martedì 6 febbraio 2018
L'Italia è l'11esima nazione in Europa sia per numero di start up che sono riuscite a diventare imprese solide, sia per capitali raccolti da queste aziende per poter crescere
Cinque miliardi di euro in cinque anni
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Un piano da cinque miliardi di euro per le start up in grado di coinvolgere istituzioni e grandi imprese italiane, un nuova cabina di regia per potenziare l'ecosistema dell'innovazione e una nuova task force per individuare strumenti legislativi aggiornati per le neo imprese innovative. Sono questi i principali elementi emersi durante la tavola rotonda organizzata da Agi a Roma, a cui hanno partecipato 40 tra investitori, venture capitalist e imprenditori dell'innovazione italiana, riuniti per chiedere al prossimo governo di cominciare a prendere sul serio la questione delle start up italiane, definita da molti oramai una «emergenza nazionale».

La prima proposta è arrivata da Salvo Mizzi, ex amministratore delegato di Invitalia Ventures, passato a novembre a Principia Sgr come general partner, che propone la creazione di un fondo di fondi di coinvestimento, dei Piani individuali di risparmio e di coinvolgere le grandi idee italiane per azioni concrete di venture capitale: «Il bilancio dei cinque anni che abbiamo alle spalle è negativo - ha detto in apertura dei lavori Mizzi - abbiamo chiuso il quinquennio con dati in capacità di investimento che ci pongono ultimi in Europa, dietro Grecia e Portogallo come capacità di funding dell'innovazione». Ricordando che oramai le più grosse aziende mondiali sono nate proprio dal venture capital, come Google, Facebook o Amazon, Mizzi ha poi aggiunto che a differenza di quanto avviene in Europa, dove le start up ricevono sempre più investimenti, in Italia la situazione è contraria: «Il trend è negativo. Mentre nel 2012-2017 l'Europa ha segnato un balzo di +40%, in Italia siamo a -40%. Quello che molti di noi chiedono alla prossima legislatura è voltare pagina. Un'assunzione di responsabilità». Mizzi ha rappresentato la voce di molti venture capital
presenti in sala, uniti nella richiesta dell'attivazione di un fondo pubblico che facilita questo particolare tipo di investimento ad alto rischio, ma potenzialmente in grado di dare grandi ritorni agli investitori.

La sua proposta è stata condivisa da molti dei venture capitalist presenti, tra cui, Gianluca Dettori (Primomiglio Sgr), Riccardo Donadon (Hfarm), Paolo Barberis (Nana Bianca), Marco Trombetti (PiCampus), Andrea Di Camillo (P101), Claudio Giuliano (Innogest), Massimiliano Magrini (United Ventures), Fausto Boni (360 Capital Partner).

Nel 2017 sono stati investiti 110,8 milioni in start up italiane, 68 milioni in meno rispetto ai 178 milioni del 2016 (-39%): è la prima volta negli ultimi tre anni che si assiste ad un'inversione di marcia rispetto alla crescita degli investimenti in neo imprese innovative. È quanto evidenziato nel corso dell'evento #StartupDay: mettete il futuro nei vostri programmi, che ha riunito i protagonisti del
mondo italiano delle startup per chiedere al Ministro dello sviluppo economico e a tutte le forze politiche un Piano nazionale per l'innovazione. L'Italia del 2017 ha investito esattamente gli stessi soldi di cinque anni fa, del 2012, a quando risale il primo dato
disponibile sugli investimenti in venture capital. Il problema dell'Italia, è stato evidenziato, è quindi che le oltre 10mila start up italiane non trovano finanziatori: e i cento milioni investiti negli ultimi 12 mesi portano l'Italia a un abisso di distanza rispetto ai principali paesi europei, con Francia, Germania e Regno Unito che investono oramai stabilmente cifre superiori ai due miliardi di euro ogni anno. L'Italia è l'11esima nazione in Europa sia per numero di start up che sono riuscite a diventare imprese solide, sia per capitali raccolti da queste aziende per poter crescere. Ultima tra le grandi nazioni europee, ma indietro anche a mercati molto più piccoli, come la Svizzera o l'Irlanda. E pesa soprattutto l'eredità culturale delle piccole e medie imprese, che non possono essere declinate sul modello delle startup. È la fotografia che emerge dal report "Scaleup Italy" di Mind The Bridge, presentato durante lo Startup Day.

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