mercoledì 29 giugno 2016
L'Istat rileva che l’indice orario rimane invariato rispetto al mese precedente e aumenta dello 0,6% in un anno. Mentre per Od&M Consulting esistono ancore le differenze di stipendio tra lavoratori e lavoratrici.
Retribuzioni, stabili a maggio ma persiste il divario di genere
COMMENTA E CONDIVIDI
 Alla fine di maggio 2016 i contratti collettivi nazionali di lavoro in vigore per la parte economica riguardano il 36,0% degli occupati dipendenti e corrispondono al 34,8% del monte retributivo osservato. Lo rileva l'Istat. Nel mese scorso, prosegue l'Istituto, l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie rimane invariato rispetto al mese precedente e aumenta dello 0,6% nei confronti di maggio 2015. Complessivamente, nei primi cinque mesi del 2016 la retribuzione oraria media è cresciuta dello 0,7% rispetto al corrispondente periodo del 2015.Con riferimento ai principali macrosettori, a maggio le retribuzioni contrattuali orarie registrano un incremento tendenziale dello 0,7% per i dipendenti del settore privato (0,7% nell’industria e 0,8% nei servizi privati) e una variazione nulla per quelli della pubblica amministrazione rileva ancora l'Istat.I settori che a maggio presentano gli incrementi tendenziali maggiori sono: tessili, abbigliamento e lavorazione pelli (3,4%); energia elettrica e gas (1,9%). Si registrano variazioni nulle nei settori del legno, carta e stampa; della metalmeccanica; dei servizi di informazione e comunicazione; delle telecomunicazioni e in tutti i comparti della pubblica amministrazione.Intanto persiste in Italia il 'gap di genere', ovvero lo scostamento tra il livello retributivo di donne e uomini a parità di funzione e livello di inquadramento. Questo quanto emerge dalla 21esima edizione del 'Rapporto Retribuzioni' elaborato da Od&M Consulting, società di Gi Group specializzata nella gestione e valorizzazione delle risorse umane, a partire da analisi condotte su circa 380 mila lavoratori del settore privato sull’intero territorio nazionale. Mentre a livello generale la Retribuzione totale annua (Rta) media degli italiani è cresciuta del 3,7% rispetto all’anno precedente, a fronte di un’inflazione sostanzialmente nulla, gli stipendi per le lavoratrici donne continuano a segnare uno scarto anche rilevante in confronto a quelli dei colleghi uomini. La forbice varia da un massimo del 12,7% per gli operai, a un minimo del 7,2% per i quadri; tuttavia il confronto col 2014 mostra come proprio nelle categorie di quadri e dirigenti il divario sia aumentato tra i due e i tre punti percentuali. Anche estendendo l’analisi al quinquennio 2010-2015, la tendenza all’allargamento della forbice retributiva risulta più accentuata per le categorie di dirigenti e quadri, con gli uomini che nel 2015 arrivano a guadagnare rispettivamente 12.000 e 3.900 euro in più rispetto alle colleghe donne. In controtendenza, invece, le categorie impiegati e operai che nell’ultimo hanno visto ridursi il gap di genere, in particolare i primi hanno raggiunto il livello più basso misurato a partire dal 2010, pari a circa 2.200 euro. Le differenze di genere sono confermate anche per le diverse componenti della retribuzione: fissa, variabile e totale. Pur in questo quadro poco confortante per la popolazione femminile, un segnale positivo arriva se si considerano i soli percettori di retribuzione variabile: tra questa popolazione - che interessa soprattutto dirigenti e quadri - il divario retributivo basato sul genere si riduce, segno che quando vengono presi in considerazione gli effettivi risultati conseguiti e le performance realmente raggiunte le donne vengono valorizzate e la situazione parzialmente riequilibrata. Nel caso dei dirigenti, se si considera il dato generale, che include sia chi ha effettivamente percepito il variabile sia chi non lo ha percepito, gli uomini hanno una retribuzione fissa superiore rispetto a quella delle donne del 9,2%, una variabile superiore del 20,6% e una totale annua superiore del 10,3%, ma se si analizza solo chi ha percepito il variabile il gender gap si riduce per fisso, variabile e Rta, rispettivamente di 3, 11 e 3,6 punti percentuali. Una situazione analoga si riscontra anche per i quadri, dove se si considera il dato generale gli uomini percepiscono una retribuzione fissa superiore del 6,4% rispetto alle donne, una variabile superiore del 19,3% e una Rta superiore del 7,2%, ma se si analizza solo chi ha percepito il variabile la differenza si riduce per fisso, variabile e Rta, rispettivamente di 0,7, 7,6 e 0,8 punti percentuali. "I dati riguardanti i percettori di variabile mostrano come nei contesti in cui c’è una maggiore attenzione alla performance e ai risultati, il contributo femminile sia maggiormente valorizzato - ha commentato Simonetta Cavasin, ad di Od&M Consulting -. Il variabile, che premia gli effettivi risultati individuali e aziendali, può diventare una leva utile per ridurre le discrepanze retributive. Non deve però mancare l’attenzione alla componente fissa della retribuzione, dove il gap di genere risulta ancora fortemente presente".
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: