venerdì 20 agosto 2021
Sono 3,3 milioni i lavoratori irregolari in Italia. Prevista l’assunzione di 2mila ispettori. Bandi dell’Inail per diffondere le iniziative di sicurezza nelle pmi
In arrivo nuovi ispettori del lavoro

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Più controlli e più prevenzione contro il lavoro nero e gli infortuni. I 3,3 milioni di lavoratori irregolari in Italia producono un Pil di 77,8 miliardi di euro di valore aggiunto (stime Istat elaborate dalla Cgia di Mestre). Il tasso di irregolarità è al 12,8 %, mentre il peso del valore aggiunto generato dall'economia sommersa è del 4,9 %. Una piaga sociale ed economica che su base regionale presenta livelli diversificati. La Lombardia, sebbene conti oltre 504mila lavoratori occupati irregolarmente, è il territorio meno interessato dal fenomeno: il tasso di irregolarità è pari al 10,4%, mentre l'incidenza del valore aggiunto prodotto dal lavoro irregolare sul totale regionale è pari al 3,6%, il tasso più basso presente nel Paese. Per contro, la situazione più critica si registra in Calabria: a fronte di soli 135.900 lavoratori irregolari, il tasso di irregolarità è del 22% e l'incidenza dell'economia prodotta dal sommerso sul totale regionale ammonta al 9,8%. Dopo la Lombardia, tra le regioni solo "sfiorate" dal "nero", ci sono il Veneto, la provincia di Bolzano, il Friuli Venezia Giulia, il Piemonte e l'Emilia Romagna. In queste realtà il peso del fatturato generato dal sommerso sul Pil regionale oscilla tra il 3,7% e il 4%. In coda, poco prima della Calabria, è altrettanto critica la situazione della Puglia (7,1%), della Sicilia (7,8%) e della Campania (8,5%).

Secondo la Cgia si può individuare inoltre una correlazione, seppur non lineare, tra il maggior numero di infortuni e morti sul lavoro e il sommerso. Le statistiche ufficiali faticano tuttavia a dimostrarlo, perché le persone che si infortunano o non denunciano l'accaduto o, quando sono costrette a farlo, dichiarano il falso per non danneggiare i "caporali" o coloro che li hanno ingaggiati irregolarmente.

Anche per questo servono più controlli. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede l'assunzione di 2mila ispettori del lavoro, che si aggiungeranno ai 4.500 già operativi. Con questo importante aumento dell'organico si arriverà - entro il 2024 - a un +20% delle ispezioni contro la media del triennio 2019-2021. I concorsi erano già stati banditi, poi sono stati bloccati a causa della pandemia e adesso sono ripartiti, grazie ai nuovi protocolli di sicurezza varati dal ministero della Pubblica Amministrazione. «C'è ancora un numero inaccettabile di vittime sul lavoro - ha detto il ministro del Lavoro Andrea Orlando -. Di qui il nostro impegno affinché si adotti un Piano d'azione nazionale per rafforzare la lotta al lavoro sommerso e irregolare. Impegno che è stato assunto nelle riforme del Pnrr».

Inoltre, tra le priorità individuate dall’Inail, figurano l’estensione della tutela assicurativa agli oltre tre milioni di lavoratori che non ne hanno ancora diritto e maggiori risorse per il potenziamento della prevenzione degli infortuni. «Alla luce dell'aumento degli infortuni con menomazioni più lievi e dell'insorgenza della nuova tipologia rappresentata dai contagi da Covid-19 - ha spiegato il presidente dell'Inail Franco Bettoni - riteniamo fondamentale garantire un indennizzo per i danni all'integrità psicofisica del lavoratore a seguito di incidenti sul lavoro e malattie professionali anche con un'invalidità inferiore al 6%. Raggiungere l'obiettivo della completa eliminazione della franchigia sarebbe un atto di grande civiltà». Un'altra delle sfide più urgenti da affrontare riguarda il rafforzamento delle iniziative di prevenzione. «Ci impegneremo per incrementare i fondi destinati ai bandi Isi, soprattutto per le piccole e medie imprese - ha assicurato a questo proposito Bettoni - e lavoreremo per potenziare il ruolo strategico della ricerca, in una logica di rete e di condivisione delle conoscenze, diventata ormai una metodologia consolidata ed efficace».

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