mercoledì 2 settembre 2020
Giuseppe Ursino, ceo del JO Group, invita a non sprecare l’opportunità dei fondi Ue per investire nello sviluppo del Mezzogiorno
Giuseppe Ursino, ceo del JO Group

Giuseppe Ursino, ceo del JO Group

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Lo storico accordo in sede europea sul Recovery Fund, al netto di entusiasmi o sterili contrapposizioni, rappresenta un’opportunità di rilancio unica in particolare per tutto il Sud, come del resto secondo gli intenti europei. «Mai vista una tale quantità di fondi come quella messa in campo: ma ora più che mai servirà, per l’individuazione degli interventi da finanziare, una visione strategica di cosa è da intendersi per sviluppo» afferma Giuseppe Ursino, ceo del JO Group, cluster di aziende con core business in digital transformation e consulenza su fondi europei, con sede a Catania, primo classificato in Sicilia nel 2019 per il bando su "Smart Cities & Communities" afferente alla Strategia regionale dell’Innovazione per la Specializzazione Intelligente.

Prima di tutto, premette Ursino, è necessario partire dall’assunto che l’accessibilità è il fattore chiave per lo sviluppo economico di un territorio. «L’inaccessibilità in termini infrastrutturali è emblematica di un’ingiustizia socio- economica irrisolta che da sempre subisce la mia terra, come buona parte del Sud, e che finora ahimè – ammonisce Giuseppe Ursino, alludendo alla Sicilia che ben conosce – noi meridionali abbiamo accettato con un approccio mentale sottomesso. D’altra parte, se anche in occasione del Recovery Fund si continuerà con l’andazzo, riacuitosi negli anni ’90 con la Seconda Repubblica, di polarizzare tutte le infrastrutture nel Centro-Nord del Paese, continueranno inevitabilmente a crescere la sperequazione economica e l’emigrazione dall’intero meridione».

Già più volte, del resto, i governi nazionali sono stati richiamati dall’Unione Europea per il marcato disinteresse rispetto alle politiche economiche a supporto del Sud Italia e per il susseguente inaccettabile protrarsi di quella dualità italiana che vede, a fronte di un Nord ricco di opportunità, un Sud abbandonato a sé stesso. «Ma a chi conviene ancora questo? – s’interroga Ursino, impegnato professionalmente dal ’95 su fondi strutturali e fondi europei diretti gestendo centinaia di progetti –. Le istituzioni locali, i corpi intermedi, le 'risorse morali' del Sud devono in queste settimane, prima che i giochi siano fatti, trovare il modo di farsi sentire e far valere quella 'fame di infrastrutture' che ogni giorno paghiamo a caro prezzo con povertà, disoccupazione ed emigrazione di massa».

D’altra parte, quale migliore occasione del Recovery Fund per riparare ai tagli per decenni operati al Sud ai danni di scuola e sanità e all’azzeramento nei fatti della spesa per infrastrutture, scelte che hanno accelerato un’inaccettabile crescita delle diseguaglianze. «Per quanto ancora ci dovremo accontentare di non avere neanche un anello autostradale che completi il triangolo dell’Isola? - chiede - Per quanto ancora dovremo subire il danno economico e sociale di non avere l’alta velocità ferroviaria? Per quanto ancora subire un aeroporto catanese depotenziato dalla mancanza di una pista di atterraggio lunga per far crescere i voli diretti, che sono il più efficace volano di traffico turistico? Quando saranno applicati i livelli essenziali di assistenza per tutte le prestazioni, i servizi e le attività del servizio sanitario nazionale, affinché si abbiano prestazioni uniformi su tutto il territorio nazionale?» Il Recovery Fund rappresenta evidentemente una straordinaria occasione. «Quest’enorme allocazione di miliardi si deciderà nelle prossime settimane: quanti si ritengono 'classe dirigente' trovino canali di comunicazione, costruiscano forza negoziale da far valere sui tavoli dove già si stanno prendendo queste decisioni così vitali per il nostro futuro - è l’appello di Giuseppe Ursino, che conclude: - lo dobbiamo soprattutto a quella 'Next Generation' che non a caso ha dato il nome al grande accordo europeo, quella dei nostri figli ai quali, altrimenti, dovremo continuare a spiegare come per il loro futuro sarà meglio lasciare questa terra e andare via».

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