sabato 24 settembre 2022
Dalle 'Politiche per la felicità' a 'Vocazione e profitto': i mille giovani di EoF al lavoro in 12 gruppi. Dian Maya: mi piace immaginarmi come un ponte. Diletta: crediamo nell’alleanza tra generi
I Villaggi della nuova economia
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Il sole ormai tiepido del primo giorno d’autunno ha risvegliato presto il giovane popolo di The Economy of Francesco. Le strade ciottolose del centro di Assisi sono popolate di ragazzi e ragazze di 120 diversi Paesi del mondo. Che non sono i 'soliti' pellegrini si capisce dalla sacca di cotone e il pass targati 'Eof'. La città è più affollata del normale eppure non c’è ressa né la confusione claustrofobica tipica dei grandi eventi. Tutt’altro. La festa per gli incontri finalmente fisici dopo tre anni di riunioni virtuali si armonizza con lo spirito contemplativo della patria del Poverello. Sciolti gli abbracci e adempiuto al rito del selfie, tanti camminano in silenzio fra le pietre antiche, ammaliati dalla bellezza. Alle 11, però, tutti entrano nel proprio villaggio: così sono chiamati i dodici gruppi di lavoro sparsi per la città. Arrampicato sulle colline, l’archivio di San Rufino accoglie, fra gli scaffali pieni di mano-scritti, 'Politiche per la felicità'.

«La felicità o eudomonìa, intesa come realizzazione piena dell’essere umano, è il fine della vita, come insegna Aristotele. E proprio qui ho imparato che ogni uomo e donna consapevole del proprio fine ha il potere di cambiare il mondo», afferma Laura Murakama, giapponese, impegnata nell’Ong We the planet. Fra i settanta partecipanti c’è anche Dian Maya Safitri, indonesiana di Giacarta, di fede islamica. «Sono in questo gruppo fin dall’inizio – dice la giovane impiegata nella pubblica amministrazione, con l’abito tradizionale e il velo beige, da cui spuntano gli orecchini rossi, a forma di fiore –. Mi piace immaginarmi come un ponte. I valori di Eof sono comuni all’umanità tutta: il dialogo, la giustizia, il rispetto della dignità, a cominciare a quella delle donne, tema che mi sta molto a cuore». Percorrendo un breve tratto in discesa, la semplice e, al contempo, raffinata Basilica di Santa Chiara ospita, appunto, 'Economia è donna'. All’interno, una cinquantina di ragazze dai quattro angoli del pianeta, dall’Argentina alla Romania. Non mancano, però, anche rappresentanti maschi. «Crediamo nell’alleanza fra i generi', spiega Diletta.

Mario Aguilar, guatemalteco di 35 anni e new entry nel processo, è uno di loro. «Sono stato cresciuto da una mamma single e da due sorelle più grandi. Ho sperimentato, dunque, i vantaggi di una leadership femminile – sottolinea l’imprenditore nel settore delle costruzioni –. Tutti facciamo errori. Ma gli uomini sbagliano con la testa mentre le donne con il cuore e, per questo, dagli errori di queste ultime viene sempre fuori qualcosa di buono». Anche Yik Wai Chee, di Ipoh in Malaysia e di religione buddista, è nuovo nel percorso. L’anno scorso ha iniziato a lavorare nel villaggio dedicato a 'Energia e povertà' i cui esponenti, ieri, si sono ritrovati nel Palazzo del Comune. «L’accesso all’energia è un diritto umano fondamentale. Per questo, stiamo ideando modi affinché sia garantito a tutti», dice il giovane. Imboccando una strada laterale, alla fine di una ripida discesa si giunge al Santuario della Spoliazione dove è in corso il cantiere su 'Vocazione e profitto'. «Che c’entra l’una con l’altro ? – si chiede Luca De Carolis, bocconiano di 23 anni – Non c’è dicotomia tra lavoro e vita. Ciò in cui siamo impegnati ogni giorno non può essere altro rispetto a quanto siamo e ai valori in cui crediamo. Anche i singoli dipendenti sono in qualche modo responsabili del fine che persegue la loro impresa e dei danni prodotti da questa. Che cosa risponderemo quando i nipoti ce ne chiederanno conto?». La pausa pranzo è breve. Dai villaggi limitrofi – 'Lavoro e cura', 'Vita e stili di vita', 'Business e pace' e 'Agricoltura e giustizia' – i giovani si riversano, cestini alla mano, nell’ampia piazza su cui si affaccia il Sacro Convento di San Francesco. Kalou Dieudonne e Solimata Rebecca Toh, coppia 35enne di Abijan, in Costa d’Avorio, ha conosciuto Eof grazie alla Comunità di Sant’Egidio, in cui sono impegnati da anni. Proprio durante questo processo, Solimata ha creato Agribanana, realtà che crea economia dagli scarti, appunto, delle banane. «Quando sono mature, insieme ai frutti, si taglia anche il tronco del banano. Invece di sprecarlo, realizziamo da quest’ultimo carta da imballaggio – racconta la ragazza, mentre mostra un foglio spesso e ruvido ma molto resistente –. Ora diamo lavoro a quattro persone fisse e decine di collaboratori, in gran parte donne». Alessandro Napoli e Francesco Bonomi, entrambi 29enni genovesi, e il bresciano Giovanni Branchetti, 33 anni – tutti e tre esponenti di Sant’Egidio – si affrettano a rientrare nelle sale di competenza: si lavora ancora tutto il pomeriggio prima delle conferenze con i 'grandi', alle 18. «Questo evento ci ricarica – dicono –. Torniamo al nostro impegno con i poveri, con occhi rigenerati».

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