giovedì 21 marzo 2019
Il quadro fornito dall'Osservatorio sul precariato relativo a gennaio alterna luci e ombre: i tempi indeterminati passano da 58mila a 115mila
Più contratti stabili, ma le assunzioni frenano
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Continua la corsa dei contratti di lavoro stabili, mentre torna a ridursi il numero delle assunzioni complessive. Il quadro fornito dall'Inps nel suo Osservatorio sul precariato relativo a gennaio alterna luci e ombre. Mentre si registra un deciso incremento delle trasformazioni dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato, (a gennaio risultano quasi raddoppiate passando da 58mila a 115mila) la quota di assunti frena. Complessivamente le assunzioni, riferite ai soli datori di lavoro privati, nel mese di gennaio 2019 sono state infatti 604mila e sono quindi diminuite del 15% rispetto allo stesso mese del 2018. In più a febbraio, segnala sempre l'Inps, torna a crescere il numero di ore di cassa integrazione che sono state 29 milioni, in aumento del 25,6% rispetto allo stesso mese del 2018 (23,1 milioni).

Anche il saldo tra assunzioni e cessazioni, resta positivo ma registra una flessione. Il saldo annualizzato (vale a dire la differenza tra assunzioni e cessazioni negli ultimi dodici mesi) a gennaio risulta infatti positivo per 370mila unità ma risulta inferiore a quello corrispondente del gennaio 2018 (+535mila) e a quello registrato per il mese precedente, dicembre 2018 (+415mila).

Le cessazioni nel complesso sono state 435mila, in diminuzione rispetto a gennaio 2018 (-12,4%): a diminuire sono le cessazioni di contratti in somministrazione, di rapporti a termine e di rapporti a tempo indeterminato; a crescere sono invece le cessazioni di rapporti con contratto intermittente e di contratti in apprendistato; stabili le cessazioni di rapporti stagionali. I saldi tendenziali per le diverse tipologie contrattuali attestano un andamento particolarmente positivo per i rapporti di lavoro a tempo indeterminato (+274mila, in accelerazione negli ultimi sette mesi) e per l'apprendistato (+82mila, livello tendenziale stabile negli ultimi quattro mesi). Positiva seppur in diminuzione la dinamica del lavoro intermittente (+44mila). Pressoché azzerati risultano invece i saldi per stagionali e somministrati e significativamente negativi (-32mila) per la prima volta da giugno 2016 quelli dei contratti a tempo determinato.


Nel complesso quindi a gennaio, segnala l'Istat, risultano in lieve calo le conferme dei rapporti di apprendistato giunti alla conclusione del periodo formativo (-1,2%).In crescita risultano i contratti a tempo indeterminato, i contratti di apprendistato e i contratti di lavoro intermittente; in diminuzione invece i contratti di somministrazione, i contratti a tempo determinato e i contratti di lavoro stagionale.

Per il segretario generale aggiunto della Cisl Luigi Sbarra «si tratta di fenomeni in corso dall’inizio del 2018 grazie sia all’andamento dell’economia nella prima metà dell’anno sia agli incentivi per giovani e Sud, e probabilmente assecondati dal decreto Dignità». «Ma contemporaneamente - spiega Sbarra - i maggiori vincoli sui contratti a termine sembrano avere assecondato anche il rallentamento dell’economia nella seconda metà dell’anno, come è stato evidenziato dai dati Istat resi noti pochi giorni fa che registrano nel complesso un calo di occupati nel quarto trimestre 2018 dopo quattro anni di crescita. I primi effetti della congiuntura recessiva sono palesati anche dalla cassa integrazione che ricomincia a crescere dopo un trend di riduzione che durava dal 2014: le ore autorizzate quasi raddoppiano tra gennaio e febbraio , trainate dalla cassa straordinaria, quella relativa alle crisi lunghe e alle ristrutturazioni; inoltre le richieste di disoccupazione a gennaio sono salite del 13,4%, il dato più alto a gennaio negli ultimi quattro anni. A fronte di tale quadro il Governo deve rimodulare le scelte di politica economica che devono essere fortemente anticicliche, aumentando gli investimenti in infrastrutture materiali e sociali, inclusi gli investimenti in formazione e istruzione, e in politiche industriali , per coniugare qualità del lavoro e competitività, tutele e sviluppo. Inoltre ribadiamo la necessità di dare un ruolo alla contrattazione aziendale per quanto riguarda le causali per i contratti a termine, per poter distinguere tra flessibilità buona e abusi, evitando in tal modo di frenare le assunzioni».




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