mercoledì 10 agosto 2016
L’indagine sulla "Conoscenza dei dati economici da parte dei consumatori italiani" conferma che, in generale, i nostri concittadini conoscono poco i valori fondamentali che determinano lo stato di salute economica.
Vivere senza badare a come va il Paese
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La lotta della Banca centrale europea per ritrovare l’inflazione è qualcosa a cui difficilmente ci si appassiona. Se poi si è convinti, come gli italiani, che il tasso di variazione annua dei prezzi al consumo quest’anno sia al 3,8% allora tutti gi sforzi di Mario Draghi e colleghi non possono che sembrare assurdi. Solo che l’inflazione in realtà non c’è e i prezzi invece che salire del 3,8% quest’anno finiranno per diminuire dello 0,2% e quindi le mosse della Bce meriterebbero di essere seguite, magari non con passione ma con un po’ di interesse. L’indagine dell’Istat sulla "Conoscenza dei dati economici da parte dei consumatori italiani" conferma che, in generale, i nostri concittadini conoscono poco i valori fondamentali che determinano lo stato di salute economica del paese in cui vivono. Poco, non pochissimo. Il Pil, per esempio, lo conoscono abbastanza bene: quest’anno il 71,8% degli intervistati dall’Istat ha provato ad azzardare un dato (aveva avuto il coraggio solo il 63,7% l’anno passato) e molti ci hanno preso. In media hanno detto che la previsione di crescita del Pil è dello 0,6%, poco sotto lo 0,8% delle stime ufficiali. E anche il tasso di disoccupazione non è proprio uno sconosciuto: il 52,6% degli italiani ha provato a esprimersi su questo valore (era il 61,9% lo scorso anno) e la media delle risposte, 14,4%, non è stata troppo lontana dall’effettivo 11,7% rilevato dall’Istat. Qualcosa dell’economia nazionale, anche grazie alla crisi, ora gli italiani la sanno. La cosa incredibile è che poi non ne tengono conto quando ne avrebbero bisogno. L’81,4% di chi è stato interpellato dall’Istat ha ammesso di non badare ai dati fondamentali dell’economia italiana quando si tratta di prendere decisioni su acquisti importanti, sulle carriere di studio e lavoro, sulla gestione dei risparmi famigliari. E questo nonostante l’85,6% delle persone confermi che essere informato su quei dati è importante. Eppure non c’è bisogno di essere Keynes per capire che se si compra casa in un momento in cui il Pil non sale c’è una buona probabilità di dovere accettare una svalutazione delle proprie quattro mura. O che rinunciare a un lavoro per aspettare un’occasione migliore può essere più rischioso quando la disoccupazione è piuttosto alta. Poi ce la si può cavare anche senza sapere cosa ci sta succedendo attorno (d’altronde milioni di automobilisti guidano tutti i giorni la macchina senza sapere cosa la muove). Ma fare scelte a caso è anche un ottimo modo di commettere grandi errori.
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