martedì 14 novembre 2017
Il senatore del Pd e demografo difende la riforma. Ma chiede più flessibilità in uscita
Gianpiero Della Zuanna, senatore e demografo

Gianpiero Della Zuanna, senatore e demografo

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Giusto adeguare l’età della pensione alle speranze di vita, ma il meccanismo può diventare più equo e si dovrebbe aumentare la flessibilità in uscita per chi è in età avanzata. Gianpiero Dalla Zuanna, demografo, senatore Pd, guarda il dibattito sulle pensioni con gli occhi di chi conosce bene i rischi, anche previdenziali, di un Paese nel quale nascono sempre meno bambini, che invecchia, e che non riesce a compensare lo squilibrio generazionale con i flussi migratori.

Perché va difesa la riforma che prevede di alzare di 5 mesi l’età per la pensione di vecchiaia, portandola a 67 anni? L’adeguamento automatico dell’età pensionabile alle speranze di vita ha stabilizzato la quota di Pil destinata alla previdenza ed è irrinunciabile. Un mancato adeguamento avrebbe costi elevatissimi: un solo mese di 'sconto' vale 600 milioni, dunque senza scatto la maggiore spesa sarebbe di 3 miliardi. Risorse che vanno trovate attingendo alla fiscalità generale, cioè a carico di tutti, dei giovani e delle generazioni future. Evitare l’aumento produce un 'danno' doppio, perché non solo si dovrebbero pagare 5 mesi di pensione in più, ma si perderebbero anche i contributi che verrebbero versati da chi lavora.

Come valuta l’osservazione che ci sono lavori più pesanti di altri?
Intanto va detto che se la speranza di vita sale è un bene, una bella cosa, non dovrebbe essere visto come un problema. Ma siccome la speranza di vita non è uguale per tutte le categorie, l’età del- la pensione deve tenerne conto: vanno introdotti correttivi legati all’effettiva speranza di vita. Il termine lavori 'usuranti' non significa che sono 'noiosi', la definizione sta a significare che hanno un impatto sulla durata della vita. Una commissione che studi seriamente la questione è un bene, in passato questo non è mai stato fatto anche perché il sindacato ha sempre inteso porre tutti i lavoratori sullo stesso piano. Ma oggi è una questione di equità.

Come si può correggere la riforma senza vanificarne gli effetti?
Si dovrebbe cambiare il meccanismo che oggi calcola l’età pensionabile in base a quanto è salita l’aspettativa di vita in un solo anno rispetto a 2 o 3 anni prima. Ho proposto che il calcolo sia fatto su una media nel biennio, ed è l’idea che il governo sta portando avanti. Con una popolazione con molti anziani la mortalità può variare significativamente da un anno all’altro anche solo per fattori climatici. Se si tenesse conto di questo sistema di calcolo l’aumento dal 2019 sarebbe di 3 mesi e non di 5.

Al di là di tutto, però, la pensione a 67 anni…

In Italia oggi l’età effettiva del pensionamento è di 62 anni, sotto la media europea. Però la questione è seria e andrebbe aperto un confronto vero sulla flessibilità in uscita. Dovremmo incominciare a pensare a un sistema che dopo una certa età preveda ad esempio la possibilità di lavorare part-time e incominciare ad avere una parte di pensione. In certe professioni è oggettivamente difficile restare al lavoro a tempo pieno fino a una certa età.

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