giovedì 1 febbraio 2018
Secondo una ricerca di Jato Dynamics le nuove norme di omologazione e i limiti imposti dalla Ue faranno aumentare mediamente di 1.000 euro il prezzo delle vetture a benzina e di 1.500 quelle diesel
Lotta all'inquinamento: le auto costeranno di più
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La nuova ondata di attenzione nei confronti dell'inquinamento generato dai veicoli avrà certamente un forte impatto sull'industria automobilistica, peraltro impegnata da tempo a progettare e realizzare modelli non solo sempre più “puliti” ma anche più sicuri e più intelligenti. L'arrivo delle nuove norme di omologazione dei consumi in situazioni di guida reale (RDE) e soprattutto il limite di 95g/km che la Ue ha stabilito per le emissioni di anidride carbonica (CO2) entro il 2021 hanno infatti obbligato i costruttori a perfezionare i programmi di modernizzazione dei motori e all'introduzione di soluzioni tecniche rivoluzionarie.

È il caso del “veleggio”, che fa avanzare l'auto in autostrada senza che il motore sia collegato alla trasmissione o, ancora, della tecnologia mild hybrid a 12 oppure 48 Volt, che non permette la marcia 100% elettrica dell'auto ma supporta il motore nelle fasi di spunto abbattendo il consumo di carburante. Una ricerca realizzata da JATO Dynamics ha indicato proprio nel mild hybrid una delle soluzioni più utili per raggiungere l'obiettivo dei 95 g/km di CO2 entro tre anni, ma con un sovrapprezzo che dovrebbe aggirarsi attorno a 1.000 euro, comunque ben più basso rispetto ai sistemi full hybrid plug-in che permettono riduzioni dei consumi e delle emissioni ancora più importanti.

Anche le nuove generazioni di motori benzina e diesel avranno costi industriali maggiori, per la presenza di sistemi supplementari di abbattimento degli inquinanti, e provocheranno quasi certamente un aumento dei prezzi delle auto di fascia medio-alta e alta. Per i modelli a benzina l'introduzione di sistemi avanzati d'iniezione diretta e dei filtri antiparticolato potrà far lievitare i listini fino a 1.000 euro e per quelli a gasolio l'adozione di soluzioni ancora più sofisticate, tra cui il sistema SCR (Selective Catalyst Reduction) per abbattere gli NOX emessi dai diesel, comporterà a seconda della complessità degli impianti aumenti dell'ordine dei 1.500 euro.

L'industria dell'auto dovrà anche fare i conti con interventi “accessori” sui propri modelli, come quelli riguardanti l'impianto frenante: una recente ricerca dell'istituto statale per l'ambiente del Baden-Württemberg (LUBW) ha infatti dimostrato che l'usura dei dischi e delle pastiglie, assieme a quella del battistrada delle gomme, è responsabile fino all'85% delle emissioni di polveri sottili PM 2,5 in ambiente urbano.

Nonostante le difficoltà, quasi tutti i costruttori europei sono concordi su un punto, cioè sull'impossibilità di raggiungere entro il 2021 il traguardo dei 95 g/km senza far ricorso ai motori a gasolio, i più efficienti. «Esistono già tecnologie diesel efficienti e tese alla conservazione delle risorse - ha affermato Volkmar Denner, CEO di Bosch Gmbh -. I nostri veicoli di prova rispettano già oggi i prossimi limiti. E stiamo già sviluppando e testando sistemi che sono concretamente molto al di sotto di questi valori».

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