mercoledì 11 ottobre 2017
Dopo l’adesione in massa allo sciopero di lunedì, ieri a Taranto è stato il giorno del consiglio di fabbrica a sigle sindacali unite. Il patron di ArcelorMittal: vogliamo restare a lungo.
Ilva, sindacati compatti Mittal pronta a trattare
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Felicità a momenti e futuro incerto. «È un mondo difficile» per gli operai dell’Ilva di Taranto. Dei 4mila esuberi previsti in tutta Italia, oltre 3300, secondo il piano di AmInvestCo, la cordata che ha acquisito il colosso dell’acciaio, sarebbero nel capoluogo ionico, il più grande stabilimento siderurgico d’Europa.

Dopo l’adesione in massa allo sciopero di lunedì, ieri in città è stato il giorno del consiglio di fabbrica a sigle sindacali unite. «La consapevolezza dei lavoratori, del sindacato e della comunità tarantina si è fortificata – si legge nella nota congiunta dei sindacati – ArcelorMittal ed il governo abbiano ben chiaro che non si permetteranno ulteriori rinvii in termini di garanzie ambientali, occupazionali e di diritto di futuro ». Cgil, Cisl, Uil ed Usb, spiegano che «partirà da subito una corrispondenza indirizzata agli enti locali, al fine di costruire un fronte comune con Regione, Provincia, Comune di Taranto e delle provincie ioniche» e ribadiscono «la necessità che la trattativa parta non solo dalla correzione della parte retributiva e della continuità dei contratti, seppur elemento fondamentale perché non riteniamo possibile cancellare anni di storia e battaglie sindacali con un colpo di spugna, ma è imprescindibile ricevere garanzie sull’aspetto occupazionale e degli investimenti, nelle opere di risanamento ambientale e di rilancio del sito produttivo » denunciando come «i ritardi nelle manutenzioni, i tagli, lo stato degli impianti ed i continui rinvii sull’applicazione dell’Autorizzazione Integrata Ambientale» abbiano «peggiorato le condizioni di sicurezza degli impianti».

Intanto, dopo il primo incontro al Mise per avviare la trattativa con la proprietà, che il governo ha fatto saltare ritenendo 'irricevibili' le misure lacrime e sangue in tema di occupazione paventate dalla cordata, arrivano le parole di rassicurazione affidate al Ceo Europa Aditya Mittal, durante un meeting internazionale a Cernobbio. «Vogliamo trovare una soluzione insieme a governo, istituzioni locali e sindacati per un futuro sostenibile di Ilva. Speriamo fortemente di poter proseguire con le discussioni e trovare un punto d’accordo. L’industria dell’acciaio è strategica ed è molto importante per una comunità, perché ha un impatto sull’ambiente e sull’occupazione molto rilevante e noi prendiamo questa responsabilità molto seriamente. Il nostro lavoro come nuovi investitori è gestire un business in maniera adeguata e giusta, assicurare che ci occupiamo di tutti gli stakeholder e di tutto, a partire dall’ambiente».

Parla di «tagli notevoli, quasi una ristrutturazione » Antonio Gozzi, presidente di Federacciai, che considera però «un costo necessario » gli esuberi e sui sindacati afferma «che si esprimono in termini di numeri e non di merito». Antonio Talò, segretario Uil di Taranto, considera quella dei nuovi investitori una «procedura ingiusta, iniqua e penalizzante per tutti. Dobbiamo proseguire nella nostra battaglia fin quando il governo non prenderà consapevolezza che a Taranto bisogna solo dare, senza chiedere più niente». Posizione condivisa dal sindaco del capoluogo ionico, Rinaldo Melucci. «Si ha diritto di esigere dal governo, dai commissari e dalla newco, comportamenti che vadano in tutt’altra direzione, come peraltro sembra a tratti avvenire a Genova. Taranto, se ascoltata, può essere un’opportunità per il Paese». «I lavoratori – ha chiosato in una nota Marco Bentivogli, segretario generale della Fim Cisl – hanno ben compreso che le basi su cui si articola il piano industriale vanno radicalmente modificate. Continuiamo a ribadire che è possibile modificare il piano affinché si rilanci la produzione dell’acciaio, si salvaguardi l’ambiente e si escludano licenziamenti ».

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