giovedì 3 ottobre 2013
Secondo Eurostat e Netcomm manca una cultura digitale. Anche l'ecommerce ci fa paura: solo l’11% dei nostri connazionali ha acquistato un prodotto online, contro il 35% della media europea, e il record inglese del 65%.
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A tutti coloro che passano le giornate su Smartphone, tablet e computer, sembrerà una follia. Il 37% degli italiani non ha mai usato Internet (contro il 22% della media europea) e solo l’11% ha acquistato negli ultimi tre mesi un prodotto online (contro il 35% della media europea, e il record inglese del 65%).
È quanto emerge dai dati Eurostat, presentati da Roberto Liscia, presidente di Netcomm (Consorzio del Commercio Elettronico Italiano), agli Internet Days in corso a Milano. Secondo Liscia, è vero, come ha rivelato ieri l’Agcom che mancano connessioni adeguate, «ma la soluzione del gap non passa solo da un intervento infrastrutturale sulla banda larga. Anzitutto, serve un'educazione al digitale che riduca la sfiducia nel mezzo generata da una sua limitata conoscenza».
Secondo l'indagine effettuata da Netcomm ContactLab, gli ostacoli all'utilizzo dell'eCommerce sono soprattutto legati a una scarsa fiducia nei siti che offrono questo servizio. All'origine della diffidenza vi è il bisogno di toccare la merce (40%), l'attaccamento al contante (31%), i timori verso il pagamento online (31%), il timore di non ricevere il prodotto (27%), ma anche la paura che il recesso sia complicato (26%).
Dall’altra parte, chi effettua acquisti su internet dà al mondo eCommerce un voto di soddisfazione pari a 7. «Ci troviamo quindi di fronte a un problema di natura soprattutto culturale: manca una formazione degli italiani all'utilizzo di Internet sia da un punto di vista personale che professionale – commenta Liscia – da un lato manca un'adeguata educazione a riconoscere i veri rischi presenti nella rete a usufruire di tutti i vantaggi garantiti dall'eCommerce a livello di sicurezza e di qualità del servizio; dall'altro lato non c'è un'adeguata formazione di figure professionali che possano sviluppare nuovi modelli di business».
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