martedì 3 dicembre 2013
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​Un già e un non ancora. Il nuovo Isee – messo a punto dal governo Letta dopo due anni di lavoro cominciati sotto l’esecutivo Monti – è già un notevole passo avanti rispetto al passato, ma non ancora quella svolta tanto attesa per un più equo trattamento delle famiglie.La revisione dell’Indicatore della situazione economica equivalente migliora infatti lo strumento destinato a misurare la ricchezza reale, tra redditi e patrimonio, dei nuclei familiari, in rapporto ai loro componenti. Rispetto alla versione precedente, sono da apprezzare i maggiori controlli previsti per evitare lo scandalo dei finti-poveri. Finalmente, poi, verranno sommati i redditi dei genitori di un bambino, al di là del fatto che padre e madre non siano sposati e "conservino" residenze separate. Dovrebbero essere scongiurati, così, "sorpassi" impropri nelle graduatorie da parte di finte ragazze-madri. Spiccano infine alcune detrazioni ulteriori previste nell’ultima stesura del decreto per le situazioni di maggiore disagio.Ciò che, però, ancora il nuovo Isee non riesce a fotografare con realismo ed efficacia è il "costo" reale dei figli e la situazione delle famiglie numerose in particolare. Soprattutto perché la scala di equivalenza individuata ha una bassa progressione, cioè è scarso il "peso" attribuito ai diversi componenti il nucleo, la cui somma forma il quoziente in base al quale vengono divisi reddito e patrimonio di una famiglia. Nel nuovo schema Isee, infatti, i figli "valgono" da un massimo di 0,47 punti a un minimo di 0,35 dal quinto in poi (per situazioni particolari sono previste maggiorazioni). Per fare un confronto, nel quoziente in vigore in Francia, invece, si va da 0,5 per il primo e secondo figlio a 1 punto per gli altri. Non è questione di qualche decimale in più o in meno, ma il riconoscimento che le "economie di scala" che una famiglia può realizzare all’aumentare del numero dei componenti non sono così significative, perché molte spese – ad esempio quelle relative all’istruzione – sono incomprimibili per ogni figlio.

L’Isee è particolarmente importante perché determina le soglie d’accesso o di costo di molti servizi pubblici, dagli asili alle mense alle rette universitarie. Se la fotografia è sfuocata, si rischiano grandi iniquità e una doppia progressività: nella tassazione e nell’accesso ai servizi.

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