mercoledì 9 settembre 2020
Non più "colf" e "badanti". Aumento base di 12 euro al mese. I vantaggi per il datore di lavoro, i nuovi livelli. E nasce la figura dell'assistente educatore per i disabili psichici
Nuovo contratto per gli assistenti familiari

Nuovo contratto per gli assistenti familiari - Fotogramma

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Si chiameranno assistenti familiari e saranno inquadrati in livelli diversi a seconda delle loro competenze e mansioni. Con il rinnovo del contratto, scaduto nel 2016, arrivano una serie di novità, a partire dal “pensionamento” dei vecchi termini come baby sitter, colf e badante, che puntano a mettere ordine in un settore caratterizzato da un alto livello di sommerso e incertezza.

I sindacati del lavoro domestico (Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs, Federcolf) e le associazioni datoriali Fidaldo (che riunisce Nuova Collaborazione, Assindatcolf, Adld e Adlc) e Domina hanno raggiunto ieri l’accordo che riguarda 860mila lavoratori regolari del comparto. Un altro milione e 200mila, secondo le stime più recenti fatte prima della pandemia, sarebbero invece impiegati in nero dalle famiglie italiane.

Buone notizie per i datori di lavoro per i quali arrivano una serie di vantaggi economici: ad esempio sarà più conveniente assumere una badante sostituta o aggiuntiva nel caso di un anziano che necessita assistenza continuativa giorno e notte e si potrà accedere ad un fondo di assicurazione infortuni bilaterale.

Il nuovo contratto sarà operativo da ottobre e prevede un aumento “base” di 12 euro al mese (che porta il minimo contrattuale per una persona convivente a 880 euro al mese), ma introduce anche un super bonus per le baby sitter che si prendono cura di un bambino al di sotto dei sei anni e per le badanti che devono assistere due anziani (in entrambi i casi compreso tra i 100 e i 116 euro).

La novità più significativa riguarda le baby sitter che avranno un unico livello di inquadramento contro i tre presenti nel vecchio contratto. Una scelta fatta per rendere più accessibile l’assunzione da parte delle famiglie giovani. È stata inoltre introdotta una nuova figura professionale, quella dell’assistente educatore formato: un aiuto in più per chi ha familiari affetti da disabilità psichica oppure da disturbi dell’apprendimento o relazionali.

Il nuovo contratto definisce l’inquadramento degli assistenti familiari in quattro livelli, a ciascuno dei quali corrispondono due parametri retributivi, in base alle conoscenze e competenze possedute in riferimento alla mansione richiesta. Particolare importanza viene data al contesto di lavoro, operando una distinzione tra lavoratori che coadiuvano le famiglie nel ménage quotidiano e lavoratori che si prendono cura di un altro essere umano. L’orario di lavoro per le assistenti familiari non conviventi rimane di 40 ore alla settimana, per le conviventi di 54 ore. Per tutti è previsto un periodo di prova di 30 giorni oltre a ferie, giornate libere e permessi. Riflettori accesi sulla formazione delle assistenti: nel contratto sono state aggiunte altre 24 ore di permesso aggiuntive rispetto alle 40 già previste.

Soddisfatti i sindacati confederali. «Il rinnovo contrattuale rappresenta un cambio di paradigma nel riconoscimento del lavoro di cura e assistenza prestato dagli assistenti familiari», ha detto Davide Guarini, segretario generale Fisascat Cisl. Lavoratori che si sono rivelati indispensabili nell’emergenza coronavirus, spesso senza le adeguate tutele. La sanatoria introdotta dal governo Conte per il settore di cura e quello agricolo però ha prodotto dei risultati. «Nel settore agricolo in realtà non si è mosso nulla ma per le badanti ci sono state circa 180mila regolarizzazioni», ha spiegato Andrea Zini, vicepresidente di Assindatcolf auspicando una riforma complessiva che porti alla detassazione totale dei contributi per le assistenti familiari sul modello francese. Stessa richiesta è arrivata anche da Lorenzo Gasparrini, segretario generale di Domina. «Con l’invecchiamento della popolazione e l’emergenza sanitaria si rende necessaria una politica fiscale per sostenere le famiglie e incrementare l’emersione dal nero» ha ribadito. Il lavoro di cura resta un lavoro quasi totalmente al femminile, il 90% degli assistenti familiari è donna, e per il 70% è svolto da immigrati, anche se il numero degli italiani è in aumento.

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