venerdì 8 febbraio 2019
Calo annuale del 5,5% a dicembre: è il dato peggiore dal 2012. L’Istituto di statistica avverte: gli indicatori "anticipatori" mostrano che è a rischio la «tenuta dei livello di attività economica»
Ansa

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La battuta d’arresto dell’economia nel quarto trimestre certificata dall’Istat; gli indici Pmi sulla fiducia dell’industria e dei servizi che a maggio hanno fatto segnare una nuova battuta d’arresto; la nota del Fmi sul debito; la revisione al ribasso delle stime di crescita del Paese da parte delle Commissione europea; le recenti tensioni diplomatiche con la Francia. La nota mensile sull’andamento dell’economia del Bel Paese è chiara: il rallentamento dell’economia internazionale si è prolungato anche nell’ultima parte dello scorso anno: «Nel quarto trimestre 2018, il Pil italiano ha segnato la seconda variazione negativa consecutiva, determinata da una nuova flessione della domanda interna. A gennaio 2019, il clima di fiducia dei consumatori, dopo due flessioni consecutive, ha segnato un aumento mentre è proseguito il peggioramento dell’indice di fiducia delle imprese. L’indicatore anticipatore ha registrato una marcata flessione, prospettando serie difficoltà di tenuta dei livelli di attività economica».

Sfogliando l’ultima statistica Istat sulla produzione industriale si ha la conferma del momento no del nostro Paese. A dicembre, infatti, è nuovamente diminuita la produzione industriale con una variazione ampiamente negativa sia in termini mensili sia annuali. E si tratta, evidenzia l’Istituto di statistica, «di una flessione diffusa a livello settoriale». Il fatto è che, dopo il punto massimo toccato nel dicembre 2017, la produzione industriale in tutti i trimestri dell’anno passato ha registrato, senza considerare i fattori stagionali, flessioni in tutti i trimestri con un calo maggiormente accentuato nell’ultimo.

Nonostante ciò nell’arco dei dodici mesi i livelli produttivi hanno registrato una crescita moderata grazie all’effetto trainante dell’andamento positivo dell’anno precedente. E viene rilevata una dinamica positiva per il settore dei beni strumentali e per quello dei beni di consumo, mentre i beni intermedi e il settore energetico sono risultati in flessione.

Nel dettaglio l’Istat segna che a dicembre 2018 l’indice della produzione industriale è diminuito dello 0,8% rispetto a novembre e, nel complesso, del quarto trimestre il livello della produzione registra una flessione dell’1,1% rispetto ai tre mesi precedenti. L’indice destagionalizzato mensile mostra comunque un lieve aumento congiunturale solo nel comparto dei beni intermedi cresciuti dello 0,1%; sono diminuiti, invece e in misura marcata, i beni di consumo che hanno segnato un calo del 2,9% e l’energia con un calo dell’1,5%. Variazione nulla, infine, per i beni strumentali. Pur considerando il calendario particolare del mese – i giorni lavorativi sono stati 19 contro i 18 di dicembre 2017 –, dicembre 2018 ha visto l’indice della produzione diminuire in termini tendenziali del 5,5% il peggiore dal 2012. Nella media del 2018 la produzione è cresciuta dello 0,8% rispetto all’anno precedente.

Gli indici nel mese fanno segnare un’accentuata diminuzione tendenziale per i beni di consumo, con un calo del 7,2% e per i beni intermedi, scesi del 6,4%; diminuzioni più contenute si osservano, invece, per l’energia calata del 4,4% e per i beni strumentali del 3,5%. Resta il fatto che tutti i principali settori di attività economica registrano variazioni negative. Le più rilevanti sono quelle dell’industria del legno, della carta e stampa, con un crollo del 13%, delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori, con una diminuzione dell’11,1% e della fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi scesi del 7,9%. Il calo prosegue con la voce apparecchiature elettriche (-6,4%); il calo del 5,5% è condiviso da attività manifatturiere, metallurgia/affini e fabbricazione mezzi di trasporto.
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