venerdì 14 marzo 2014
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Saipem, del gruppo Eni, ha ottenuto dal consorzio internazionale South Stream Transport un appalto del valore di 2 miliardi di euro per la costruzione della primo linea del tratto offshore nel Mar Nero del gasdotto che porterà il gas russo nell'Europa sud-orientale. Lo ha comunicato la russa Gazprom. Il contratto è stato firmato dal direttore esecutivo di South Stream Transport Oleg Aksiutin e dal vice presidente di Saipem Stefano Bianchi. Si tratta della prima di quattro pipeline di 931 km. Proprio nei giorni scorsi il consorzio, controllato al 50% da (20% Eni e 15% a testa per la francese Edf e la tedesca Wintershall) aveva annunciato di voler firmare entro marzo alcuni contratti di costruzione del tratto offshore sotto il Mar Nero. Intanto l'Eni ha in ballo il rinnovo dei contratti per le forniture di gas russo. L'amministratore delegato dell'Eni, Paolo Scaroni, punta ad accelerare e a chiudere con Gazprom entro aprile. Lo ha detto al "Sole 24 Ore". Il manager ha spiegato: "Ho visto l'ad di Gazprom Alexey Miller, non sarà una negoziazione facile". Dopo la partita sul gas 2014, ha proseguito, "potremo a rinegoziare nel 2015 perchè a me va bene fare un tagliando tutti gli anni: il mio obiettivo è adattare il gas ai prezzi competitivi sui mercati in cui lo andiamo a vendere, inclusi i costi di trasporto. E se il negoziato non andasse a buon fine a quel punto si andrà in arbitrato". Ci sono poi le trattative con l'algerina Sonatrach "il cui contratto scade a ottobre, e poi dovremo rinegoziare il gas libico ma lì fino a quando non avremo un interlocutore solido faccio fatica a negoziare". Di certo, ha osservato Scaroni, il negoziato si inquadra nel mezzo dello scontro tra Mosca e il Governo di Kie. A suo giudizio, "non sarà una crisi di breve durata perchè l'Ucraina è un paese lacerato al suo interno e tutto ciò rende complicato arrivare a una soluzione rapida". E ad ogni modo, "se anche si arrivasse a uno stop dei flussi di gas verso l'Europa, non ci sarebbero problemi nel breve termine. Nel tempo, però, se ciò dovesse accompagnarsi a difficoltà su altri fronti, la Libia o l'Algeria, sarebbe difficile fronteggiare una simile situazione". Scaroni ha osservato che "i soldi per pagare il gas agli stessi prezzi dell'Europa il governo ucraino non li ha. O l'Ue interviene con degli aiuti oppure per alcuni anni non saranno in gardo di pagare per quel prezzo". Comunque, il manager ha detto di non aspettarsi sanzioni da parte dell'Ue che impediscano all'Europa di rifornirsi di gas russo. "Se ciò accadesse - ha affermato - il quadro sarebbe complicato visto che Mosca assicura il 35% delle forniture europeee. Nel breve-medio periodo, sarebbe difficile immaginare un'alternativa. Noi possiamo decidere di azzerare la nostra dipendenza dal gas russo ma ciò richiede un programma a lungo termine: shale gas in Europa, importazioni di shale gas dagli Stati Uniti, più nucleare, forse anche più carbone". Per quanto riguarda invece il South Stream, "la posizione dell'Ue di opposizione o meno al progetto sembra non essere stata ancora presa. Se Bruxelles sceglie di abbandonare il South Stream, dobbiamo risolvere rapidamente il problema di diversificare le nostre fonti. Se invece si decide di accelerare, si evita il problema Ucraina ma la dipendenza dalla Russia continuerà". E sempre a proposito di crisi ucraina, Scaroni ha aggiunto: "Mi viene da dire che per fortuna abbiamo chiuso la cessione di Artic Russia prima che succedesse tutto questo. Se avessimo dovuto chiudere ora, faremmo fatica. E lo stesso vale anche per l'accordo appena concluso con Statoil: chi ha gas adesso ha un bene più raro di quello che aveva un mese e mezzo fa".
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