venerdì 13 aprile 2018
Prima adesione all'accordo tra governo, Abi, Ania, Inps. La banca rende possibile l'accesso al finanziamento da rimborsare a rate per uscire in anticipo dal mondo del lavoro
Intesa sblocca l'Ape volontario
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Dopo una lunga e travagliata gestazione diventa operativo lo strumento dell’Ape volontaria, l’anticipo pensionistico a carico del lavoratore istituito con la legge di Bilancio del 2017. Ieri infatti è arrivata l’adesione della prima banca, Intesa Sanpaolo, all’accordo tra governo, Abi, Ania e Inps. L’entrata in scena di un istituto di credito è necessaria per garantire il finanziamento del prestito, destinato a chi ha almeno 63 anni di età e 20 anni di contributi. La procedura è attiva da ieri ed è rivolta a chi ha già ottenuto dall’Inps il riconoscimento del diritto all’Ape. Al momento sono circa settemila le domande di certificazione accolte, una piccola frazione della platea potenziale, stimata in circa 300mila unità nel 2018.

Il nuovo strumento consente di anticipare l’uscita dal lavoro fino a 43 mesi (rispetto a un’età pensionabile fissata oggi a 66 anni e 7 mesi ma che dal prossimo gennaio salirà a 67 anni). In sostanza si tratta di un prestito che il lavoratore fa a sé stesso per garantirsi un reddito ponte fino al momento in cui avrà maturato il diritto alla pensione vera e propria. Un meccanismo che si appoggia sulla necessaria triangolazione con una banca erogatrice dell’anticipo, un capitale che il pensionato restituirà con rate mensili in 20 anni (ma è possibile l’estinzione anticipata) maggiorate dagli interessi e dai costi dall’assicurazione per coprire i rischi di premorienza. Il tasso di interesse praticato sarà lo stesso per tutto il sistema bancario e la legge prevede una detrazione fiscale fino al 50% sul costo degli interessi e della polizza. Al netto del bonus, il costo finanziario dell’Ape è dell’1,6% per ogni anno di anticipo. Ma la trattenuta reale sulla pensione (comprensiva della restituzione del capitale) sarà di almeno il 4,6% l’anno: per un’uscita anticipata dal lavoro, ad esempio, di 36 mesi, il pensionato avrà un assegno di ridotto del 15-17% (a seconda dell’entità del reddito ponte richiesto). La differenza aumenta se si tiene conto della pensione teorica che il lavoratore potrebbe ottenere restando al lavoro fino al raggiungimento dell’età di vecchiaia.

L’Inps ha chiarito che i 20 anni di contributi necessari per ottenere il prestito devono essere maturati in una sola gestione. In pratica, questo significa che non sarà possibile accedere all’Ape se si hanno ad esempio 18 anni di contributi come dipendente privati e gli altri come dipendenti pubblico mentre è possibile cumulare i contributi versati da dipendente con quelli da autonomo. Altro requisito indispensabile, oltre a quello dell’età, è di avere maturato una pensione di almeno 1,4 volte la minima, cioè circa 710 euro.

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