venerdì 8 gennaio 2021
Il 15% degli italiani si dice molto in ansia di perdere il posto e di non poter contare su un’adeguata protezione governativa se ciò accadesse
Il 15% dei lavoratori italiani teme di perdere il posto

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Lavoro come ancora di salvezza nei tempi di crisi: è quanto sembra emergere dall’indagine che Indeed, portale per chi cerca e offre lavoro, ha commissionato per indagare lo stato d’animo di lavoratori e datori di lavoro in 14 Paesi. L’indagine è stata svolta da CensusWide nel mese di novembre 2020 con metodologia Cawi. Ha coinvolto più di 17.500 persone (3.500 datori di lavoro e 14mila lavoratori) tra Regno Unito, Francia, Germania, Belgio, Olanda, Italia, Messico, Brasile, Stati Uniti, Irlanda, Australia, India, Singapore, Canada.

C’è preoccupazione nel Bel Paese
. Il 22% dei lavoratori partecipanti alla survey - pur avendo ricevuto supporto da parte del governo - ritiene che le misure implementate non siano state sufficienti per affrontare la crisi, mentre il 15% si dice molto in ansia di perdere il lavoro e di non poter contare su un’adeguata protezione governativa se ciò accadesse. Allo stesso tempo, un datore di lavoro su tre, vorrebbe maggiori informazioni sui piani del governo per poter valutare nuove assunzioni o la riconferma del personale. Cercare di supportare i propri dipendenti in quest’anno di crisi è stato fondamentale per il 77% delle aziende. Sforzi che non sono passati inosservati. Con percentuali molto più alte che nel resto della maggior parte dei Paesi europei, di una cosa sono certi gli italiani in questo tempo di bilanci: dall’inizio della pandemia, il proprio lavoro conta più che mai (60%).

Non a caso, avere un lavoro stabile è da considerarsi come una delle principali priorità per il 2021 per il 73% degli italiani, tanto che il 50% sarebbe disposto a sacrificare gratifiche e benefici accessori se in gioco ci fosse la stabilità della propria occupazione. Le ragioni, probabilmente, vanno al di là della sfera economica: un italiano su due sente di poter trovare supporto nel proprio datore di lavoro. Per il 60%, inoltre, il lavoro è stato una delle leve di maggior aiuto per navigare attraverso questi tempi di crisi. Non sono pochi quelli che hanno ritrovato una nuova verve professionale: tre italiani su quattro si sentono pronti a fare del proprio meglio.

Non è gratitudine a senso unico. Il 78% dei datori di lavori ritiene che i propri dipendenti abbiano fatto il massimo per aiutare le proprie aziende in quest’anno difficile e che siano una risorsa più importante che mai (73%). Nove su dieci, inoltre, si dichiarano pronti a implementare le misure necessarie per far fronte ai rischi derivanti dal Covid-19 e continuare a lavorare al meglio.

In linea con quanto è avvenuto anche nel resto del mondo, la vita lavorativa è molto cambiata anche per i lavoratori italiani. Confini sfumati tra vita privata e lavoro? Sì, per il 37%, ma anche più tempo con la famiglia (33%), più opportunità di svolgere da casa le proprie mansioni (29%) e un tendenziale miglioramento della conciliazione vita-lavoro (22%). Tra i cambiamenti intervenuti, e che i dipendenti e datori di lavoro si aspettano come permanenti, anche una maggiore attenzione all’igiene, alla tutela di salute e sicurezza (46%; 64%) e al benessere mentale (38%; 39%).

«Seppur la pandemia sia andata a colpire “i numeri” - gli andamenti economici - emerge un quadro con un approccio al lavoro più umano, dove l’individuo torna alla ribalta nella sua centralità. Nel 2020 abbiamo riscoperto il valore del lavoro, come garanzia di dignità e tutela della vita personale, con un ritrovato patto tra dipendenti e datori di lavoro. Solidali nell’attraversare tempi difficili e nel riconoscere che solo insieme si ottengono i risultati migliori», ha commentato Dario D’Odorico, Senior Sales Director di Indeed.com.


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