venerdì 6 maggio 2016
COMMENTA E CONDIVIDI
Nel film record d’incassi Quo vado? la maestra chiede al bimbo Checco Zalone: «Che cosa vorresti fare da grande?». Risposta secca del piccolo attore: «Il posto fisso». La battuta – certamente divertente – nasce dal fatto che da decenni la massima aspirazione degli italiani è strappare un contratto a tempo indeterminato. In realtà, però, sembra che il mito dell’impiego sicuro stia cominciando a scalfirsi. Sarà la consapevolezza che ottenere una stabilità occupazionale è sempre più difficile o sarà il desiderio di non sentirsi vincolati per un’intera carriera allo stesso lavoro, comunque le priorità stanno cambiando. Il mutamento in corso viene confermato dalla ricerca commissionata a Community Media Research da Adecco. La multinazionale svizzera – che con 160mila rapporti attivi a fine 2015 è diventato il primo datore di lavoro in Italia – comunica tra l’altro di aver effettuato lo scorso anno 5mila assunzioni a tempo indeterminato. Tornando all’indagine, invece, emerge un’attenzione crescente alla formazione a discapito delle sicurezze contrattuali. Oltre la metà degli intervistati dice che nella scelta di un lavoro, più del “posto fisso”, contano «le prospettive di crescita professionale» (56,9%). E anche se il 75% del campione ammette che l’impiego stabile «consente di fare progetti e guardare con maggiore serenità al futuro », il 56,8% si trova d’accordo nel pensare che il contratto a tempo indeterminato «non sia più una garanzia». Molto concreti e meno sognatori, dunque, i lavoratori moderni tengono sempre più in considerazione anche il parametro del “tempo libero” per raggiungere un sano equilibrio tra la vita lavorativa e quella privata. «Lo studio dimostra come il mito del posto fisso stia pian piano tramontando – commenta Andrea Malacrida, Ad di Adecco –, per lasciar spazio a un cambiamento culturale che privilegia il merito e la crescita delle competenze». Luca Mazza © RIPRODUZIONE RISERVATA
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: