martedì 30 settembre 2014
Nuovo record: in un anno 88mila giovani in meno al lavoro. L'Italia resta in deflazione: settembre -o,1%. Indice nazionale dei prezzi al consumo allo stesso valore di agosto quando il Paese è tornato in deflazione per la prima volta dal 1959.
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Italia stretta ancora tra deflazione, disoccupazione giovanile record e Prodotto interno lordo in flessione. Gli ultimi dati dell'Istat, seppur riferiti a mesi diversi, ritraggono così il Paese. Il nostro Paese resta in deflazione, con i prezzi al consumo che nella stima preliminare di settembre risultano in calo sia nel confronto mensile (-0,3%) che annuale (-0,1%). Il tasso di disoccupazione ad agosto, invece, se a livello generale scende al 12,3% (in diminuzione di 0,3 punti percentuali sul mese e di 0,1 punti sull'anno), per quello giovanile segna un nuovo massimo, attestandosi al 44,2% (in aumento di un punto percentuale rispetto al mese precedente e di 3,6 punti nei 12 mesi). Un livello mai toccato prima: in altri termini, tra i giovani tra i 15 e i 24 anni che partecipano al mercato del lavoro quasi uno su due è disoccupato. Gli ultimi dati dell'Istat di agosto contano 88mila giovani, in questa fascia d'età, occupati in meno in un anno (-9%); 33mila in meno rispetto al precedente mese di luglio (-3,6%). In totale, il numero di disoccupati è di 3 milioni 134 mila e ad agosto diminuisce del 2,6% rispetto al mese precedente (-82mila) e dello 0,9% su base annua (-28 mila). Gli occupati sono invece 22 milioni 380 mila, in aumento dello 0,1% rispetto al mese precedente (+32 mila) e sostanzialmente invariati su base annua.Proprio questi numeri (i 32mila occupati in più e gli 82mila disoccupati in meno), a livello generale, sottolinea il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, consegnano "alcuni dati positivi". Però "purtroppo - evidenzia sempre il ministro - non ci sono cambiamenti positivi rispetto alla situazione di grande difficoltà dell'occupazione giovanile. Questi elementi, se da un lato confermano che si è sostanzialmente arrestata la caduta dei livelli occupazionali, dall'altro evidenziano la necessità di insistere in direzione di una ripartenza dell'economia".Essenziale è per il Paese (e per l'Europa), come ribadito anche oggi dal direttore per l'occupazione, il lavoro e gli affari sociali dell'Ocse, Stefano Scarpetta, "tornare sul cammino della crescita forte", "anche per ridurre il tasso di disoccupazione", che è "estremamente elevato", e "per dare opportunità ai giovani".La prima necessità, insistono i sindacati, è quella di creare lavoro: i dati dell'Istat "dimostrano come il governo non coglie questa priorità", afferma il segretario confederale della Cgil, Serena Sorrentino. Dal 2008 sono "oltre un milione gli occupati in meno", dice il segretario confederale della Cisl, Luigi Sbarra, "non c'è spazio per letture ottimistiche".PIL IN FLESSIONE"Una nuova flessione del Pil nel terzo trimestre dell'anno". È quanto suggerisce l'indicatore anticipatore dell'Istat, aggiornato a luglio, realizzato in base a un insieme di variabili. Indice che è in "rallentamento". Lo rileva l'Istituto nella nota mensile. Nella precedente nota mensile, invece, l'Istat stimava per il terzo trimestre una sostanziale stagnazione dell'economia, indicando una variazione pari a zero (con un intervallo di confidenza compreso tra +0,2% e -0,2%). Tutto ciò dopo che il Prodotto interno lordo del secondo trimestre, e sono dati consolidati, ha chiuso in calo dello 0,2%, decretando la recessione tecnica.L'Istat rileva inoltre che "continua la fase di debolezza ciclica dell'economia italiana che si accompagna al rallentamento dell'area euro". "Tuttavia - aggiunge - il deprezzamento del cambio dell'euro verso il dollaro porterebbe ad una ripresa delle esportazioni". Questa fase "è attesa proseguire anche nel terzo trimestre". "Il deterioramento dei ritmi produttivi riflette la carenza di domanda interna che colpisce soprattutto gli investimenti", spiega l'Istituto". E fa notare come negli ultimi due mesi, la fiducia delle imprese italiane sia "arretrata sui valori di inizio anno, con perdite più marcate nei settori dei servizi".  "Il mercato del lavoro - spiega inoltre l'Istituto di statistica - , nonostante qualche isolato segnale positivo, non sembra ancora presentare miglioramenti significativi".
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