giovedì 13 novembre 2014
​L'Istat parla di un leggero rialzo dei prezzi al consume. La Bce avvisa: nuovi segnali di riduzione della crescita per l'eurozona, anche se si prevede una lieve crescita.
COMMENTA E CONDIVIDI
La Bce corregge al ribasso le stime della crescita dell’eurozona, mentre Standard&Poor’s parla di un aumento dei rischi di una terza recessione. Non sono certo confortanti le ultime previsioni diffuse ieri nel bollettino mensile della Bce, che ha corretto le stime del Pil dell’eurozona nel 2014 a +0,8% dal precedente +1%, a +1,2% nel 2015 da +1,5% e all’1,5% nel 2017 dal +1,7%. La Banca Centrale parla di «rischi al ribasso»: «In particolare – si legge – l’indebolimento della dinamica di crescita nell’area dell’euro, unitamente all’acuirsi dei rischi geopolitici, potrebbe ripercuotersi sul clima di fiducia e soprattutto sugli investimenti privati». Alta rimane la disoccupazione media dell’eurozona che la Bce stima all’11,6% per il 2014, all’11,3% per il 2015 e al 10,9% per il  2016. Per scendere sotto il 10%, si dovrà aspettare il 2019 (9,5%). Il bollettino coglie l’occasione per ricordare l’urgenza delle riforme strutturali, con il monito che tra i rischi al ribasso «cruciale» è proprio quello di «progressi insufficienti» su questo fronte. «Alcuni paesi – avverte il documento – devono imprimere slancio al processo legislativo e attuativo delle riforme dei mercati dei beni e servizi e del lavoro, nonché agli interventi volti a migliorare il contesto in cui operano le imprese. L’efficace attuazione delle riforme strutturali genererà attese di redditi più elevati e incoraggerà le imprese ad accrescere subito gli investimenti, con un’accelerazione della ripresa economica». Al contempo, il bollettino sottolinea che sul fronte dei conti pubblici i paesi dell’euro «non dovrebbero vanificare i progressi già compiuti, ma procedere in linea con le regole del Patto di stabilità e crescita». C’è poi il problema dell’inflazione, che secondo la banca centrale è destinata a restare a lungo bassa: sarà dello 0,5% nel 2014 (contro la precedente stima di 0,7%), mentre nel 2015 non andrà oltre l’1% (contro il precedente 1,2%). Solo nel 2016 dovrebbe riavvicinarsi al target Bce vicino al 2% (precisamente l’1,8%). Un quadro, ha commentato Benoit Coeuré, il membro francese del direttivo Bce, da New York, «che conferma la necessità di una politica monetaria molto accomodante per un prolungato periodo di tempo». Del resto il bollettino sottolinea che, «qualora si rendesse ancora necessario far fronte a rischi connessi con un periodo di bassa inflazione eccessivamente prolungato, il Consiglio direttivo è unanime nel suo impegno a ricorrere a ulteriori strumenti non convenzionali nel quadro del proprio mandato». Il documento conferma che la Bce riporterà il suo bilancio ai livelli del 2012 (circa mille miliardi di euro) per favorire la liquidità e l’acquisto di titoli garantiti (già avviato) e, a breve, anche cartolarizzazioni. Coeuré ha invece spiegato che per l’acquisto di titoli sovrani restano ancora forti dubbi.Ieri si è fatta sentire anche Standard&Poor’s. «Avvicinandoci al 2015 – ha spiegato il capo economista per l’Europa Jean-Michel Six – dobbiamo riconoscere che la ripresa economica ha perso molto slancio e sono aumentati i rischi di una terza recessione dopo il 2009 e il 2011. Nel nostro scenario base non lo prevediamo ma i rischi non vanno sottovalutati». Urgente, ha spiegato Six è «un progetto a lungo termine» per l’eurozona, «servono programmazione su investimenti e infrastrutture, serve una visione». Quanto alla Bce, l’economista ha spiegato che «da tempo prevediamo che dovrebbe introdurre entro la fine del 2014 e l’inizio del 2015 nuove misure non convenzionali».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: