giovedì 8 ottobre 2020
I sindacati mettono in atto la protesta annunciata per rivendicare il contratto firmato il 31 luglio scorso
La conferenza stampa di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil

La conferenza stampa di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil - Archivio

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Confermato lo sciopero di quattro ore e presidi sotto aziende alimentari dei territori, sedi locali di Confindustria e a Roma sotto Federalimentare. I sindacati Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil mettono in atto la protesta annunciata per rivendicare il contratto firmato il 31 luglio scorso con Unionfood, Assobirra e Ancit come «l'unico contratto nazionale». Lo hanno ribadito oggi in una conferenza stampa i tre segretari generali Giovanni Mininni (Flai Cgil), Onofrio Rota (Fai Cisl) e Stefano Mantegazza (Uil Uila) annunciando anche la volontà di proseguire la mobilitazione con un nuovo sciopero il 9 novembre qualora «non ci fossero le adesione necessarie al contratto del 31 luglio ci sarà un ulteriore sciopero di otto ore in tutta Italia con manifestazioni in 20 piazze italiane con collegamenti in streaming».


Sono oltre 400mila gli addetti occupati nelle 57mila imprese italiane per l’industria alimentare: quasi 54mila per il food e oltre 3mila per il beverage. Ci sono poi oltre 5mila cooperative della trasformazione alimentare con 94mila occupati.

«Chiediamo un solo contratto per tutti - spiega Rota -. Di fronte allo strappo compiuto da 11 associazioni datoriali, che si sono rifiutate di firmare il rinnovo del contratto nazionale dell'industria alimentare, sono state proclamate mobilitazioni in tutte quelle aziende che non riconoscono il nuovo contratto di lavoro. Ribadiamo con fermezza che il Contratto nazionale degli alimentaristi industriali è quello siglato la notte del 31 luglio 2020 con Unionfood, Assobirra e Ancit. Chiediamo pertanto a Federalimentare e a tutte le organizzazioni datoriali di aderirvi. A darci ragione sono le numerose aziende che, smentendo le proprie associazioni di categoria, hanno già firmato con le organizzazioni sindacali territoriali l'applicazione del Ccnl del 31 luglio 2020. Va rispettato anche perché è coerente con il Patto per la fabbrica. Tra i punti a favore: la formazione agibile per tutti, il potenziamento del welfare, l'aumento salariale. Inoltre bisogna rispettare lo sforzo dei lavoratori durante il lockdown, che ha consentito gli approvvigionamenti al Paese».


Secondo Mininni, «il contratto nazionale c'è e va applicato, per le aziende che non lo faranno la mobilitazione continuerà ben oltre il 9 ottobre e proseguirà fino a quando non verrà riconosciuto il diritto all'applicazione del Ccnl appena rinnovato. Il consenso dei lavoratori è stato altissimo. Le dichiarazioni di Federalimentare che considera quello del 31 luglio 2020 un accordo di settore è priva di fondamento ed ha il solo scopo di giustificare un'incomprensibile presa di posizione che mira a dividere il fronte dei lavoratori, indebolire il sindacato e negare le importanti conquiste economiche e normative che il nuovo Ccnl vuole garantire».

«Abbiamo sensazioni positive per lo sciopero di domani - conclude Mantegazza -. Abbiamo riscontrato un grande consenso sui contenuti del contratto sia in piccole imprese che in grandi gruppi. Nel caso non venga rispettato l'accordo del 31 luglio, continueremo la mobilitazione con il blocco di flessibilità, straordinari e prestazioni aggiuntive. Fino al nuovo sciopero di otto ore previsto per il 9 novembre».


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