mercoledì 20 maggio 2020
Dai piccoli risparmiatori fiducia al sistema Italia: oggi terzo e ultimo giorno di retail
Il Btp anti-Covid fa il pieno: raccolti altri 4,7 miliardi
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La fiducia c’è stata. I risparmiatori hanno acquistato a piene mani il Btp Italia legato all’emergenza coronavirus. Quattro miliardi lunedì, altri 4,76 ieri, nel secondo giorno destinato ai piccoli risparmiatori (oggi l’offerta retail chiude). Se la precedente emissione aveva raggiunto 6,7 miliardi, questa volta «si supererà il tetto dei 10», spiega Emanuele Canegrati, senior analyst di BpPrime. Anche se per parlare di successo forse sarebbe giusto alzare l’asticella, prendendo a riferimento il Bpt Italia scaduto ad aprile che di miliardi ne ha raccolti 14. Certo al Tesoro sono consapevoli che l’intero ammontare del debito tricolore da rifinanziare è di 380 miliardi di euro, frutto del vecchio debito (circa 200 miliardi) e del nuovo legato alla pandemia e questa emissione, una sorta di referendum per il mercato al dettaglio, rappresenta un buon segnale, come ha spiegato Davide Iacovoni, capo della direzione del debito pubblico del Mef: aumenterà infatti la quota dei piccoli risparmiatori oggi ferma al 3% del debito (appena 80 miliardi di euro, dati Bankitalia). Ma non risolve i problemi anche perché «questo collocamento è costato molto caro – prosegue Canegrati –: il rendimento offerto è più del doppio del precedente, più l’indicizzazione all’inflazione e super bonus finale: a conti fatti sono meglio le condizioni del Mes che offre un prestito decennale all’interesse marginale dello 0,1%». Di tutto questo sembrano essersene accorti proprio i risparmiatori che, in una stagione di tassi bassi o sottozero, hanno risposto in modo corposo. «Il rendimento minimo offerto – pari all’1,4% – spiega ad Avvenire Tommaso Mariotti, responsabile obbligazionario di Banor Sim – presenta già un premio sostanzioso rispetto al corrispettivo Btp di pari scadenza e pari, alla chiusura di lunedì, ad uno 0,25% in più annuo. Il bonus fedeltà, inoltre, è stato raddoppiato dallo 0,40% allo 0,80% per gli investitori che detenessero l’obbligazione fino alla scadenza, ovvero un altro 0,16% all’anno in più». Ma ci potrebbero essere anche futuri vantaggi, essendo il Btp Italia legato all’inflazione. Certo, in tutto questo c’è sempre da considerare il rischio default per l’Italia che però, spiega Flavio Carpenzano, senior investment strategist di AllianceBernstein, «rimane estremamente basso fintanto che la Bce continuerà a comprare titoli di Stato italiani co- me parte del suo ampio programma d’acquisto. Fortunatamente lo farà per un lungo periodo, durante il quale si prodigherà in 'tutto ciò che è necessario' a mantenere basso il rendimento medio europeo». Nessun rischio Argentina dunque? «Le politiche monetarie e fiscali andranno di pari passo in tutto il mondo per i prossimi anni – prosegue l’analista –. Per questa ragione riteniamo il debito sovrano italiano attraente e il suo rischio di default basso e nemmeno lontanamente paragonabile con quello di altri Paesi » extra Ue. Molto dipenderà anche dal giudizio che le agenzie di rating daranno al grado di solvibilità italiana, appena due gradini sopra il livello junk, spazzatura. «Grazie alla Bce, l’Italia manterrà il rating investment grade», conclude Carpenzano.

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