venerdì 15 luglio 2011
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La necessità di regolamentare definitivamente i percorsi di tirocinio ed evitare un uso improprio di questi da parte del datore di lavoro è un argomento quanto mai attuale. Sono soprattutto le organizzazioni sindacali a rivendicare il valore formativo delle internship, in particolare nel delicato processo di transizione scuola-lavoro. Così, mentre nel nostro Paese si discute della possibilità di rivederne la normativa di riferimento, in altre contesti nazionali la carta del tirocinio sembra rivelarsi vincente, pur non senza qualche controversia. È il caso degli Stati Uniti, dove il meccanismo che permette alle aziende di reclutare giovani a cui offrire la possibilità di fare esperienza è oramai una realtà affermata, grazie anche ad un network consolidato tra università e imprese. Sono infatti molti gli studenti (circa il 90%) a cui viene offerto un posto di lavoro nell’azienda ospitante il programma addirittura prima di conseguire la laurea. In altri casi, l’esperienza maturata attraverso un percorso di tirocinio, che ha una durata variabile dai pochi giorni a qualche settimana, può diventare una chiave di accesso a posizioni che richiedono esperienza lavorativa pregressa.

La maggior parte delle internship in America non prevede nessuna forma di retribuzione, ma dà diritto alla maturazione di un numero di crediti che completano il percorso formativo dello studente e permette loro di arricchire il bagaglio di competenze. Proprio il loro carattere non retributivo, a maggior ragione nel periodo di recessione, è stato oggetto di un acceso dibattito, in quanto sembra svantaggiare chi non può permettersi di maturare esperienza professionale in maniera “gratuita”. L’argomento è di un certo rilievo negli Stati Uniti, perché mette in discussione il fine ultimo delle internship, quale strumento per acquisire competenze pratiche, che non dovrebbe perciò prevedere un guadagno materiale ma essere considerato piuttosto un investimento per il futuro e un arricchimento in esperienza e competenze spendibili nel mercato del lavoro. Il costo elevato della formazione oltreoceano tuttavia non permette a chiunque di partecipare ad un programma di tirocinio senza essere remunerati, con questa “gratuità” che funge perciò da elemento di discrimine a vantaggio dei più abbienti. Ciononostante, l’incidenza delle internship in termini occupazionali è per molti studenti addirittura superiore al voto finale di laurea che, sebbene alto, è considerato un requisito importante, ma non fondamentale. Di conseguenza, mentre per il datore di lavoro l’internship rappresenta un modo per valutare la possibilità di investire su un giovane neolaureato, quest’ultimo ha a propria disposizione l’opportunità di iniziare una brillante carriera, laddove sapientemente sfruttata. Proprio per questa ragione, il valore del tirocinio è universalmente riconosciuto tra i giovani oltreoceano, soprattutto quale momento di crescita professionale.
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