lunedì 3 febbraio 2014
Aiuta l’azienda nella gestione del rischio e i lavoratori giovani e meno giovani a inserirsi. Ecco i risultati della prima ricerca mondiale svolta in 17 Paesi.
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A fronte della forte crescita del lavoro temporaneo che si registra ovunque e che sta coinvolgendo sempre più tutti i settori dell’economia inclusi quelli a più alta qualificazione, Page Personnel, agenzia specializzata in recruitment, somministrazione ed inserimento di impiegati e giovani professionisti qualificati, ha realizzato una ricerca sul lavoro temporaneo che ha coinvolto 17 Paesi nel mondo, compresi quelli che rappresentano i principali mercati del lavoro temporaneo, come Usa, Regno Unito, Francia, e altri di più breve inserimento, ma in forte crescita, come Italia e Paesi dell’Europa Meridionale.Se nei paesi con una più lunga tradizione di utilizzo di lavoro temporaneo, c’è una percezione più chiara delle opportunità e dei vantaggi offerti da questa tipologia di lavoro, nei paesi di più recente inserimento, come l’Italia, la percezione risente di questo ritardo, infatti solo il 36,7% dei lavoratori lo valuta positivamente.Una percezione contraddetta dalle reali opportunità offerte dal lavoro temporaneo. Dallo studio infatti emerge che al 19,8 % degli italiani (1 su 5) è stato offerto un contratto a tempo indeterminato dal datore di lavoro al termine dell’incarico temporaneo, un risultato solo leggermente inferiore alla media globale (23,1%). Inoltre, il 93,1 % degli italiani dichiara di essersi sentito integrato all’interno dell’azienda nella maggior parte degli incarichi temporanei assolti, un dato persino superiore alla media globale che si assesta a 83,6%.“In Italia il lavoro temporaneo piace ancora poco, e non solo per il resistente “mito” del posto fisso bensì per una scarsa informazione “tecnica” sul contratto e le sue garanzie e per un uso ancora poco evoluto del lavoro temporaneo da parte di alcune aziende”, afferma Francesca Contardi, ad di Page Personnel Italia.Infatti, se da una parte la maggioranza dei datori di lavoro intervistati in Italia pensa alla somministrazione di lavoro temporaneo come risposta a necessità a breve termine, in linea con i risultati globali, dall’altra, tra le motivazioni principali per utilizzare il lavoro temporaneo, 2 datori di lavoro italiani su 3 indicano anche la possibilità di identificare candidati per posizioni a lungo termine (69,9%). Un segno evidente che il lavoro temporaneo è sempre più uno strumento, non solo quantitativo, ma anche qualitativo di gestione delle risorse umane. Non stupisce quindi che esso sia valutato positivamente da 4 datori di lavoro su 5 (79,3%), perfettamente in linea con la media globale (80,4%). Valutazione positiva che si rispecchia anche in relazione all’immagine aziendale. Quest’ultima, secondo 2 datori di lavoro italiani su 3 (65,9%) non riceve alcun impatto negativo dall’utilizzo di lavoro temporaneo. Lo sviluppo e la crescita del lavoro temporaneo portano con sé un sempre più strategico ruolo delle agenzie che lo somministrano. Secondo lo studio, le aziende le considerano un partner fondamentale e gli attribuiscono alcune funzioni positive condivise da tutti i paesi oggetto di studio, in particolare, la capacità: di aiutare l’azienda nella gestione del rischio a breve termine (74,8%); di aiutare chi è in cerca di lavoro a integrarsi e a rimanere in contatto col mondo del lavoro (73,2%); di sostenere i neolaureati nell’inserimento nel mondo professionale (55%). Ed ancora, le agenzie sono il punto di contatto preferito dalle aziende nella ricerca di personale temporaneo (55%) e nella ricerca di candidati esperti (52,7%).Una percezione di “utilità” condivisa anche dai lavoratori, che valutano le agenzie di lavoro temporaneo importanti punti di riferimento per chi ha perso il lavoro e ne cerca un altro (54,7%) e per i neolaureati (42%) come approccio al mondo del lavoro.Una cultura, quindi, che sta maturando, ma che non può non scontrarsi in Italia con alcune condizioni dei lavoratori, come la difficoltà di accesso al credito e ai mutui. Non a caso, nel citare le maggiori sfide affrontate durante gli incarichi temporanei, il 31,6% dei lavoratori italiani ha fatto riferimento alla difficoltà di ottenere mutui, un dato significativamente superiore alla media globale (solo 11,1%). Una differenza che risente dello storico “attaccamento” tutto italiano alla “casa di proprietà”.                           Nonostante queste peculiarità nazionali, la crescita del lavoro temporaneo sembra  inarrestabile e ci sono segnali incoraggianti su un probabile cambiamento di mentalità nei Paesi di più recente inserimento, come l’Italia. Già adesso, ogni mese, il lavoro temporaneo coinvolge in media 250mila lavoratori italiani (full time equivalent) che durante l’incarico godono per legge degli stessi diritti e doveri del lavoratore assunto direttamente dall’azienda. Il lavoro temporaneo implica un contratto di somministrazione tra tre parti: il somministratore (Agenzia), il lavoratore e l’utilizzatore, cioè l’azienda pubblica o privata che necessita di tale figura professionale. Al lavoratore spetta una retribuzione non inferiore a quella dei lavoratori dipendenti del soggetto utilizzatore. Sia l’Agenzia somministratrice che l’utilizzatore, sono tenuti inoltre a pagare tutti i trattamenti retributivi e i contributi previdenziali previsti dalla legge e dal CCNL di riferimento.Per maggiori informazioni sulla ricerca: http://www.pagepersonnel.it/productsApp/ppit/GlobalTempSurvey2014/index-it-it.htm
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