venerdì 7 aprile 2017
Nelle 29mila imprese sono occupate 47.274 persone per un fatturato di 4,4 miliardi di euro
Il design parla italiano
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Il design si è dimostrato in questi ultimi anni come una delle più solide strategie anticrisi: le oltre 175mila imprese europee di design, infatti, hanno prodotto nel 2015 una ricchezza di circa 26 miliardi di euro, il 49,4% in più del 2010. Una percentuale che rende il design il quinto settore per crescita a livello europeo e ne testimonia la grande dinamicità. Tra queste imprese, molte parlano italiano, perché il design è il marchio di fabbrica del made in Italy. Per analizzarne successi e potenzialità è nato il rapporto Design Economy realizzato da Fondazione Symbola e presentato oggi al Salone del Mobile di Milano da Domenico Sturabotti ed Ermete Realacci rispettivamente direttore e presidente di Symbola, alla presenza del presidente di FederlegnoArredo Emanuele Orsini.

Come spiega il report, il nostro Paese mantiene un ruolo di leadership nel design. A cominciare dal numero di imprese attive: 29 mila, meno delle 34mila francesi, ma più delle 23mila tedesche, delle 21mila inglesi, delle 5mila spagnole. Con 4,4 miliardi di euro di fatturato del design (poco meno dello 0,3% del Pil nazionale) l’Italia è seconda tra le grandi economie europee dopo la Gran Bretagna (8,8 miliardi), davanti a Germania (3,6), Francia (1,9) e Spagna (1,0). Da podio anche la specializzazione del Paese: l’Italia è seconda, sempre dietro il Regno Unito (0,17%), per incidenza del fatturato del design sul totale dell’economia: 0,15%, quasi il doppio della media dell’Unione europea (0,09%), molto più della Germania (0,06%) e di Francia e Spagna (0,05%). In Europa, quasi un addetto nel design su cinque (17,4%) è italiano; in numeri assoluti si tratta di 47.274 occupati nel settore sui 272.268 dell’UE. Se osserviamo il valore aggiunto per addetto negli anni 2013-14, la sola Spagna (+23,8%, che parte però da livelli molto più bassi dell’Italia) evidenzia performance migliori del nostro Paese (+7,8%), mentre sono negative sia la media dei risultati dell’Unione europea (-1,0%) che il risultato di Regno Unito (-5,2%), Germania (-11,7%) e Francia (-13,7%).

«Il design – spiega il presidente di Symbola, Ermete Realacci - non è legato solo all’estetica, ma anche alla capacità di risolvere problemi complicati, che vale oro nella complessità contemporanea: dall’ideazione di nuovi prodotti all’individuazione di nuovi mercati, fino alla ricerca di nuovi significati. Ieri come oggi il design è l’infrastruttura immateriale del made in Italy, e non è un caso se le imprese di design prosperano lì dove ci sono le pmi che fanno il made in Italy. Come dimostra autorevolmente il Salone del Mobile, che alla sua 56esima edizione si conferma la più importante fiera del settore a livello internazionale contribuendo all’attrattività del nostro Paese nel mondo. Il design oggi assume e veicola nei prodotti anche i dettami dell’economia circolare: efficienza, minore impiego di materia ed energia, riciclabilità. Non a caso il settore italiano del legno-arredo è primo in Europa per efficienza energetica, riduzione delle emissioni e investimenti in ricerca e sviluppo».


«L’Italia ha beneficiato del fortunato incontro tra il mondo artistico e creativo e il mondo manifatturiero-produttivo fortemente radicato nel territorio e fatto di eccellenza e imprenditori votati all’innovazione, che hanno saputo tradurre in realtà concreta ciò che, senza il necessario talento, poteva essere solo un’idea – commenta Emanuele Orsini, presidente Federlegno Arredo –. Il clima culturale ha favorito le contaminazioni internazionali, eventi come il Salone del Mobile di Milano promuovono e lanciano idee e prodotti unici nel loro genere, offrono opportunità ai giovani talenti. A parte qualche piccola battuta d’arresto il settore è in crescita, ora occorre fare sistema e favorire una strategia a livello nazionale che consenta alle nostre aziende di competere sempre più nei mercati europei e internazionali».


Design e sostenibilità fanno del legno-arredo uno dei pilastri del made in Italy. Un successo che si legge nei numeri forniti da recenti elaborazioni della Fondazione Symbola e della Fondazione Edison: con nove miliardi di dollari di surplus nel 2015 l’industria italiana del Legno Arredo è seconda al mondo per saldo commerciale, preceduta solamente dalla Cina. Nonostante il deficit strutturale di materie prime, inoltre, l’industria italiana del legno arredo genera un valore aggiunto di 5,2 miliardi di euro (valore riferito al 2014), di gran lunga superiore a quello di molti Paesi naturalmente ricchi di materie prime legnose (come Francia 2,1 miliardi di euro, Spagna 1,5 miliardi di euro, Svezia 847 milioni di euro).

Il settore, inoltre, è all’avanguardia nella sostenibilità ambientale. A partire dai consumi di energia: le nostre aziende utilizzano 30 tonnellate equivalenti di petrolio (tep) per ogni milione di euro prodotto, contro una media Ue di 68 (il Regno Unito ne consuma 39, la Francia 56, la Germania 63 e la Spagna 101). E dalle emissioni: con 39 tonnellate di CO2 equivalente per milione di euro, contro le 50 dei tedeschi, le 52 dei francesi, le 93 dei britannici e le 124 degli spagnoli. Risultati per i quali vanno ringraziati soprattutto gli investimenti delle imprese in ricerca e sviluppo: ben 67 milioni di euro nel 2014. Più di quanti ne abbiano fatti nel medesimo anno Regno Unito e Germania, rispettivamente a quota 48,4 e 39 milioni, oppure Spagna e Polonia, ferme a 18 e 12,3 milioni.

C’è tutto questo dietro al primato dell’Italia in Europa: per ben 24 prodotti l’industria italiana del legno arredo è nei primi tre posti al mondo, di cui 14 sul gradino più alto del podio, tra i Paesi esportatori per saldo commerciale in ambito Ue a 28. È questa l’Italia che aiuta a ripartire, un Italia che fa l’Italia per sostenere la sfida del futuro.

Le imprese italiane di design si concentrano soprattutto là dove è più alta la produzione, a conferma del ruolo strategico che il design assume nel rapporto tra ideazione e produzione. Sono maggiormente presenti in Lombardia (dove si trova il 24,9% del totale nazionale delle imprese di design), in Emilia Romagna (11,6%), Veneto (11,2%), Piemonte (10,5%) e Toscana (7,2%): le stesse Regioni dove si trova più del 50% degli addetti che lavorano nella nostra manifattura. Considerando, invece, il peso delle imprese di design nel sistema produttivo regionale sono le Marche, a quota 0,56%, ad essere sul gradino più alto del podio. Seguono Lombardia (0,49%), Emilia Romagna (0,48%), Piemonte (0,45%), Veneto e Friuli-Venezia Giulia (entrambe con lo 0,43%). A testimonianza, ancora una volta, del forte legame tra design e produzione del made in Italy. Passando all’incidenza del design nella formazione della ricchezza regionale troviamo ancora una volta in prima posizione la Lombardia, dove le realtà del settore design contribuiscono alla formazione dell’1,2% del valore aggiunto regionale. Seconda posizione per il Veneto (1,15%), terza per il Trentino-Alto Adige (0,80%). Seguono Marche (0,75%), Lazio (0,59%). Analoga la situazione per la graduatoria regionale per l’occupazione dovuta al design rapportata all’occupazione locale: nelle prime posizioni si piazzano Lombardia, Veneto, Marche, Trentino Alto Adige e Lazio.


Le performance del nostro Paese vanno oltre il fatturato e la specializzazione: l’Italia è uno dei leader anche nei brevetti. Il Registered Community Design, lo strumento comunitario di registrazione dei progetti e disegni in ambito industriale, vede il nostro Paese secondo dopo la Germania. Nel complesso, sulle 32 categorie aggregate previste nella classificazione, in 22 casi ci collochiamo tra i primi tre Paesi per numero assoluto di brevetti conseguiti. Siamo sul podio in 4 casi come primi (cibo, articoli di ornamento, strumenti musicali, loghi), in 8 come secondi (tessile, articoli da viaggio, tessili artificiali, arredamento, articoli per la casa, impianti pubblicitari e insegne, impianti sanitari, di distribuzione, riscaldamento e condizionamento, apparecchi di illuminazione) e in 10 casi come terzi (articoli per la pulizia, pacchetti e contenitori, orologeria, mezzi di trasporto, macchinari, strumenti fotografici, cinematografici e ottici, stampa e macchine per ufficio, articoli per la caccia e la pesca, costruzione ed elementi per le costruzioni, macchine per la preparazione di cibi).

Un sistema, quello del design italiano, altamente qualificato che ha risposto alla crisi mettendo in campo specializzazione e creatività. Un sistema al servizio del quale sono presenti nel Paesi 89 istituti di formazione specifica: 29 Università, 20 Accademie di Belle Arti, 20 Accademie.


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