mercoledì 1 febbraio 2017
Il ritorno dell'inflazione, le politiche della Fed e le tensioni europee fanno salire i rendimenti. Le tensioni in corso con l'Europa peggiorano le cose.
(Tom Dennis Radetzki via Flickr https://flic.kr/p/d8vJdq)

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La tensione ha il suo prezzo. Il 30 gennaio per vendere 4 miliardi di euro di Btp decennali il ministero dell’Economia ha dovuto offrire un tasso del 2,37%, 60 centesimi in più rispetto all’1,77% dell’asta di dicembre. Quei 60 centesimi di aumento sono 24 milioni di euro in più che il Tesoro dovrà pagare ogni anno, da qui fino al 2027, a chi ha comprato questi Btp. Insomma, è un “rincaro” di 240 milioni di euro complessivi. Solo per la prima asta e solo per quattro miliardi.

Alla direzione del Debito Pubblico del dipartimento del Tesoro sanno che questo 2017 sarà un anno un po’ complicato. «È lecito attendersi che i tassi di interesse, la conformazione della curva dei rendimenti e l’inflazione si evolvano in maniera significativamente difforme dall’andamento che ha caratterizzato l’anno che sta per chiudersi. Inoltre, nel 2017 le esigenze di finanziamento saranno superiori a quelle del 2016» hanno scritto a fine dicembre nell’introduzione alle linee guida annuali della gestione del debito.


Tradotto dal gergo tecnico, il Tesoro sta dicendo che quest’anno emettere debito pubblico sarà più costoso per diversi motivi. Intanto perché da qualche mese le pressioni per il rialzo dei tassi stanno aumentando per tutti, in Europa e negli Stati, sulla scia del ritorno dell’inflazione (spinta dal petrolio) e dell’accelerazione dell’uscita dalle misure di politica monetaria ultragenerosa della Federal Reserve. In questo contesto gli investitori iniziano a non accontentarsi più di guadagnare gli “zero virgola” e chiudere l’anno pagando un rendimento medio ponderato dello 0,55% su 396 miliardi di euro di titoli di Stato messi in circolazione, come il Tesoro è riuscito a fare nel 2016, non sarà proprio possibile.

La seconda difficoltà, tutta italiana, viene dal fatto che è aumentata la necessità di denaro da raccogliere. Nel 2017 vanno in scadenza titoli a medio-lungo termine per un totale di 216 miliardi di euro, 30 miliardi in più rispetto allo scorso anno, a cui si aggiungono 107 miliardi di Bot, i titoli a più breve scadenza. L’operazione probabilmente più complessa sarà il rimborso di 39 miliardi di euro di Btp Italia emessi nel 2013: titoli “pesanti” e che difficilmente possono essere sostituiti ricorrendo al mercato dei risparmiatori. Secondo le stime di Intesa Sanpaolo la raccolta complessiva sarà di 413 miliardi di euro. Al netto dei rimborsi queste operazioni dovrebbero aumentare di circa 50 miliardi di euro il debito pubblico.


In questo scenario l’aumento dei rendimenti e dello spread rispetto ai Bund è particolarmente preoccupante. I prezzi degli scambi sui mercati dei titoli già in circolazione danno l’indicazione per i tassi che il mercato intenderà chiedere al Tesoro alle prossime aste. A metà dicembre il rendimento dei Btp decennali è tornato sopra il 2% per la prima volta da un anno e mezzo e ora si colloca appena sopra il 2,3%, 84 centesimi in più nel confronto con un anno fa.

Non esattamente il contesto ideale per dargli un'altra spinta facendo salire la tensione con Bruxelles.



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