venerdì 20 maggio 2016
È l’istantanea principale per i 30mila studenti italiani 17-19enni intervistati dall’Osservatorio Generazione Proteo della Link Campus University, presentata oggi a Roma davanti a 400 ragazze e ragazzi provenienti da tutta Italia.
Il futuro del lavoro fa paura a tre giovani su quattro
COMMENTA E CONDIVIDI
Un divorzio dalla società, dalle istituzioni e soprattutto dalla politica del Paese, verso cui si sentono creditori. È l’istantanea principale del selfie generazionale per i 30mila studenti italiani 17-19enni intervistati dall’Osservatorio Generazione Proteo della Link Campus University, presentato oggi a Roma davanti a 400 studenti provenienti da tutta Italia. Dai risultati del rapporto emerge una rottura del patto fiduciario tra giovani e istituzioni: una sfiducia verso la Res publica, interlocutore latitante che alimenta le principali paure di una gioventù altrimenti coraggiosa, determinata e senza particolari pregiudizi nei confronti del diverso. In tre casi su quattro la futura realizzazione professionale fa infatti paura, molto più di terrorismo, malattia, solitudine e morte che assieme sommano solo il 16,4%. Preoccupazioni che, per sillogismo, derivano da una società bocciata in tutte le sue istituzioni, con un ‘voto’ medio complessivo, dato dai giovani, che si ferma a 5,1 contro il 7 dello scorso anno (in scala da 1 a 10). I partiti politici (voto: 3,3), il Parlamento (3,4) e il presidente del Consiglio (3,7, lo scorso anno aveva 5,9) sono per i 30mila intervistati i principali responsabili del disastroso rapporto dei giovani con il Paese; ma non si salva nessuno (la Chiesa a 4,9) a parte Papa Francesco, l’unico fuori dal coro e sopra la sufficienza (7). E non è un caso se chi vorrebbe prendere una strada imprenditoriale (22,1%) la costruirebbe all’estero (56,8%) dopo un percorso universitario (60%).Al banco degli imputati anche la scuola, set principale (50,3% dei casi) di episodi di bullismo e cyberbullismo: il 44,8% dei ragazzi ha ricevuto messaggi o ha letto informazioni false sul proprio conto, il 40,7% ha ricevuto foto o video offensivi. Il 30,2% ha inoltre ricevuto offese anonime su Ask.fm. Una piaga da risolvere in primis attraverso l'educazione in famiglia (33,2%) ma anche attraverso le nuove proposte di legge che prevedono, tra l’altro, la penalizzazione del reato (78,3%) e la reclusione in carcere (75,2%).Sul fronte dei modelli culturali, i giovani italiani di quarta e quinta superiore credono nella famiglia: tradizionale, di fatto o a geometrie variabili, sono il 71,8% quelli che si immaginano tra 20 anni in coppia e con figli, e sono solo il 6,7% quelli che visualizzano un futuro senza prole. Posti di fronte al fenomeno dell’immigrazione, accettano la sfida dell’integrazione culturale come fonte di arricchimento (29%) e processo inevitabile (21,6), senza distogliere lo sguardo dalle problematiche che questa comporta in termini di ospitalità, crescita economica e identità nazionale. Per il direttore dell’Osservatorio Generazione Proteo e docente della Link Campus University, Nicola Ferrigni: “Il 4° Rapporto di ricerca restituisce l’immagine di una generazione di talentuosi acrobati costretti a esibirsi sul palcoscenico rappresentato da una società feroce che ha smarrito il senso più autentico del concetto di ‘pubblico’, e che si affidano alla loro creatività per costruire il mondo che vorrebbero. Secondo i giovani intervistati – ha concluso il sociologo – la follia che contraddistingue la nostra società investe la sfera della rappresentanza e dell'etica pubblica, cui occorre contrapporre una giusta dose di coraggio, che i giovani di oggi posseggono in misura decisamente maggiore rispetto alle precedenti generazioni”. #Proteobrains2016 (osservatorioproteo.unilink.it) è stato presentato presso il Casale San Pio V, nuova sede dell’Ateneo e prossimo campus internazionale nel cuore di Roma.Vergogna, sfiducia, disprezzo, preoccupazione e rabbia. Sono queste le prime reazioni che i giovani studenti italiani provano nei confronti della classe politica del Paese, cittadini distanti di una “povera patria” in crisi di astinenza da onestà, carisma e concretezza. È una critica davvero severa quella che i 17-19enni italiani fanno alla politica, “House of Cards” senza il beneficio della finzione che non possono non associare a corruzione (20,6%), potere (14,7%) e manipolazione (12,6%). Pur dichiarando di interessarsi poco (49,8%) o nulla (18%) all’argomento, vorrebbero una classe dirigente prima di tutto onesta (35,7%) e vicina alle esigenze dei cittadini (23,4%) e, solo in seconda battuta, tecnicamente competente (10,1%). Chiamati ad esprimere un voto di fiducia, i giovani danno la sufficienza solo a Papa Francesco, che porta a casa un 7 senza riuscire tuttavia a salvare la Chiesa, ferma al 4,9; in calo anche tutte le altre istituzioni, che passano dalla media del 7 del 2015 al 5,1 (scala da 1 a 10). Chiudono la classifica con un 3,3 i partiti politici, in caduta libera da un già preoccupante 4,8 dell’anno scorso, a cui fanno eco il Parlamento italiano (3,4) e il presidente del Consiglio (3,7). Sfiorano la sufficienza la scuola (5,9) e le forze dell’ordine, con Carabinieri e Guardia di Finanza al 5,9 e Polizia a 5,6. Pesa l’accusa alla performance politica italiana anche sul versante europeo, dove oltre l’80% dei ragazzi ritiene che il peso politico del tricolore sia poco o nullo. 7 ragazzi su 10 ritengono che solo i Paesi più forti riescano a trarre vantaggio dall’Unione Europea e che la politica economica comunitaria non abbia migliorato lo standard di vita degli italiani. Ciò nonostante i ragazzi si sentono cittadini europei (61,7%), ossia costruttori di una cultura condivisa (35,7%).Frequentata dalla metà dei giovani italiani, la Chiesa perde la sua importanza come luogo di socializzazione ed incontro, mentre rimane alta la percentuale degli studenti che ritiene importante continuare ad insegnare la religione cattolica nelle scuole (54,5%). Tra i temi su cui i ragazzi ‘Generazione Proteo’ chiedono maggiore apertura primeggiano i rapporti sessuali prematrimoniali (19,1%), seguiti da aborto (11,2%) e matrimonio tra omosessuali (11,1%). Autorealizzazione (29,3%), disoccupazione (24%), retribuzione insufficiente (15,6%) e un impiego non coerente con il percorso di studi (7,5%): riguardano il lavoro le più grandi paure dei 17-19enni d’Italia, preoccupati per il futuro economico più che per la malattia (6,1%), la solitudine (3,8%), la morte (3,7%) e il terrorismo (2,8%). Orientati verso la libera professione (34%) e l’imprenditoria (22,1%), gli studenti di oggi, in sintonia con i propri genitori, decretano il tramonto definitivo del mito del posto fisso dipendente, e chiedono all’università di farsi da tramite verso un mondo del lavoro che trova oltre i confini italiani il terreno più fertile per l’intraprendenza. Il 56,8% dei ragazzi realizzerebbe infatti la propria attività imprenditoriale all’estero, anche se solo il 7,7% mette in cantiere un’esperienza di studio o lavoro fuori dall’Italia subito dopo il diploma. Poco informati su temi di attualità e bioetica, da “La Buona Scuola” (i cui provvedimenti sono ignorati da 1 studente su 4) alle staminali e all’eutanasia (sconosciute da rispettivamente l’8,5% e il 10%), questa generazione di acrobati in equilibrio tra forze opposte e diverse è a favore del trapianto di organi (87,3%) e contemporaneamente sostiene l’ergastolo (79,6%) e nel 38,6% dei casi, la pena di morte. Ritenuti i più attendibili da oltre un terzo degli studenti intervistati dalla Link Campus University, sono i telegiornali a vincere la sfida dell’informazione, che vede la carta stampata posizionarsi al secondo posto (18,7%) e battere nettamente le testate giornalistiche online (affidabili solo per il 6,3%). Chiudono la classifica i social network che, forse a sorpresa, non vengono utilizzati dagli studenti neanche quando si tratta di parlare di futuro, problematiche e relazioni sentimentali. Altra sorpresa arriva da Facebook, meno utilizzato dello scorso anno per il 43,5%. A fare da confidenti dei ragazzi sono principalmente gli amici e le mamme, che lasciano il posto ai fidanzati quando si tocca la sfera affettiva e sessuale. È interessante la scelta del riserbo, prerogativa soprattutto maschile, che raggiunge quota 18,3% nella condivisione delle paure e il 16,1% nell’ambito della sessualità. Per le ragazze è invece la mamma il proprio specchio di confronto e confidenza, in molti casi in maniera doppia rispetto ai ragazzi. Vivono in un silenzio rumoroso gli insegnanti, interpellati in quasi ogni circostanza da meno del 2% degli studenti. Il fenomeno del bullismo si verifica nella metà dei casi a scuola (50,3%), anche se solo raramente gli episodi vengono denunciati agli insegnanti (7,9% dei casi) o ai compagni di scuola (11,2%). Sono i genitori (22,2%) e gli amici fuori dagli istituti scolastici (21,3%) i primi confidenti, ma in quasi un caso su cinque è il silenzio a prevalere. La tendenza a minimizzare l’accaduto accomuna vittime (25,1%) e genitori (20,1%), ma il coinvolgimento delle famiglie nell’educazione al rispetto viene identificata da un terzo dei giovani come la prima forma di contrasto al fenomeno. Si rileva un sostanziale appoggio dei ragazzi alla linea dura delineata dalle proposte di legge che riguardano l’introduzione del reato penale per episodi di bullismo e cyberbullismo (78,3% a favore), la reclusione in carcere da 6 mesi a 4 anni per chi causa nella vittima il timore per la propria incolumità (75,2% a favore), l’obbligo per il bullo di riparare i danni arrecati alla struttura scolastica a causa del suo comportamento violento (87,1%) e l’obbligo per il dirigente scolastico di denunciare all’autorità giudiziaria i casi più gravi di bullismo (87,4%). Sorprendentemente, prima ancora dell’orientamento sessuale o religioso, della nazionalità o delle condizioni economiche, è l’aspetto fisico la principale causa di aggressione in casi di bullismo e cyberbullismo: quasi un terzo dei 17-19enni dichiara di essere stato vittima di insulti e violenze a causa del proprio aspetto.È l’isolamento la prima risposta dei giovani italiani alla minaccia del terrorismo, che vorrebbero combattere soprattutto con un rafforzamento dei controlli sul confine (29,7%), l’espulsione degli immigrati irregolari (16,7) e la chiusura delle frontiere (14,1%). Per oltre 7 giovani studenti italiani su 10 esiste infatti in Italia un pericolo di attacchi terroristici da parte dell’Isis, contro cui il soft power non è un’opzione praticabile. Le politiche a sostegno dell’integrazione culturale e di un dialogo costruttivo con lo Stato Islamico raccolgono pochi consensi (rispettivamente solo il 7,8% e 7%), mentre il 13,4% dei ragazzi si schiera a favore dei bombardamenti nelle zone occupate dai terroristi. La paura di un possibile attacco terroristico si traduce nel 24,7% e 13,6% dei ragazzi che hanno rispettivamente ridotto i viaggi all'estero e rinunciato alla gita scolastica.Rientra nella sfera del quotidiano anche il rapporto con l’immigrato che, tra i banchi di scuola, si spoglia delle differenze per il 38,7% degli studenti e si veste di una storia e cultura da scoprire (41,5%). Solidarietà (23,5), pietà (15,1%) e indifferenza (12,2%) sono i sentimenti più spontanei, anche se reazioni negative tra diffidenza, paura, rabbia, disprezzo e odio prevalgono per il 34,5 dei ragazzi.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: