venerdì 16 marzo 2012
COMMENTA E CONDIVIDI
​L’Europa deve cambiare modello per tornare a crescere, anche se la sfida sarà di lungo periodo. Lo pensa sir Partha Dasgupta, economista dell’Università di Cambridge e membro della Pontificia accademia delle Scienze sociali.Professore, perché il capitalismo non ha cambiato marcia dopo il 2008?Il sistema economico dominante ha alti costi economici e sociali eppure è vincente rispetto a quello cooperativo perché tiene i prezzi bassi.Dunque nonostante la crisi non ci saranno mutamenti all’orizzonte? Solo sul lungo periodo. Il motivo che permette alla grande distribuzione e alle multinazionali di tenere i prezzi bassi ricavandone grandi vantaggi è l’economia di scala. Quindi i consumatori non pagano il cosiddetto input, inteso in termini di risorse e manodopera. Ma alla fine il prezzo dovranno pagarlo i nostri figli e nipoti che scontano già ora il riscaldamento globale, l’inquinamento degli oceani e la progressiva riduzione dei posti di lavoro. L’esperienza cooperativa parte svantaggiata rispetto alle grandi compagnie private perché per definizione è di piccole dimensioni. E l’opinione pubblica?Guarda ai prezzi. Vorremmo difendere il piccolo negozio della cooperativa vicino a casa, ma poi andiamo al supermarket per risparmiare. Manca anche comprensione sul ruolo delle cooperative, è un problema di informazione e di mentalità. Lei è pessimista?Si, ma credo nell’educazione. Specialmente nel mondo anglosassone siamo abituati a batterci soprattutto per i diritti individuali. Io stesso ne sono un fervente sostenitore, però se puntiamo solo ad affermare i nostri diritti prevale il modello competitivo e non quello cooperativo che guarda invece al bene comune.Quali sono i punti di forza del modello cooperativo?Soprattutto la coesione sociale. Resto convinto, lo dicono recenti lavori di economisti e di psicologi dell’età evolutiva, che la disposizione a cooperare si può formare nei primi anni di vita e che una società dove le gente ha valori quali il senso del bene comune e idee condivise sulla distribuzione più equa dei profitti si sviluppi meglio.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: