giovedì 20 aprile 2017
Sono ancora limitate al 3,5% delle imprese: solo l’1,7% delle aziende al Sud le adotta
Politiche di welfare aziendale in lieve aumento
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Politiche di welfare aziendale in lieve salita, ma ancora limitate al 3,5% delle imprese: solo l’1,7% delle aziende al Sud adotta schemi di welfare e, sul territorio nazionale, solo lo 0,7% prevede misure destinate ad asili nido all’interno delle strutture. Sono questi alcuni dei dati presentati all’Inapp, l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, in occasione del primo appuntamento di In Agenda, il ciclo di incontri che ha aperto con il suo primo ospite, l’imprenditore Brunello Cucinelli, in dialogo con il presidente Inapp Stefano Sacchi sui temi legati al mondo dell’impresa: dall’etica all’innovazione, dal ruolo del welfare aziendale all’investimento in formazione per la competitività.

Analizzando la propensione delle imprese a erogare e/o finanziare servizi di welfare (formazione, spese sanitarie, sostegno alle famiglie, piani pensionistici, asili nido e maternità) ai propri dipendenti nel contesto del sistema produttivo italiano, su un campione di 30mila aziende (l’89% delle quali a conduzione familiare), la rilevazione evidenzia che l’adozione di schemi di welfare sale al 24% quando si parla delle realtà produttive di grandi dimensioni, con più di 250 dipendenti.

Nel dettaglio le linee del welfare aziendale si concentrano per il 26,5% su misure a sostegno delle famiglie, per il 19% su asili nido, per il 10,4% riguardano piani pensionistici, per il 7,5% spese sanitarie e il 36,7% altri servizi. Dallo studio inoltre emerge che nelle imprese più attente ad interventi di welfare aziendale i lavoratori sono più istruiti, ricevono più formazione e l’occupazione è più stabile; investendo di più nei propri dipendenti aumenta la competitività e il fatturato sui mercati esteri.

Anche sul fronte della contrattazione integrativa, gli interventi di welfare sono relativamente marginali e riguardano circa il 6% delle imprese, soprattutto di grandi dimensioni (il 58,4% si riferisce ad imprese con più di 250 dipendenti). Per quanto riguarda le aziende che fanno contrattazione di secondo livello, il salario accessorio fa la parte del leone per il 75%; il 5,8% va ad interventi per gli asili nido e altri interventi di welfare. Anche in questo tipo di contrattazione il Nord è avanti rispetto al Sud.

«Questi dati dimostrano che in Italia si investe ancora troppo poco in quelle politiche per il welfare che generano crescita, sostenendo le famiglie e in particolare le donne, favorendone l’occupazione - afferma Stefano Sacchi, presidente dell’Inapp -. Sebbene ci siano elementi di innovazione, sia dal punto di vista della contrattazione integrativa che nel welfare aziendale, l’Italia si mostra in ritardo sul fronte degli investimenti sociali, indispensabili per un futuro in cui sia possibile conciliare le esigenze familiari con quelle del lavoro».

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