giovedì 29 aprile 2010
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Le retribuzioni contrattuali orarie a marzo sono aumentate dello 0,3% rispetto a febbraio e del 2,3% rispetto a marzo 2009. Lo comunica l'Istat.L'inflazione a marzo si era attestata al +1,4%. Nel periodo gennaio-marzo 2010 le retribuzioni contrattuali orarie sono cresciute del 2,3% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.A marzo, a fronte di una variazione tendenziale media di +2,3%, gli incrementi più elevati si sono avuti per commercio e tessili, abbigliamento e lavorazione pelli (per entrambi +3,9%) e servizi di informazione e comunicazione (+3,8%). Gli incrementi minori hanno invece riguardato trasporti, servizi postali e attività connesse (+1,3%), attività della pubblica amministrazione (+1,2%) ed edilizia (+0,5%). Una variazione nulla c'è stata infine per agricoltura, ministeri, scuola, militari-difesa, forze dell'ordine e attività dei vigili del fuoco. Ove non avvenissero rinnovi, il tasso di crescita tendenziale dell'indice delle retribuzioni orarie contrattuali, nel semestre aprile-settembre 2010, secondo i calcoli dell'Istat, diminuirebbe progressivamente dal +2,3% di aprile al +1,2 di settembre. Proiettato per l'anno 2010 in base alle sole applicazioni previste dai contratti in vigore alla fine di marzo 2010, l'indice registrerebbe un incremento dell'1,7%.Grandi imprese. L'occupazione nelle grandi imprese a febbraio ha registrato un calo dell'1,9% al lordo della Cig e dell'1,3% al netto della Cig. Lo comunica l'Istat, spiegando che rispetto al gennaio 2010 c'è stata una variazione nulla al lordo della Cig e del +0,2% al netto. Nel complesso dei primi due mesi dell'anno l'occupazione è calata del 2,1% al lordo della Cig e dell'1,8% al netto. Nel confronto tra la media degli ultimi tre mesi (dicembre 2009-febbraio 2010) e quella dei tre mesi precedenti (settembre-novembre 2009) l'occupazione nelle grandi imprese è calata dello 0,5% al lordo della Cig e dello 0,3% al netto. A febbraio l'occupazione ha registrato un calo più marcato nelle grandi imprese dell'industria, dove si è registrato, in termini tendenziali un -2,9% al lordo della Cig e un -1,2% al netto, e in termini congiunturali di 0,2% al lordo della Cig e +0,5% al netto; nel complesso dei primi due mesi la variazione tendenziale è stata del -2,9% al lordo della Cig e -2,1% al netto. Per i servizi, a febbraio l'occupazione è calata su base annua dell'1,5% al lordo della Cig e dell'1,4 al netto, mentre rispetto al mese precedente la variazione è stata +0,1% al lordo della Cig e nulla al netto della stessa; nel primo bimestre la variazione tendenziale è stata di -1,7% al lordo della Cig e di -1,6% al netto. I cali maggiori dell'occupazione (al lordo Cig) a febbraio si sono avuti nel settore delle costruzioni (-3,8%), nelle attività manifatturiere (-3%) e nella produzione di energia elettrica, gas, e aria condizionata (-2,7%). In aumento solo le industrie alimentari, con +0,9% e la fornitura di acqua (+0,8%). Tra i servizi, invece, i cali più marcati riguardano trasporto e magazzinaggio (-2,7%) e le attività finanziarie eassicurative (-2,4%). Contratti. Alla fine di marzo risultano in attesa di rinnovo 40 accordi, relativi a circa 5,6 milioni di dipendenti e al 45,4% del monte retributivo totale. L'Istat comunica che la quota di dipendenti in attesa di rinnovo contrattuale è pari al 43,2%, in diminuzione rispetto a febbraio (45,2%), ma in marcata crescita rispetto al marzo 2009 (18,2%). Alla fine di marzo i contratti collettivi nazionali di lavoro in vigore relativamente alla sola parte economica, riguardano il 56,8% degli occupati dipendenti, cui corrisponde una quota del 54,6% del monte retributivo. Precisamente alla fine di marzo risultano in vigore 38 contratti, che regolano il trattamento economico di circa 7,4 milioni di dipendenti. Relativamente all'insieme dei contratti monitorati dall'Istat, a marzo si registra il recepimento di due accordi, entrambi nel settore industriale: gomma e materie plastiche ed energia elettrica. La quota di contratti nazionali vigenti è molto differenziata a livello settoriale: a marzo si rilevano quote di copertura dell'83,3% per l'industria, del 69,1% per i servizi privati e del 6,5% per l'agricoltura. Nella pubblica amministrazione tutti i contratti a partire da gennaio 2010 sono invece scaduti e, pertanto, la copertura è nulla.
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