giovedì 28 aprile 2016
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BRUXELLES Non c’è pace per la Grecia, l’accordo per l’erogazione della tranche di prestito da 5 miliardi di euro è a un passo, ma intanto si registra uno stallo. E infatti l’eurogruppo straordinario preannunciato per oggi dal suo presidente Jeroen Dijsselbloem è stato annullato, «abbiamo bisogno di lavorare ancora un po’», ha dichiarato l’olandese, promettendo la riunione «per la prossima settimana o al massimo quella dopo». Il problema era e resta il Fondo Monetario Internazionale. Tanto che ieri il premier greco Alexis Tsipras ha alzato il telefono per chiamare il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, chiedendo un vertice straordinario a livello di capi di Stato e di governo, esprimendo «insoddisfazione sia per l’insistenza sulle misure chieste dalla Fmi che vanno oltre quanto previsto nell’accordo di luglio 2015, sia per l’incapacità di convocare l’Eurogruppo ». Per Tsipras l’Eurosummit a livello di leader avrebbe lo scopo di «riaffermare quanto concordato ed evitare un nuovo ciclo di incertezza per l’Eurozona». Berlino vede come il fumo negli occhi l’idea di portare l’intricato problema greco a livello di leader, e infatti appena diffusasi la notizia si è già fatto sentire il njet del ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble. Ma il no è arrivato anche da Tusk. «Dobbiamo evitare una situazione di rinnovata incertezza», per questo, ha avvertito, piuttosto che un Eurosummit «ci serve una data per un nuovo Eurogruppo tra pochi giorni, non tra settimane». «Mancano ancora pochi passi da fare» ha cercato di rassicurare l’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini. Già venerdì scorso ad Amsterdam, europei e Fondo avevano trovato un compromesso per superare quello che fino a quel momento sembrava il dissidio maggiore: secondo gli europei le misure concordate a luglio (del valore di 5,4 miliardi di euro), bastano a raggiungere un avanzo primario del 3,5% del Pil nel 2018, come previsto dal piano. Secondo il Fmi no, si arriverebbe solo a un massimo dell’1,5%. Alla fine, tutti, greci inclusi, avevano concordato un impegno di Atene a preventivare eventuali misure aggiuntive del valore del 2% del pil nel caso si rivelasse che aveva ragione il Fondo. Il ministro delle Finanze Euclide Tsakalotos aveva promesso un meccanismo permanente per tagli di spesa per l’eventualità, ma non una legge votata in Parlamento, spiegando che la Costituzione ellenica vieta leggi per misure future e ipotetiche. Gli europei, Germania inclusa sembrano d’accordo, il Fmi invece vuole a tutti i costi una legge in Parlamento. Il Fondo inoltre non è convinto dei tagli di spesa promessi da Tsakalotos, e chiede altri tagli sulle pensioni (già decurtate 11 volte dal 2010) e l’eliminazione di tutte le esenzioni fiscali. Il Fondo, ha tuonato una portavoce del governo greco, avanza richieste che «minano gli sforzi tanto del governo greco quanto delle istituzioni europee». La portavoce ha però assicurato che, per ora, non ci sono «problemi di liquidità». I problemi, però, arrivano a luglio, quando Atene dovrà rimborsare 3,5 miliardi di euro, tra l’altro alla Bce e allo stesso Fmi. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL PREMIER. Alexis Tsipras
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