martedì 24 gennaio 2017
Perché l'accordo possa entrare definitivamente in vigore, dovrà esser ratificato da tutti e 28 gli stati membri, basta anche un solo no perché possa saltare
Manifestazione a Bruxelles conto il Ceta (Ansa)

Manifestazione a Bruxelles conto il Ceta (Ansa)

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Con un'ampia maggioranza è arrivato questa mattina il primo via libera del Parlamento Europeo al Ceta (Comprehensive Economic Trade Agreement), il grande accordo commerciale con il Canada. Un accordo che ha visto molte proteste, anche se non nella stessa misura di quelle che hanno osteggiato l'ormai moribondo Ttip con gli Usa. A votare a favore è stata la Commissione Commercio Internazionale dell'Europarlamento, con 25 sì, 15 no a un astenuto, il voto in plenaria sarà a febbraio. L'assenso dell'assemblea Ue è indispensabile perché possa entrare in vigore - per ora in forma provvisoria - almeno la parte esclusivamente comunitaria dell'accordo (c'è un'altra parte, che tocca competenze dirette degli Stati membri, che dovrà essere ratificata da tutti e 28).

A votare contro sono stati circa la metà degli iscritti al gruppo dei Socialisti e democratici, i Verdi, la Sinistra unitaria.
Il Ceta è stato definito dal commissario europeo al Commercio Cecilia Malmström il “più moderno e avanzato degli accordi commerciali”. Il Canada ha accettato praticamente tutti i desiderata degli europei, come la tutela di 140 denominazione di origine di prodotti alimentari (come il nostro Prosciutto di Parma o il Parmigiano Reggiano, finora non tutelati in Canada), gli stati membri conservano piena autonomia nel disciplinare salute, sicurezza, ambiente, esclusi dall'accordo saranno inoltre i servizi pubblici, gli audiovisivi, i trasporti pubblici nonché prodotti del latte, pollame e uova. Tra gli altri aspetti, il pieno riconoscimento reciproco della certificazione di una vasta gamma di prodotti (evitando così per le imprese di dover procurarsi due certificati, uno per l'Ue e uno per il Canada), mentre il paese nordamericano apre - altro aspetto prezioso per le imprese europee - le proprie gare d'appalto alle aziende con sede nell'Ue. BusinessEurope, che rappresenta le associazioni degli industriali dei 28 stati membri, si è espressa con forte favore per il Ceta.

Perché l'accordo possa entrare definitivamente in vigore, dovrà esser ratificato da tutti e 28 gli stati membri, basta anche un solo no perché possa saltare. In realtà vuol dire il sì di oltre 40 parlamenti, come si è visto in Belgio - dove sono ben 4 i parlamenti regionali che dovranno ratificarlo: a lungo la Vallonia si era impuntata contro il Ceta rischiando il fallimento. E alcuni stati membri, sotto la pressione delle proprie opinioni pubbliche, restano scettici, anzitutto l'Austria. Sotto accusa è soprattutto il nuovo tribunale internazionale per le dispute tra investitori e stati, che secondo i critici si porrebbe di fatto sopra le potestà legislative degli Stati. In realtà la Commissione ha trasformato i tradizionali Isds (i panel che già regolano simile dispute in centinaia di accordi commerciali già in vigore) in una vera e propria corte, con diritto di appello e nomine trasparenti di giudici professionisti. “Conservatori, liberali e metà dei socialisti - ha tuonato Yannick Jadot, vicepresidente della Commissione Commercio e portavoce dei Verdi per il Ceta - ha convalidato un progetto scandaloso di trasferimento della nostra sovranità democratica e giuridica verso poche multinazionali”. Con i Verdi, un po' a sorpresa, si era schierati anche i socialisti francesi poco prima del voto. Positivi, naturalmente, sono invece i commenti dei Popolari. “Il Ceta - ha detto il tedesco Daniel Caspary, portavoce del Ppe per il commercio estero - porta più commercio, più crescita, nuovi posti di lavoro e salari più elevati”.

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