sabato 12 maggio 2018
Secondo un'analisi di Save the children, il 37% delle donne tra i 25 e i 49 anni con almeno un figlio risulta inattiva. Notevoli differenze tra Nord e Sud
In Italia mamme "anziane" con lavori a rischio
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Sempre più grandi (l'Italia è in vetta alla classifica europea per anzianità delle donne al primo parto con una media di 31 anni) e costrette molto spesso a rinunciare alla carriera professionale quando si tratta di dover scegliere tra lavoro e impegni familiari (il 37% delle donne tra i 25 e i 49 anni con almeno un figlio risulta inattiva). Il quadro sconfortante arriva dall'analisi di Save the children Le equilibriste: la maternità in Italia. Il nodo è che per le donne, di fatto, c'è una scarsa o inesistente rete per la prima infanzia e poco sostegno per coloro che decidono di diventare madri. Le mamme italiane hanno poi pochi figli, con un numero medio per donna pari oggi a 1,34, che torna ai livelli del 2004, dopo aver raggiunto il suo massimo di 1,46 figli nel 2009. Ma c'è di più: vengono evidenziati un tasso di disoccupazione delle donne, e in particolare delle madri, tra i più alti in Europa, discriminazioni radicate nel mondo del lavoro, forte squilibrio nei carichi familiari tra madri e padri, poche possibilità di conciliare gli impegni domestici con l'attività lavorativa, a partire dalla scarsissima offerta di servizi educativi per l'infanzia.

Vi sono poi notevoli differenze tra regioni del Nord, sempre più virtuose a parte poche eccezioni, e quelle del Sud, troppo spesso carenti di servizi e di sostegno alla maternità. In linea di massima, però, la ricerca sottolinea un peggioramento generale dell'Italia per quanto riguarda l'accoglienza dei nuovi nati e il sostegno alle loro mamme. Negli anni, la classifica delle regioni non subisce delle variazioni sostanziali, con le Province autonome di Bolzano e Trento rispettivamente al primo e secondo posto seguite da Valle D'Aosta, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia e Piemonte. Bolzano e Trento non solo conservano negli anni il primato, ma registrano miglioramenti. Emblematico, al contrario, il caso dell'Emilia-Romagna che passa da una prima posizione nel 2008 ad una quarta nel 2018. Tra le regioni del Mezzogiorno fanalino di coda della classifica, la Campania risulta peggiore regione 'mother friendly' e perde due posizioni rispetto al 2008, preceduta da Sicilia (20° posto), Calabria (che seppur 19esima guadagna due posizioni rispetto al 2008), Puglia (18°) e Basilicata (17°).

«L'indice sulla condizione delle madri che presentiamo grazie alla collaborazione con Istat non deve essere solo uno strumento di analisi, ma la base di un effettivo impegno da parte delle istituzioni ad ogni livello. È inammissibile che in un Paese come il nostro, dove il numero di nuovi nati è in costante diminuzione, si riservi così poca attenzione, al di là della retorica, alla maternità e che le mamme debbano affrontare in solitudine continui ostacoli legati alla cura dei figli così come alla conciliazione della vita familiare e professionale. Sappiamo che i primi 'mille giorni' dei bambini sono fondamentali per la crescita, eppure proprio in questo periodo così decisivo manca l'assunzione di responsabilità pubblica. Occorre scardinare questo circolo vizioso», commenta Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the children.


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