mercoledì 18 novembre 2020
L'analisi sul comparto da parte dello Studio Temporary Manager
In dieci anni imprese in calo del 13%
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L’industria manifatturiera è una colonna portante del sistema economia italiano. Ma è una colonna che mostra delle crepe. Infatti nel III trimestre 2020 ha registrato 475.405 imprese attive, in calo del -0,8% rispetto al 2019 e del -13% sul 2010 (al Nord Italia è del -14,8%).

Lo mette in luce l'analisi di Studio Temporary Manager, società specializzata nei servizi di temporary management al fianco delle aziende in difficoltà. Lo studio mette in evidenza come gli imprenditori del Belpaese nell’ultimo decennio si siano trovati impreparati a gestire le proprie aziende.

Con limiti già noti: realtà generalmente familiari, spesso con figure manageriali inadeguate, soprattutto a livello direttivo, aziende pertanto poco competitive, con una visione all’internazionalizzazione non meglio pianificata, se non assente e, come se non bastasse, con ridotta propensione agli investimenti in innovazione. A ciò va aggiunto il mancato ricambio generazionale (a cui andrà incontro il 50% delle aziende entro il 2025), dove gli imprenditori, nonostante l’età, sono sempre più restii a pianificare il passaggio del testimone. Una situazione di crisi su cui la pandemia da Covid-19 potrebbe ulteriormente impattare.

Così, in base allo studio, tra i settori legati al manifatturiero, dal 2010 a oggi, gli unici con segno positivo sono quelli legati alla “Riparazione, manutenzione ed installazione di macchine ed apparecchiature” (+53% di imprese attive), all’industria delle “Bevande” (+13,4%). Crolla l’industria del tabacco (-52,2%) e della fabbricazione di prodotti in legno, sughero, paglia e materiali da intreccio (-28,8%). A livello regionale, a soffrire maggiormente sono state la Puglia (-16,6%), il Piemonte (-16,5%), la Lombardia (-15,4%), la Valle d’Aosta (-15%), il Friuli-Venezia Giulia (-14,8%), la Sardegna (-14,7%) e il Veneto (-14,5%). I cali maggiori nel decenni hanno colpito le province di Trieste (-23%), Biella (-21,6%), Varese (-20,7%), Verbano-Cusio-Ossola (-20,1%), Bari (-20%) e Belluno (-19,8%), mentre l’unica in controtendenza è Ragusa (+3,5%).

Il Covid-19 ha generato una crisi globale, che può ‘mordere’ più a fondo e pericolosamente e questo dipende anche da quanto impreparati si è arrivati alla stessa, se l’azienda porta dietro di sé problemi atavici irrisolti o una finanza gestita poco oculatamente – sottolinea Gian Andrea Oberegelsbacher, A.d. dello Studio Temporary Manager –. La crisi può essere una fonte di stimolo per riguardare alla propria realtà con occhi esterni e non coinvolti affettivamente, per risolvere non solo la gestione della crisi attuale, ma i problemi perduranti.

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