mercoledì 21 novembre 2018
Sono 35 i membri del Teg, il gruppo di esperti costituito dalla Commissione Ue per delimitare il campo di gioco della finanza sostenibile
Investimenti etici con regole europee, c'è anche l'Italia
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Sono 35 i membri del Teg, il Gruppo di esperti tecnici costituito dalla Commissione europea per delimitare in sostanza il campo di gioco nel quale la finanza sostenibile a livello continentale sarà chiamata a svilupparsi. Con l’obiettivo di coinvolgere i capitali privati, gli investitori, nel raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi. E più in generale nella costruzione di un modello di sviluppo sostenibile.Il Teg è chiamato a dare prima attuazione al Piano d’azione dell’Ue sulla finanza sostenibile varato a marzo, subito seguito a maggio dalle prime proposte legislative della Commissione di Bruxelles. Quattro i compiti specifici che gli sono stati assegnati, a ciascuno dei quali è dedicato un sotto-gruppo di lavoro: elaborare una tassonomia che chiarisca quali attività economiche si possono considerare sostenibili e quali no; definire uno standard per i green bond, le "obbligazioni verdi" che finanziano progetti ambientalmente sostenibili; individuare indici benchmark che orientino gli investimenti verso l’economia low carbon (a basso tasso di emissioni di CO2); stilare le linee guida per la rendicontazione da parte delle imprese dei rischi per la propria attività legati ai cambiamenti climatici.All’interno del Teg l’Italia è ben rappresentata. Con tre membri. Al sotto-gruppo sulla tassonomia partecipano due italiani: l’ingegner Paolo Masoni, come esperto indipendente (già dirigente Enea, con collaborazioni con il Programma ambientale dell’Onu e la Fao), e Pierfrancesco Latini, Chief Risk Officer in Cassa Depositi e Prestiti. «Sulla tassonomia – dice Masoni – la sfida è trovare il giusto equilibrio tra la robustezza scientifica e l’usabilità sul piano pratico». La definizione di sostenibilità su cui si lavora è declinata sui seguenti concetti: attività economiche che forniscano un contributo significativo in termini di mitigazione o adattamento ai cambiamenti climatici; e che nel contempo non forniscano un danno riguardo ad altri temi ambientali, come ad esempio l’inquinamento, le risorse marine, la salute degli ecosistemi. «L’obiettivo – conferma Latini – è definire ed individuare le attività economiche "sostenibili", al fine di aumentare il grado di trasparenza del mercato, indirizzare in modo chiaro e comparabile le scelte d’investimento e limitare possibili fenomeni di "greenwashing"».Tra poche settimane dovrebbe arrivare la prima bozza della tassonomia, per essere sottoposta a un giro di consultazioni. E prendere forma definitiva la prossima primavera. Poi, una volta concluso entro l’estate 2019, il lavoro del Teg sulla tassonomia sarà utilizzato dalla Commissione Ue come base per l’elaborazione della normativa d’attuazione.

«Nella mia esperienza a livello di Unione europea – sottolinea Masoni – è la prima volta che vedo un coinvolgimento così ampio: il supporto al nostro lavoro in termini di segreteria e funzionari coinvolti è fortissimo da parte sia della DG Fisma (la Direzione Generale della Commissione Ue su finanza e mercati dei capitali, ndr), sia di molte altre DG: clima, ambiente, ricerca, mercato interno, energia, trasporti». Anche il clima di lavoro fra i membri del Teg è molto positivo. «C’è un’elevata consapevolezza – afferma Latini – dell’importanza delle attività in corso. Ciò è di ulteriore stimolo ad assicurare standard e risultati il più elevati e robusti possibili».Al sotto-gruppo sulla rendicontazione collabora invece Sara Lovisolo, Sustainability manager del London Stock Exchange Group (di cui fa parte Borsa Italiana): «L’obiettivo ultimo di tutti i gruppi di lavoro – dice – è che si produca un’accelerazione, grazie al coinvolgimento del settore privato, nel raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi, magari andando anche oltre. In questo senso il recente rapporto sul climate change di Ipcc (il Gruppo intergovernativo sul Cambiamento climatico, attivo in ambito Onu, ndr) è stato un campanello d’allarme anche per noi.

Fondamentale è che il Piano d’azione venga portato fino in fondo: è un investimento senza precedenti e dal suo successo dipende la possibilità che vi siano ulteriori sviluppi in questa direzione in futuro».Il fatto stesso che il Piano d’azione sia stato varato indica che la finanza sostenibile non solo è qui per restare, ma è alla vigilia di un cambio di passo probabilmente epocale. Al riguardo Gianluca Manca, responsabile Sustainability in Eurizon Capital, che ha ricoperto incarichi di prestigio nell’Asset management Working group di Unep Fi (l’iniziativa per la finanza del Programma delle Nazioni unite per l’Ambiente), commenta: «Dopo un ventennio – dichiara – in cui l’approccio volontario è servito a creare un substrato culturale e modale, è fondamentale la creazione di un piano legislativo che metta in moto presidi di sostenibilità che siano obbligatori e trasparenti al pari di quanto già avvenuto nel settore alimentare».

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