennio».

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