venerdì 25 gennaio 2019
Fare impresa e innovare guidati dai dati è oggi fondamentale. Se ne è parlato oggi con testimonianze di docenti universitari, manager e esperti all’Unimarconi di Roma
Innovazione determinante anche in aziende tradizionali e pmi
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L'utilizzo intelligente, profondo e diffuso dei dati è oggi dirompente: diventa un fattore di cambiamento e vincente anche per le aziende tradizionali e non legate al digitale o al commercio elettronico (74,9%) e può avvantaggiare le medie imprese sulle grandi (62,4%). Lo evidenzia una ricerca condotta su 1.266 dirigenti, intervistati da Astra Ricerche per Manageritalia. Si tratta di un campione rappresentativo anche dell'universo delle imprese italiane con struttura manageriale.

L'indagine è stata presentata oggi all'Unimarconi (Università degli studi Guglielmo Marconi) di Roma nel corso dell'incontro finale del percorso di formazione Data driven innovation impresa 4.0. A parlarne, oltre ai docenti dell'Ateneo che hanno curato i vari ambiti nel percorso formativo, manager e esperti.

Più della metà delle aziende intervistate utilizza i dati per gestire le relazioni con i clienti (il 69,5% ha un Crm) e per dialogare con fornitori e clienti (55,5%). Poco più di un terzo (37,2%) ha un sistema di Big Data Analisys, mentre il 44,8% ha un sistema di e-commerce (completo 19,4% o parziale 25,4%). I manager dicono che le aziende data driven saranno molto più numerose nei prossimi tre anni (84,7%) e avranno importanti vantaggi competitivi, più quelle del terziario (90,8%) che quelle dell'industria (82,3%).

Un uso smart dei big data è "dirompente" perché può ribaltare i rapporti di forza sul mercato (77,7%) e consentire ad alcune piccole imprese di compiere una rapida e solida espansione (76,1%). È quello che pensa la maggioranza dei manager intervistati. La quasi totalità (89%) pensa anche che per valorizzare e utilizzare davvero i dati in modo 'smart', intelligente, profondo e diffuso, e vincente in azienda bisogna riuscire a far lavorare in quest'ottica anche in non specialisti. Quindi, serve una cultura diffusa di gestione e utilizzo dei dati (93,8%) determinata soprattutto da un cambiamento favorito e spinto dall'alto (87,9%).

Se tutti devono lavorare "intelligentemente" con i dati tra le aree funzionali che lo devono fare di più troviamo: vendite e commerciale (98,3% molto più abbastanza, 74,2% molto), marketing e comunicazione
(95,7%, 73,8%), produzione e logistica (91,9%, 52,3%), direzione generale (89,7%, 53,5%). Vengono poi acquisti (85,8%, 44,5%), finanza/amministrazione (82%, 47,2%) e Hr (73,2%, 32,9%).

Per i manager anche i semplici dati sono comunque rilevantissimi per il business (87,6%). Poi la falsa barriera dei costi: molte aziende potrebbero utilizzare dati in modo molto più efficace e investendo molto meno di quanto pensino (83%). Solo poche aziende, dicono, potrebbero cambiare business model grazie all'uso dei dati, mentre molte potrebbero comunque ottenere grandi vantaggi competitivi grazie a un uso più smart dei dati a disposizione (70,4%). Negano anche che l'utilizzo dei dati sia fondamentale solo per le aziende che hanno una componente on line molto rilevante, come l'e-commerce, un intenso rapporto con i consumatori/cittadini on line (55,1%).

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