mercoledì 10 luglio 2019
I dipendenti pubblici e privati sono cresciuti del 2,1% raggiungendo i 18,8 milioni di unità
Nel 2018 aumentano gli occupati
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Nel 2018 i dipendenti pubblici e privati sono aumentati del 2,1% raggiungendo i 18,8 milioni di unità. Sotto il profilo anagrafico rivediamo, per i dipendenti, le tendenze già segnalate per l'insieme degli assicurati (di cui i dipendenti sono magna pars): forte incremento dei nati extra Ue (+7,4%), crescita dei giovanissimi under 25 (+6,8%), degli over 49 (+4,1%) e degli over 64 (+21,4%). È quanto si legge nel rapporto annuale Inps. L'aumento degli occupati si è tradotto in una crescita significativa delle giornate lavorate (+1,7%), ottenuta nonostante il leggero decremento (-0,4%) delle giornate lavorate pro-capite (253). La crescita dei dipendenti è tutta attribuibile al settore privato, dove l'aumento è stato del 2,7%, mentre nel settore pubblico vi è stato un calo dello 0,6%.

Particolarmente rilevante l'incremento dei
dipendenti delle imprese private extra-agricole (+2,8%) i quali tra il 2015 e il 2018 sono aumentati di circa 1,3 milioni, vale a dire quasi il 10%. Decisamente più contenuta, spiega l'Inps, risulta la performance degli operai agricoli (+0,7% nel 2018). Per i dipendenti pubblici, invece, si registra nel 2018 una flessione dello 0,5% (-1,7% sul 2015) e un decremento ancor più consistente è rilevato per i lavoratori domestici: -1,8% (-5,5% sul 2015).


I lavoratori autonomi, ancora superiori a quattro milioni, risultano in continua diminuzione (-1,4% sul 2017; -3,9% sul 2015), concordemente con quanto segnalato da tutte le fonti statistiche: la flessione più rilevante è quella degli artigiani (-2,0%; -6,2% sul 2015).

Per l'Inps, «non desta meraviglia la contrazione degli "altri occupati", gli assicurati presso la Gestione
separata (collaboratori e professionisti) sono stati interessati, nel periodo analizzato, dalle restrizioni attivate dal Jobs Act, mentre i prestatori di lavoro occasionale, secondo la normativa restrittiva attivata a luglio 2017, risultano di consistenza marginale, non comparabile a quanto osservato in precedenza, quando nel 2016 i "vecchi" prestatori di lavoro accessorio avevano raggiunto la cifra di oltre 800mila unità (considerando esclusivamente coloro per i quali tale tipologia di presenza nel mercato del lavoro costituiva quella principale)».

Secondo l'Inps, «la modifica delle norme sui voucher è all'origine anche della riduzione delle posizioni assicurative plurime: infatti nel 2016 oltre due milioni di lavoratori erano risultati presenti con più posizioni - e spesso la posizione secondaria era appunto una prestazione pagata con voucher - ma nel 2018 risultano scesi a 1,2 milioni; di converso i lavoratori assicurati e presenti con un'unica macrotipologia di posizione contributiva sono aumentati, passando da 23,1 milioni nel 2015 a 24,1 milioni nel 2018, nonostante la modesta entità del nuovo lavoro occasionale».


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