lunedì 7 aprile 2014
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"Muoversi", anche nel lavoro fa bene. I dottori di ricerca italiani che decidono di andare a lavorare all’estero guadagnano in media il 50% in più di chi non ha intrapreso percorsi di mobilità. E’ quanto emerge dall’Indagine sulla Mobilità Geografica dei Dottori di Ricerca svolta dall’Isfol, di cui l’Istituto ha messo a disposizione una prima anticipazione.

I dati si riferiscono a un vasto campione di individui che hanno conseguito il dottorato nel 2006 e sono stati intervistati sei anni dopo. A fronte di un reddito medio annuo dei dottori di ricerca pari a 20.085 euro netti, chi scegli di lasciare l’Italia percepisce circa 10.000 euro in più (con un reddito medio di 29.022 euro). Un vantaggio retributivo si riscontra, pur se in forma minore, anche per coloro che affrontano percorsi di mobilità geografica all’interno del territorio nazionale (con un reddito medio di 20.524 euro, contro i 19.180 euro di chi non si muove affatto).

Tra gli altri fattori che determinano disparità di reddito particolarmente rilevanti emerge il peso della dimensione di genere: i dottori di ricerca maschi hanno retribuzioni maggiori del 19,6% rispetto alle donne, così come si rileva in generale nel mercato del lavoro italiano. Dal punto di vista contrattuale, essere un lavoratore dipendente a tempo indeterminato permette di raggiungere una retribuzione dell’11% superiore rispetto a chi svolge un lavoro su basi autonome. Viceversa i lavoratori dipendenti a tempo determinato hanno una riduzione dei salari del 10% se paragonati agli autonomi. La contrazione è addirittura del 22% laddove la forma contrattuale sia una collaborazione o un lavoro a progetto. Trova inoltre conferma il forte peso dell’esperienza lavorativa, a scapito dell’elevato titolo di studio posseduto: coloro che svolgono il medesimo lavoro da prima del conseguimento del titolo hanno un reddito del 17% superiore.

Gli indirizzi disciplinari che generano retribuzioni più elevate afferiscono alle scienze mediche, farmaceutiche e veterinarie (circa +7% del valore medio). All’opposto si collocano i dottori con studi umanistici e psicosociali (oltre il -16%). I dottori che svolgono professioni mediamente qualificate presentano retribuzioni inferiori sia a coloro che lavorano in professioni tecniche sia soprattutto a quanti lavorano in professioni high-skill (rispettivamente -6% e -20,5%).

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