mercoledì 9 marzo 2011
Una ricerca quantitativa e qualitativa, condotta da Fondazione Politecnico di Milano, Politecnico di Milano, Dipartimento di Energia, e Assolombarda, misura il grado di preparazione, valutandone le competenze acquisite in relazione all’inserimento lavorativo in un settore, come quello dell’energia, in continua espansione.
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Risultano essere occupati professionalmente in gran parte con un contratto a tempo indeterminato. Nel giro di due mesi e mezzo dal conseguimento della laurea riescono a trovare un impiego. Vivono e lavorano soprattutto in Italia nel settore della fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata per aziende private. Hanno, nella maggior parte dei casi, conseguito la laurea specialistica magistrale e conoscono almeno una lingua straniera. Le loro conoscenze universitarie e le abilità specifiche sono più sviluppate delle competenze relazionali e gestionali. Non trovano particolari difficoltà ad inserirsi in un ambiente di lavoro e ritengono che i corsi universitari seguiti siano stati utili per il tipo di lavoro in cui sono impiegati e, quindi, li consiglierebbero ai loro amici.È questo il profilo che emerge da un’indagine realizzata da Fondazione Politecnico di Milano, Politecnico di Milano, Dipartimento di Energia, e Assolombarda, su un campione di circa 200 tra ingegneri e studenti in corsi di ingegneria energetica, di cui il 54% laureati e lavoratori, l’11% studenti laureandi che stanno maturando o hanno già maturato esperienze professionali ed il 35% studenti senza alcuna esperienza lavorativa. Tra chi possiede il titolo di laurea, quasi il 90% ha conseguito al Politecnico di Milano quello in ingegneria energetica, una minoranza, invece, in ingegneria nucleare e in ingegneria meccanica. «L’indagine rientra nell’ambito delle attività svolte dall’Osservatorio sulle Competenze degli Ingegneri, frutto della collaborazione tra l’Ateneo, Fondazione Politecnico di Milano e Assolombarda, in grado di fornire informazioni e dati quantitativi sulla domanda e l’offerta di ingegneri in Italia - spiega Graziano Dragoni, Direttore Generale Politecnico di Milano e Fondazione Politecnico di Milano -. L’Osservatorio trae spunto dagli stimoli derivanti dal processo di Bologna e dai descrittori di Dublino nel definire ordinamenti didattici che specificano obiettivi formativi in termini di risultati di apprendimento attesi. Si è partiti da uno studio che aveva l’obiettivo di individuare il fabbisogno di ingegneri nell’ipotesi di comparazione del nostro sistema industriale con quello di paesi confrontabili come Francia e Germania. Si è poi specializzato negli ultimi anni attraverso l’analisi delle varie tipologie dell’ingegneria. In passato abbiamo svolto le stesse indagini per gli ingegneri elettrici e poi per i meccanici, il prossimo anno ci rivolgeremo ai chimici. Il corso di laurea in ingegneria energetica è molto recente. In Italia è nato per primo al Politecnico di Milano, nell’a.a 2000-2001, già nel nuovo ordinamento laurea triennale e specialistica. Un’attenzione particolare è riservata all’analisi della coerenza tra le competenze che i giovani ingegneri sviluppano durante i percorsi formativi universitari e quelle richieste dal mercato del lavoro. L’obiettivo è quello di alimentare un dialogo continuo tra mondo accademico e tessuto produttivo, che aiuti il confronto fra la domanda di risorse da parte delle aziende e l’offerta di laureati, dottorati e ricercatori da parte degli atenei».«Da questo incontro ci aspettiamo indicazioni utili su come procedere sul piano del raccordo tra domanda e offerta di professionalità tecnologiche a elevata qualificazione come quelle degli ingegneri -dichiara Alberto Meomartini, presidente di Assolombarda -. In questo senso, l’obiettivo strategico è lo sviluppo della massima sinergia possibile tra università e imprese. Un obiettivo che Assolombarda persegue sviluppando, ormai da molti anni, interessanti esperienze di collaborazione con il sistema universitario del territorio quali gli stage aziendali, i master universitari progettati e gestiti in partnership tra atenei e imprese nell’ambito dei contratti di apprendistato di alta formazione, i Dottorati di Ricerca “Executive”, riguardanti progetti ricerca di interesse industriale».L’indagine: obiettiviLa ricerca è stata condotta tra i laureati in ingegneria energetica, dai primi ad avere conseguito il titolo nel 2003 ad oggi. L’indagine mette a confronto le aspettative e le attese dei giovani con le esigenze delle imprese. Vengono valutate la competenza e le conoscenze acquisite nel percorso di studio in relazione all’inserimento nella realtà produttiva in un settore, come quello dell’energia, di grande attualità e in continuo divenire dal punto di vista tecnico e culturale.In particolare, oltre a fotografare lo scenario e lo spettro delle possibili occupazioni per un ingegnere energetico, è stata riservata una forte attenzione all’analisi dell’efficacia del percorso formativo in termini di: - grado di acquisizione di un ampio ventaglio di competenze durante il corso di studi;- importanza di tali competenze per l’attività lavorativa;- eventuali gap formativi tra competenze “fornite” dal corso di studi e competenze “utili” per la propria attività lavorativa.L’indagine: i risultatiIl cuore della ricerca è rappresentato dai dati relativi a condizione occupazionale, formazione ed esperienza di laureati occupati o studenti che hanno maturato esperienze lavorative. I dati, inoltre, esprimono giudizi sull’efficacia del corso in Ingegneria Energetica, sulla soddisfazione rispetto all’intero percorso universitario e sulla posizione lavorativa raggiunta.Tra chi  ha già fatto il suo ingresso nel mercato del lavoro:- il 61,1% ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato;- il 12,1% ha un contratto a tempo determinato;- il 7,4% ha un contratto di stage post-laurea;- il 5,6% ha intrapreso la professione del libero professionista;- il 4,6% è occupato con un contratto di apprendistato;- il 6,5% è in cerca di una prima occupazione;- l’1,9% è disoccupato e in cerca di un nuovo lavoro. L’86,4% lavora in Italia, il resto in giro per il mondo tra Francia, Irlanda, Austria, Giappone, Stati Uniti, Turchia, Spagna, Russia, Regno Unito, Repubblica Slovacca. Nel 91% dei casi le aziende appartengono al settore privato.L’ultima retribuzione netta mensile percepita- dal 32,1% degli ingegneri considerati dall’indagine è compresa in un range che va da 1500 a 2000 euro;- seguito da un altrettanto 32,1% di ingegneri il cui ultimo stipendio va dai 1000 ai 1500 euro;- dal 21,7% che ha una retribuzione che si attesta attorno ai 1000 euro;- dall’8,5% che ha una retribuzione compresa tra i 2000 e i 2500 euro;- dal 3,8% degli ingegneri con oltre 3000 euro netti al mese;- e infine dall’1,9% con uno stipendio compreso tra i 2500 ed i 3000 euro netti mensili.Tra i motivi che hanno favorito la candidatura presso l’attuale azienda, vi sono in primo luogo la possibilità di crescere professionalmente, la tipologia di lavoro, la possibilità di accedere a know-how eccellente, il tipo di azienda e la possibilità di muoversi a livello internazionale. A seguire la remunerazione, l’ambiente di lavoro e la possibilità di accedere a programmi di formazione.Il 94,5% del campione ritiene che i corsi universitari seguiti siano stati utili per il lavoro che attualmente sta svolgendo ed il 94,2% consiglierebbe ai propri amici di iscriversi agli stessi corsi universitari. Il 90,4% è soddisfatto della sua attuale posizione lavorativa, il 77% ritiene comunque utili ulteriori momenti di formazione. Le competenze acquisite e il livello di applicazione e di efficacia nel mondo del lavoroAnalizzando le competenze acquisite e messe in pratica nel mondo del lavoro da parte degli ingegneri energetici, risulta che sotto l’aspetto delle conoscenze più tipicamente universitarie (per es. sistemi energetici e impianti elettrici-termici, aspetti ambientali e di risparmio energetico, fisica, matematica, termo-fluido dinamica, strutture e meccanica), la preparazione risulta essere più che adeguata. Cosi come per le capacità e le competenze applicate ( per es. conoscenza e comprensione dei principi scientifici di base relativi alla propria specializzazione ingegneristica, capacità di applicare le conoscenze maturate per proporre soluzioni utili al miglioramento dei processi, identificazione, formulazione e risoluzione di problemi ingegneristici, analisi di prodotti e di processi che richiedono conoscenze multidisciplinari) e per le abilità specifiche (per es. la capacità di pianificare e gestire i processi di produzione di energia o di altri beni).Margini di miglioramento si riscontrano quando si ha a che fare con le competenze di tipo relazionale e gestionale, che la maggior parte del campione dichiara di essere essenziali in ambito lavorativo. Tra queste spiccano le capacità che permettono di valutare gli impatti economici derivanti dalle diverse soluzioni ingegneristiche e che consentono di applicare tecniche di Project Management e Risk Assessment per gestire attività e progetti. Lo stesso vale perle capacità di team work, ovvero di tessere reti relazionali interne ed esterne all’azienda utili agli obiettivi di business, e di muoversi con particolare facilità in contesti internazionali.Il 15,5% degli ingegneri coinvolti dall’indagine si trova ad essere a capo e responsabile di un team di più persone, il 35,8% gestisce parte di un progetto di lavoro, il 18,3% lo gestisce per intero, l’11,9% non partecipa a progetti, mentre il 33,9% non lo gestisce in prima persona ma fa parte del team di lavoro. L’11,2% ricopre un ruolo di responsabilità a livello internazionale.In generale, il 42, 9% degli ingegneri energetici non incontra particolari difficoltà ad inserirsi in un ambiente di lavoro. La maggior parte degli ingegneri interpellati dall’indagine svolge il lavoro per cui ha studiato. Il 67,8%, infatti, fa il tipico lavoro da ingegnere e solo l’1,1% ha abbonato o non ha mai lavorato nel campo dell’ingegneria.
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