giovedì 4 luglio 2013
​Dal 2015 ci saranno 900mila posti vacanti nell'Information and
Communication Technology, oltre a progettisti, medici e operatori di assistenza domestica
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Se fino a qualche anno fa l'Europa aveva paura dell'idraulico polacco, simbolo di manodopera a basso costo proveniente dai Paesi dell'Est europeo, oggi la stessa Europa è alla ricerca del carpentiere digitale, l'operaio 2.0 che sa utilizzare le nuove tecnologie. È quanto emerge dal rapporto Professioni e lavoro nel 21° secolo, curato dal think tank Glocus e presentato a Roma.In Europa, la domanda di lavoro nel prossimo triennio sarà concentrata soprattutto sull'istruzione e la formazione, radicalmente trasformati dalla rivoluzione digitale degli ultimi anni. Entro il 2015, si prevede che ci saranno circa 900mila posti di lavoro vacanti a causa della scarsità di figure professionali dell'Information andCommunication Technology. Il carpentiere digitale, dunque. Ma non solo. Mancano all'appello: progettisti di sistemi informatici, consulenti di software, analisti e sviluppatori di applicazioni, esperti di usabilità e accessibilità, medici e operatori sanitari specializzati nell'assistenza domestica grazie alla domotica, ingegneri esperti nella tecnologie a basso impatto ambientale, esperti di sicurezza dei sistemi. Una rivoluzione che sta abbracciando anche il comparto manifatturiero italiano, il secondo in Europa per esportazioni dopo la Germania, che soffre la carenze di figure altamente specializzate.Sono soprattutto le nuove professioni create dall'economia digitale e di cui l'Italia è carente. Basta pensare che l'Internet economy italiana contribuisce alla formazione del Pil nella misura di appena il 2%, circa 32 miliardi di euro (studio McKinsey) rispetto alla media europea del 4% con picchi del 7% in paesi comeGermania e Nord Europa. Se raggiungessimo la media europea, è come se avessimo ogni anno 4 finanziarie italiane. "L'unico modo per uscire da una situazione che vede il tasso di disoccupazione giovanile italiano al 40,5% - si legge nel Rapporto - è quello di riallineare l'offerta di lavoro alla domanda del mercato, riformando alla base il sistema dell'istruzione e della formazione. Non basta, dunque, una politica degli incentivi per le assunzioni, ma servono degli interventi volti a preparare i lavoratori a un mercato ormai cambiato".Per questo, Glocus propone, accanto a una prioritaria riforma del diritto del lavoro e all'introduzione della formula contrattuale della 'flexsecurity', anche una profonda riorganizzazione dell'istruzione, a partire già dai cicli della prima infanzia, importando modelli che hanno registrato successi negli altri paesi: dal sistema dei tirocini in Germania alla digitalizzazione della didattica universitaria.
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