giovedì 25 ottobre 2012
​Presentati i dati del Rapporto annuale 2011, momento conclusivo del progetto triennale d’indagine.
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Sono 18.385 le strutture che in Italia svolgono attività di orientamento. Il 60% ricade nel sistema di istruzione, il 21% è legato ai Centri di formazione professionale e il 15,8% si muove nell’ambito dei Centri di orientamento e servizi per il lavoro. È quanto rivela il Rapporto Orientamento 2011, ultima tappa di un progetto triennale di ricerca svolto dall’Isfol per conto del ministero del Lavoro e delle politiche sociali. Nel delineare un’ampia panoramica dei molti elementi che legano l’orientamento all’istruzione, alla formazione e al lavoro, il Rapporto – presentato oggi a Roma presso l’Auditorium dell’Isfol – è la prima lettura formale di questo complesso universo. Inoltre, l’indagine ha permesso la realizzazione di un Archivio nazionale dell’orientamento, consultabile on-line sul sito dell’Istituto.Relativamente al sistema scolastico, sono 11mila le scuole che dichiarano di svolgere attività orientative, di cui oltre la metà sono secondarie statali di primo grado e circa il 44% quelle di secondo grado, mentre più bassi sono i valori delle scuole non statali. Quanto all’Università e all’alta formazione il censimento conferma la presenza, a dicembre 2011, di 238 enti che erogano servizi di orientamento, anche in questo caso con una prevalenza di quelli statali. A riguardo del “sistema lavoro” abbiamo un totale di 2.898 strutture: dagli Informagiovani (37,1%) ai Centri per l’impiego (24,3%), dalle Agenzie per il lavoro (16,6%) alle Associazioni di categoria (12,7%); mentre i Centri di orientamento corrispondono al 6%.Il Rapporto mostra una fruizione complessivamente elevata in tutti i gruppi, che oscilla dal 45% dei soggetti lavoratori all’87% degli studenti, anche se in quest’ultimo caso la fruizione è spot e non pratica consolidata. Ciò spiega ulteriormente perché a una buona conoscenza dei servizi non corrisponda un’altrettanto sostenuta fruizione.A fronte di una scarsa diffusione nel mondo aziendale, la cultura dell’orientamento sembra essere entrata a pieno titolo nel sistema dell’istruzione. Le azioni intraprese mostrano un buon livello di coerenza con le generali finalità didattiche ed educative nei diversi cicli. Tuttavia, la scarsità di risorse economiche ed umane ne impedisce – si legge nel Rapporto – la sua piena applicabilità operativa e prevale il carattere di occasionalità ed emergenza. Emergono anche difficoltà nel progettare iniziative che prevedano un’apertura verso l’esterno e risulta poco e non sufficientemente formato il personale dedicato a tali attività. L’offerta di orientamento, inoltre, sembra ancora priva di un’organizzazione efficiente e sistemica. Sul lato della domanda, si conferma una dicotomia tra un forte interesse dei soggetti e una scarsa fruizione dei servizi offerti nel sistema scolastico. Oltre il 60% degli intervistati dichiara che si rivolgerebbe ad un servizio di orientamento in primis per conoscere le opportunità formative e lavorative, il 22,8% per favorire l’incontro di domanda e offerta di lavoro e il 18,5% per essere accompagnati nella ricerca del lavoro. L’87% del campione raggiunto dichiara di aver fruito di almeno un servizio di orientamento: sono soprattutto i liceali (93%), poi gli studenti degli istituti professionali (82,2%) e quelli degli istituti tecnici (81%). Il dato se confrontato con quello delle rilevazioni degli anni scorsi evidenzia un trend positivo nella partecipazione.Minore è invece il livello di fruizione negli altri ambiti, dove si ha una media del 30,7%. Fanno eccezione soltanto i servizi di orientamento delle università che raggiungono il 43,4%; si tratta però di servizi volti innanzitutto al reperimento di informazioni, più che allo sviluppo di capacità di auto-analisi ed auto-orientamento utili al sostenimento delle scelte e allo sviluppo di capacità progettuali.Da rilevare il dato dei giovani che dichiarano di non aver fruito di servizi di orientamento per non averne avuto la possibilità: si tratta del 25,4%. Circa il 75% ha invece dichiarato una mancanza di interesse, rendendo evidente come la domanda verso gli interventi di orientamento sia legata soprattutto a fattori di necessità più che di scelta.Il lavoro di indagine svolto dall’Isfol ha messo in luce, sotto il profilo politico-istituzionale, l’urgenza di passare dall’orientamento come una pratica professionale di sostegno al singolo individuo a un orientamento come strumento di politica attiva per favorire l’occupabilità e migliorare le condizioni di lavoro. Appare inoltre necessario uno sforzo per superare l’attuale frammentarietà di azioni, pratiche, servizi e professionisti di orientamento, anche prefigurando nuove strategie per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni, che dovrebbero essere garantiti su tutto il territorio nazionale.
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