giovedì 26 aprile 2018
Nel 2016 risultano 1.251.907, di cui 917.888 collaboratori e 334.019 professionisti. Oltre 433 milioni di voucher venduti dal 2008 al 2017
In calo i lavoratori parasubordinati
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Il numero di lavoratori parasubordinati, che versano i contributi alla gestione separata Inps, nel 2016 risulta pari a 1.251.907, di cui 917.888 collaboratori e 334.019 professionisti. È quanto risulta dai dati definitivi dell'Osservatorio Inps sui lavoratori parasubordinati, che confermano, dal 2012 al 2016, la riduzione dei collaboratori (-35,6%, ossia 508.477 in meno) e un aumento dei professionisti (+13,2%, ossia 38.906 in più). Nel 2012, i collaboratori erano infatti 1.426.365, i professionisti 295.113, per complessivi 1.721.478 di lavoratori parasubordinati. Il cui calo, sempre dal 2012 al 2016, risulta dunque di 469.571 unità. Questa variazione, viene ribadito, è da legare, oltre che alle dinamiche del mercato del lavoro, anche agli interventi legislativi che negli anni si sono succeduti, dalla riforma Fornero del lavoro al Jobs act.

Mentre sono 433 milioni i voucher di importo nominale pari a dieci euro venduti dall'avvio della sperimentazione, nel 2008, fino alla sopressione del marzo 2017 (104 mesi).
La tipologia di attività per la quale è stato complessivamente acquistato il maggior numero di voucher è il Commercio (17,4%). La consistenza della voce "altre attività" (34,8% e include "altri settori produttivi", "attività specifiche d'impresa", "maneggi e scuderie", "consegna porta a porta", altre attività residuali o non codificate) è il riflesso della storia del lavoro accessorio, all'origine destinato ad ambiti oggettivi di impiego circoscritti (quindi codificabili), negli anni progressivamente ampliati, fino alla riforma contenuta nella legge n. 92 del 2012 che permette di fatto l'utilizzo di lavoro accessorio per qualsiasi tipologia di attività.

Il ricorso ai voucher è concentrato nel Nord del Paese: il Nord-est con 157,5 milioni di voucher venduti incide per il 36,4%, mentre il Nord-ovest con 129,0 milioni di voucher venduti incide per il 29,8%. La regione nella quale si è avuto il maggiore ricorso ai voucher è la Lombardia, con 77,1 milioni di buoni lavoro venduti. Seguono il Veneto, e l'Emilia Romagna.

Il numero di lavoratori è cresciuto significativamente negli anni, mentre il numero medio di voucher riscossi dal singolo lavoratore è rimasto sostanzialmente invariato: circa 60-70 voucher l'anno (il dato del 2017 è ovviamente limitato ai primi mesi). Poiché l'importo netto che il lavoratore riscuote per ogni voucher è di 7,50 euro, si ricava (come ordine di grandezza) che il compenso annuale medio netto oscilla attorno a 500 euro. Non ci sono differenze significative tra i sessi in termini di compenso. L'età media si è ormai stabilizzata attorno a 36-37 anni. La percentuale di maschi è progressivamente diminuita in ogni anno dal 2018 al 2017, arrivando a essere il 45% negli ultimi mesi di operatività del lavoro accessorio.

La quota di lavoratori di cittadinanza extracomunitaria è aumentata costantemente e sia nel 2016 che nel 2017 ha superato il 9%. Non ci sono differenze significative nel numero medio di voucher riscossi rispetto alla cittadinanza. Per ogni soggetto può essere calcolato il primo anno di lavoro accessorio, al fine di quantificare il numero di 'nuovì lavoratori che accedono al sistema dei voucher: la quota di "nuovi" lavoratori, maggioritaria, è andata progressivamente riducendosi negli anni.

Su 1.776.110 lavoratori che hanno svolto attività nel 2016 il numero di "nuovi" lavoratori è stato pari a 899.352, vale a dire il 51% (tale quota era del 71% cinque anni prima). Nei pochi mesi di operatività
del lavoro accessorio nel 2017, la quota di 'nuovì lavoratori è stata invece più contenuta.

Sempre per i 1.776.110 lavoratori che hanno svolto attività nel 2016 (ultimo anno di lavoro accessorio "pieno") risulta che oltre la metà (53,6%) ha riscosso nell'anno un numero di voucher minore o uguale di
40,e appena un lavoratore su dieci (11,0%) ha riscosso nell'anno più di 200 voucher.

Infine, nei primi tre mesi del 2018 le pensioni liquidate dall'Inps sono state 110.997 per un importo medio di 1.093 euro. Nei primi tre mesi del 2017, le pensioni liquidate erano risultate 121.095: il dato 2018 mostra quindi un calo dell'8,3%. L'importo medio era invece di 1.042 euro. Nell'intero 2017 sono state infine liquidate 586.033 pensioni, per un importo medio di 998 euro.

Dalle tabelle dell'Inps emerge che nel primo trimestre dell'anno sono state 29.564 le pensioni di vecchiaia con importo medio di 761 euro, mentre sono state 31.397 quelle di anzianità che hanno registrato un importo medio di 2.044 euro. Sempre nei primi tre mesi dell'anno sono ammontate a 7.772 le pensioni di invalidità, con assegni medi di 768 euro e 42.264 quelle ai superstiti con importi medi di 678 euro.

Nel 2017 sia i requisiti di età per la vecchiaia, sia quelli di anzianità per la pensione anticipata, sono rimasti invariati rispetto al 2016. Invece nel 2018 è scattata l'equiparazione fra uomini e donne a 66 anni e sette mesi dei requisiti per la pensione di vecchiaia per i dipendenti privati e i lavoratori autonomi. L'Inps ricorda inoltre che per la pensione anticipata nel 2018 non sono previsti cambiamenti nei requisiti per la generalità dei lavoratori, ma viene introdotta la possibilità di pensionamento anticipato con soli 41 anni di contributi, per i cosiddetti 'precoci', con richiesta di certificazione dei requisiti per l'accesso al beneficio entro il primo marzo 2018.

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