sabato 26 ottobre 2019
Il Forum internazionale ad Addis Abeba ha premiato alcuni progetti di imprenditoria sociale
Il contributo delle imprese sociali alla rinascita dell'Etiopia
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Per 18 anni della sua vita Anchilu Alemu ha avuto come unica fonte di sostentamento per lei e la figlia la vendita del suo corpo nella polverosa periferia di Addis Abeba. Da prostituta ad artigiana produttrice di sciarpe il passaggio è stato tutt’altro che semplice ma oggi, a 50 anni, Anchilu può dire di avercela fatta: ha un lavoro dignitoso con il quale è riuscita a mandare al college la figlia. Il cambiamento nella sua vita è arrivato 9 anni fa, quando è venuta a contatto con Ellilta Women at Risk (Ewar), una società etiope che dal 1995 ha l’obiettivo di aiutare le donne ad affrancarsi dalla prostituzione. Sono 55 oggi le ex prostitute che per Ellilta producono sciarpe e saponi, ma anche oggetti di gioielleria ricavati dalla lavorazione dei bossoli metallici. I suoi attivisti visitano quotidianamente i quartieri a luci rosse di Addis Abeba per incoraggiare le prostitute a unirsi ad un programma di sostegno e formazione lungo un anno: a oggi sono un migliaio le donne salvate dalla strada e il 90% di loro non è più tornata a fare la prostituta. Proprio come Anchilu. La storia della Ellilta è quella di altre 55mila altre imprese sociali che operano in Etiopia, il secondo Paese più popoloso in Africa e quello che cresce maggiormente nella regione, anche se un quarto dei suoi 110 milioni di abitanti vive ancora sotto la soglia di povertà. Le riforme economiche avviate dal presidente Abiy Ahmed - al potere da un anno e mezzo e fresco vincitore del Nobel per la Pace - stanno dando sempre più spazio agli investimenti privati in un’economia finora molto centralizzata. Una svolta di cui potrebbe beneficiare anche il settore delle imprese sociali. Parte di questa nuova tendenza è anche il riconoscimento giunto all’Etiopia a livello internazionale.

Addis Abeba ha infatti ospitato per tre giorni questa settimana il 12esimo Forum mondiale dell’impresa sociale. Oltre 1.200 i delegati provenienti da 58 Paesi (in Italia le imprese sociali sono 70mila) chiamati a discutere e presentare politiche e pratiche del terzo settore, per imparare gli uni dagli altri e mettere a punto anche collaborazioni importanti. Kibret Abebe, uno degli imprenditori sociali più conosciuti in Etiopia, è convinto che l’evento contribuisca ad aumentare l’attenzione verso il settore nel suo Paese. Di formazione anestesista, Abebe, primo presidente di Social Enterprise Ethiopia, è stato un apripista: oltre un decennio fa decise di vendere la sua abitazione per creare Tebita Ambulance dopo essersi reso conto di quante vittime di incidenti stradali non riuscivano ad arrivare in tempo in ospedale. Oggi Tebita ha una flotta di 20 ambulanze e organizza corsi di formazione per paramedici. Ma gli esempi in Etiopia sono molti, da Maisha Technologies, che sperimenta l’uso di droni avanzati per la consegna di sangue nelle zone rurali, a HelloSolar, che fornisce energia tramite il fotovoltaico nei distretti più isolati a costi sostenibili. Grande è l’apporto dato al settore da giovani e donne: circa metà delle imprese sociali è guidata da un under 35 e un quarto da donne. Restano molte però le sfide, a partire dalla mancanza di una cornice normativa più chiara e da un accesso più facilitato al capitale agevolato. «In futuro vogliamo crescere ancora per poter offrire un lavoro a tutte le donne che riusciremo a salvare », sottolinea Emnet Seyoum, general manager di Ellilta. Ad Addis Abeba il cambiamento passa anche attraverso la speranza.

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